Bruno Saetti

Bruno Saetti. Brunella che si Pettina (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela, 92 x 8Brunella che si Pettina (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela, 92 x 83 cm
Brunella che si pettina (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela, 92 x 83 cm

Biografia

Bruno Saetti (Bologna, 1902 – 1984) si forma presso l’Istituto d’arte, dove si specializza nella tecnica dell’affresco. Dopodiché, dal 1918, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove si diploma nel 1924 in disegno architettonico.

Negli anni di studio, si appassiona al Seicento emiliano e di conseguenza si avvicina al linguaggio di Armando Spadini (1883-1925) che coniuga la maniera impressionista con il cromatismo seicentesco.

Sin da subito, dunque, la pittura di Bruno Saetti si identifica con una narrazione chiara e semplice della quotidianità e dell’intimità domestica, tenendo costantemente presenti i modelli impressionisti.

L’intensa attività espositiva

Esordisce presso la Società Francesco Francia di Bologna nel 1927, mentre nel 1928 espone alla Biennale di Venezia e nel 1931 alla I Quadriennale di Roma.

Soltanto un anno prima, viene chiamato ad insegnare all’Accademia di Venezia, di cui sarà direttore dal 1950 al 1956. Nel frattempo, Bruno Saetti continua ad esporre con grande impegno ed intensità, partecipando alle più importanti rassegne non solo italiane, ma anche estere.

La sua tecnica si affina negli anni Trenta, quando, dopo un decisivo viaggio a Pompei, riscopre la tecnica dell’affresco e dell’encausto. Da questo momento in poi, il pittore bolognese inizia a dedicarsi all’affresco da cavalletto, generando immagini solenni e senza tempo, sempre denotate da quell’amore per gli interni domestici e gli affetti familiari.

Tra decorazioni pubbliche e arte sacra

Dopo la personale del 1939 alla Quadriennale di Roma, dove ottiene il primo premio, comincia ad essere sostenuto dal pittore Ferruccio Ferrazzi (1891-1978), con cui collabora nella realizzazione delle decorazioni murali dell’Università di Padova e degli affreschi in Sant’Eugenio a Roma.

Dopo queste prime esperienze ufficiali, si susseguono per Bruno Saetti altre committenze simili, di cui si occupa per gran parte degli anni Quaranta e Cinquanta. Ne sono esempio gli affreschi realizzati nella Chiesa di San Martino di Lupari nel 1944, il mosaico di Casa Sartori a Venezia del 1949 e la Chiesa del collegio americano a Roma nel 1950.

Soprattutto nel corso degli anni Cinquanta, il pittore bolognese ottiene numerosi riconoscimenti, come il Premio Michetti di Francavilla al Mare con un affresco di carattere sacro. In effetti, negli ultimi anni, concentra tutta la sua attenzione sulla tematica religiosa, partecipando anche alla Mostra d’Arte Sacra all’Angelicum di Milano nel 1948 e alla Biennale d’Arte Sacra dell’Antoniano di Bologna nel 1961.

Quando si trasferisce a Montepiano in Toscana, per passare tranquillamente la vecchiaia, lavora ad un affresco con protagonisti Seneca e S. Paolo, con l’intenzione di regalarlo al Papa per il suo ottantesimo compleanno.

Nel 1971, Giuseppe Marchiori pubblica la monografia dedicata a Bruno Saetti, coronando di fatto la sua carriera. L’ultimo grande contributo dell’attività artistica del pittore, giunge nel 1979, anno in cui si svolge la sua antologica a Palazzo Strozzi a Firenze. Muore nella sua Bologna nel 1984, ad ottantadue anni.

Bruno Saetti: una concezione intimista e una tecnica raffinata

Sin dalle prime manifestazioni pittoriche, il linguaggio di Bruno Saetti si identifica con una scelta tematica delicata e intima. I suoi soggetti prediletti sono quelli che si svolgono tra le mura domestiche o in ambiente familiare, come si nota anche dalle numerose opere dedicate all’amore materno, declinate anche in senso sacro.

Fioccano anche nature morte, paesaggi che richiamano il Seicento emiliano, ritratti di carattere introspettivo e profondo. Naturalmente, queste scelte tematiche corrispondono anche ad una ponderata ricerca tecnica e cromatica.

Come accennato, negli anni Trenta, Bruno Saetti scopre l’affresco a Pompei e, da questo momento in poi, come un maestro antico, affina la perizia e unisce diverse tecniche, come olio e affresco, affresco strappato, mosaico.

La sua raffinata visione cromatica si nota sin dalle prime opere presentate alla Società Francesco Francia del 1927: Piccoli suonatori, Ritratto della fidanzata, Concerto, Ritratto della madre e Giovinetta dormiente. Alla sua prima Biennale veneziana del 1928 espone il tema mitologico Il giudizio di Paride.

Due anni dopo, è di nuovo alla Biennale di Venezia con il suo soggetto prediletto, declinato in due tele diverse, ma sempre caratterizzate da tessitura cromatica luminosa e sciolta, Maternità e Mia madre.

Bruno Saetti è alla I Quadriennale di Roma del 1931 con Montanaretti, Autoritratto e Ritratto. Nello stesso anno, vince il Premio Firenze con Donna con bambina. Mentre nel 1932, all’Esposizione Universale di Bruxelles, espone Nausicaa. Ben sei opere compaiono nello stesso anno a Venezia, Natura morta di frutta, Abbigliamento, Natura morta di pesci, Ritratto, Il circo e Le lezioni.

Risale al 1939 la sua personale alla Quadriennale di Roma, in cui presenta venticinque opere, tra cui numerosi affreschi: Bambino addormentato, Bimba con fiori, Frammento d’affresco, Donna e amorino, Madre veneziana, Madre in campagna, L’anguria e Bimba con vestito giallo.

All’Università di Padova, nell’aula magna della Facoltà di Lettere, realizza nel 1941 l’affresco con la Disputa sull’immortalità dell’anima, che gli permette di eseguire, per il resto della sua carriera, diverse ed articolate decorazioni ufficiali, soprattutto di committenza religiosa.

Alla Quadriennale di Roma del 1943 presenta invece l’affresco Natura morta e gli oli Bambina in giallo, Madre con bimbo, Canal Grande, Brunella che si pettina, Natura morta con l’orologio e Mia madre.

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