Franz von Stuck

Franz von Stuck. Paradiso Perduto. Tecnica: Olio su tela
Paradiso Perduto. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Franz von Stuck (Tettenweis, 1863 – Monaco di Baviera, 1928), nato da un’umile famiglia di un villaggio della bassa Baviera, si forma presso il Politecnico di Monaco dal 1882 al 1884, per poi iscriversi all’Accademia di Belle Arti della città.

Durante gli anni di studio, si avvicina al repertorio classico della pittura accademica, appropriandosi di un formalismo raffinato e di una linea disegnativa impeccabile che deriva sicuramente dallo studio dei maestri del Rinascimento nordico e italiano.

L’esposizione Internazionale di Monaco del 1889

Nel 1889, dopo l’ultimo anno di Accademia, Franz von Stuck espone all’Esposizione Internazionale di Monaco nel Palazzo di Cristallo una serie di tele dal carattere misterico e conturbante, profondamente permeate dallo studio del Simbolismo di Arnold Böcklin (1827-1901).

Quest’ultimo, aveva saputo unire la filologica conoscenza della mitologia greca e della tradizione classica a manifestazioni allegoriche e oniriche, riassunte in un Simbolismo oscuro ed originale.

Allo stesso modo, la raffinatezza accademica di Franz von Stuck si unisce al linguaggio simbolista, generando un universo decorativo ed allegorico, ricco di riferimenti perturbanti e provocanti, in cui spesso è protagonista la femme fatale, simbolo di peccaminosa seduzione e intrigante inquietudine.
I primi dipinti del 1889 vengono accolti con positività dalla critica tedesca, tanto che il pittore viene premiato con la medaglia d’oro.

La Secessione di Monaco

Per opporsi ufficialmente alla pittura accademica, Franz von Stuck, insieme agli artisti Fritz von Uhde (1848-1911) e Wilhelm Trübner (1851-1917) fonda nel 1892 la Secessione di Monaco, poi seguita da quella di Berlino e di Vienna.

La contestazione degli stilemi accademici viene sostenuta da una fitta rete di collezionisti e galleristi monacensi, che permettono lo sviluppo di una rivoluzione della figurazione che si diffonde con velocità in tutta Europa, anche grazie all’iconico Manifesto della Secessione.

Il suo frontespizio viene creato da von Stuck stesso, con l’immagine di una Atena forte e volitiva, specchio dell’atteggiamento aperto e combattivo della Secessione tedesca.

Dopo il successo dell’Esposizione del 1892, l’artista raggiunge una stabile e proficua affermazione che gli permetterà di esporre a Monaco e a livello internazionale negli anni a venire e di ottenere la cattedra di pittura in Accademia, dove avrà prestigiosi alunni, come Paul Klee (1879-1940) e Vasilij Kandinskij (1866-1944).

Negli anni Novanta, si innamora di una delle sue modelle, Mary Lindpainter, che sposa nel 1897 e con cui va a vivere in quella che diventerà poi Villa Stuck, un’elegante dimora completamente decorata e progettata dall’artista, simbolo della Secessione di Monaco e oggi Casa-Museo visitabile.

Nel 1900, viene premiato all’Esposizione Universale di Parigi e nel 1905 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, acclamato dalla critica, tanto che nel 1909, la rassegna gli dedicherà una corposa personale.

Vi continuerà ad esporre fino al 1926, nonostante la sua fama cominci a declinare in corrispondenza dello scoppio della guerra e della nascita di nuovi indirizzi di ritorno all’ordine. Muore a Monaco di Baviera nel 1928, a sessantacinque anni.

Franz von Stuck e la Secessione di Monaco: una pittura conturbante e simbolista

Ancora studioso in Accademia, il giovane Franz von Stuck inizia la sua carriera artistica disegnando una serie di Carte e Vignette e una di Emblemi e Allegorie, che ci danno testimonianza della impeccabile sicurezza esecutiva ma anche di un’agile freschezza di temi e contenuti.

Continuando come caricaturista nel Fliegende Blätter, inizia a lavorare con verismo e arguzia su figure comuni di contadini, di piccoli borghesi, della classe mercantile e di studenti in viaggio dalla provincia alla città.

Tutte queste piccole prove gli consentono gradualmente di prepararsi al grande exploit dell’Esposizione Internazionale di Monaco del 1889, dove ottiene la medaglia d’oro con il dipinto Il guardiano del Paradiso, in cui già esprime a pieno il suo indirizzo stilistico: la bellezza formale delle figure gli deriva dall’Accademia, ma la linea decorativa e il carattere misterico ed allegorico sono soluzioni d’avanguardia ereditate dal simbolismo di Böcklin e di Max Klinger (1857-1920).

Questa predisposizione alla sensibilità decadente ed inquietante si riscontra ancor di più nelle opere presentate successivamente sempre a Monaco: Lucifero nel 1890, Il Peccato tela famosissima del 1892, ma anche La crocifissione.

Una costante sensazione di insana e affascinante angoscia permea le sue opere, suggestive e ipnotiche, ma anche intessute di una profonda conoscenza della mitologia e della letteratura classica.

Il fascino della femme fatale

Il formalismo accurato deriva dei maestri antichi, il tonalismo espressivo e tormentato da Rubens e da Goya, in una concentrazione di temi allegorici e fantastici con protagonisti fauni, sirene, ninfe, donne fatali e pericolose come Eva, le Erinni o Medusa.

Nel 1894, a Monaco espone l’emblematico e sofferente dipinto Guerra, in cui un ammasso michelangiolesco di corpi giace a terra, calpestato da un cavallo guidato da un conquistatore spietato e imponente.

Alla Biennale del 1905 si presenta con Saharet, a quella del 1907 con Salomè. Il 1909 è l’anno della personale alla Biennale. Un’antologia di trentacinque opere che racchiudono tutta la poetica di Franz von Stuck e che ispirerà anche diversi artisti italiani protagonisti della Secessione romana del 1913.

Tra le tele vi sono Perseo e Andromeda, Amazzone ferita, Medusa, Le Erinni, Baccanale, Fauni che giocano, La sfinge, Primavera, Lotta di fauni, Il Paradiso perduto, Centauro, La Furia, Pan, Presso lo stagno – di sera e Danzatrici.

Nel 1911, è presente con otto suggestive opere alla Mostra Internazionale di Roma. Spiccano Notte estiva, Cavalcata di centauri, Oreste e le Erinni e Inferno. Tra le ultime esposizioni dell’artista vi è la Biennale di Venezia del 1926, in cui espone le ultime tele di una lunga carriera dedicata al perturbante mondo onirico della mitologia e del mistero simbolista, tra cui Tre dee, Ercole e Nesso e Frine.

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