Luigi Nono

Luigi Nono. Sottomarina di Chioggia. Tecnica: Olio su Tela
Sottomarina di Chioggia. Tecnica: Olio su Tela

Quotazioni Luigi Nono

I suoi dipinti hanno valutazione medie tra i 10.000 e i 40.000 euro mentre i bozzetti hanno stime tra i 2.500 e i 5.000 euro. I disegni e gli acquerelli sono quotati tra i 1.000 e i 2.000 euro. Cifre maggiori possono raggiungere i capolavori degli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento più vicini ai modi di Favretto. La firma ha un mercato essenzialmente veneto e in flessione rispetto agli ultimi decenni come gran parte della pittura ottocentesco legata al gusto sentimentale aneddotico dell’epoca. 

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Biografia

Luigi Nono (Fusina, 1850 – Venezia, 1918) si trasferisce presto con la famiglia a Sacile, un paese in provincia di Pordenone. Qui inizia a manifestare una certa bravura nella pratica del disegno.

Per questo motivo nel 1865 il padre decide di iscriverlo all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove diventa allievo di Pompeo Molmenti (1819-1894).
Dopo gli anni accademici, Nono torna a Sacile anche a causa della morte prematura (ha solo otto anni) per annegamento del fratello Igino.

I viaggi formativi

Dal piccolo paese natale si sposta molto di frequente, visitando spesso le campagne di Polcenigo nelle quali trova ispirazione per i suoi quadri. Sono intessuti di un forte sentimento della natura nelle sue più emozionanti e poetiche declinazioni, cifre caratteristiche della sua pittura.
Nel 1876 Luigi Nono si sposta dal Veneto per visitare e soggiornare in diverse città italiane, prima Firenze, poi Roma e Napoli.

Nel 1878 esce fuori dalla penisola per compiere un viaggio prima a Vienna e poi, tappa fondamentale per la sua crescita artistica, a Parigi dove trova pieno interesse nel linguaggio degli esponenti della Scuola di Barbizon. Entra in sintonia con la loro toccante, ma allo stesso tempo veritiera, trattazione del paesaggio.

Il rientro in Italia

Alla morte del padre, avvenuta nel 1879, l’artista torna in Veneto, ma preferisce allontanarsi dalla piccola città natale per trasferirsi a Venezia. Qui si sposa e mantiene sempre il suo carattere riservato e desideroso di stare lontano dai riflettori, ma di fatto inizia ad esporre in diverse Biennali. Pian piano ottiene il successo sperato non solo in Italia, ma anche all’estero.

Luigi Nono partecipa anche all’Esposizione di Berlino del 1888 e a quella di Monaco del 1895. Nel 1899 diventa professore all’Accademia di Venezia che però viene chiusa nel 1917, per cui decide di trasferirsi a Bologna per insegnare nella sua Accademia.
Purtroppo, dopo i primi mesi di permanenza nella città emiliana si ammala, quindi torna a Venezia dove muore nel 1918.

Luigi Nono: gli esordi

Nel 1871 presenta i suoi primi lavori all’interno dell’Accademia per la mostra dei seggi finali degli studenti, purtroppo oggi perduti. La scala d’oro nel Palazzo Ducale e Il coro dei Frari sono opere apprezzate anche dall’intellettuale Camillo Boito che ne scrive con entusiasmo nella “Nuova Antologia”.

Quando torna nel suo paese natale Luigi Nono comincia a mostrare un vivo interesse per il paesaggio veneto nelle sue sfumature più vibranti. Intraprende un percorso pittorico che lo porterà all’interpretazione di una natura da un lato resa nella sua verità, dall’altro nei suoi accenti suggestivi e quasi lirici.

L’intimo naturalismo

Ben presto Luigi Nono comincia a scrollarsi di dosso tutti i residui accademici ereditati dal maestro Molmenti. Si libera in una pittura molto più vicina a quella di Guglielmo Ciardi (1842-1917), ricca di notazioni intime e armoniose.

In Nono però è anche riscontrabile, rispetto a Ciardi, un vivo interesse per le figure umane, inizialmente piccole macchie all’interno di paesaggi (Verso sera e Livenza), poi sempre più pregnanti nei quadri in cui diventa pian piano più profonda l’attenzione agli episodi della vita quotidiana (La convalescenza e Primi passi).

La narrazione della vita quotidiana

È proprio in questo contesto che richiama in parte la semplicità e il tono confidenziale della pittura di genere, che Nono può essere affiancato al veneziano Giacomo Favretto (1849-1887), anche se quest’ultimo, nelle sue interpretazioni leggere della quotidianità risulta più frivolo e meno impegnato.

Luigi Nono non lavora soltanto sulla curiosità dell’episodio per il puro piacere di raccontarlo, ma lo circonda di un’aura di meditazione e di una vena di malinconia che caratterizzano tutte le sue opere.

I paesaggi della marca trevigiana

I luoghi preferiti per l’osservazione del paesaggio dal vero sono quelli della campagna trevigiana. I suoi particolari effetti di luce si fondono con e contadini e contadine estremamente espressivi. Le opere più esplicative di queste caratteristiche sono Il ritorno dai campi, Verso sera a Coltura e La sorgente del Gorgazzo. Sono state tutte presentate all’Esposizione di Brera nel 1873.

Nel 1881 Luigi Nono espone a Milano La morte del pulcino e due anni dopo presenta a Roma il suo quadro oggi più famoso: Refugium peccatorum. L’opera viene inviata a Monaco dove vince la medaglia d’oro ed oggi è conservata nella Galleria Nazionale di Roma.

A partire dal 1888 partecipa costantemente alle Biennali di Venezia ed inizia ad esporre anche all’estero. A Berlino presenta I recini da festa, a Monaco L’Ave Maria, a San Pietroburgo porta una delle tele più grandi da lui realizzate, Il funerale di un bambino, acquistata dallo zar Nicola II.

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