Giovanni Carnovalii detto il Piccio

Giovanni Carnovali detto il Piccio - Ritratto di Ragazzo. Tecnica: olio su tela
Ritratto di Ragazzo. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Giovanni Carnovali (Montegrino, 1804 – Cremona, 1874) sin da bambino viene chiamato il Piccio (piccolo). Questo soprannome gli viene dato per la sua precoce propensione all’arte scoperta dal Conte Spini di Albino presso cui lavorava come muratore il padre di Carnovali.

Nel 1831, su consiglio dell’amico Pietro Ronzoni (1781-1862) fa un viaggio a piedi fino a Roma. Vi studia l’antico e i maestri del Cinquecento e del Seicento.

Al ritorno si ferma a Parma e poi si stabilisce a Milano fino al 1838. Qui inizia la sua attività di sensibile ritrattista e di romantico pittore di paesaggi dalla spontaneità della pennellata e dalla varietà tematica uniche.

Nel 1845, insieme a Giacomo Trecourt (1812-1882) Giovanni Carnovali intraprende un viaggio di nuovo a piedi per Parigi. Nella città francese osserva le opere dei barbizonniers. Nel 1855 è a Roma e poi a Napoli con Federico Faruffini (1833-1896).

Continua a dipingere in ambito lombardo fino alla morte sopraggiunta nel 1874. Gli ultimi inquieti dipinti hanno sicuramente ispirato la nascente Scapigliatura lombarda.

Formazione

Quando il Conte Spini lo indirizza a nove anni all’iscrizione all’Accademia Carrara di Bergamo, comincia a frequentare i corsi di pittura del direttore Giuseppe Diotti (1779-1846), artista neoclassico che lo ritiene estremamente dotato.

Ben presto però la personalità artistica di Giovanni Carnovali detto il Piccio spicca il volo separandosi dalla severità classica del maestro. Si avvicina alle umili e intime opere dei maestri del Cinquecento lombardo e veneto: Bernardo Luini e Lorenzo Lotto.

La loro influenza, insieme a quella di Andrea Appiani (1754-1817), si può notare nella prima committenza pubblica del Piccio, la pala con L’educazione della Vergine per la parrocchia di Almenno San Bartolomeo.

I ritratti

Giovanni Carnovali nel 1826 partecipa all’Esposizione dell’Accademia di Carrara di Bergamo con il ritratto di Giovanni Marone da Ponte e dello stesso anno è il ritratto del Conte Carlo Marenzi, entrambi conservati all’Accademia Carrara di Bergamo.

Negli anni Venti continuano i suoi rapporti con la famiglia Spini. Per questa esegue gli affreschi in una sala del loro Palazzo di Bergamo con i suggestivi ritratti di Angela Locatelli, Anastasia Spini e Andrea Spini.

Dopo essere stato a Roma e aver studiato Raffaello, Giovanni Carnovali si ferma a Parma per ammirare le opere di Parmigianino e Correggio. Questi lo influenzeranno nella resa delicata ed elegante dei ritratti che di lì a poco realizzerà a Milano dove vivrà fino al 1838.

In questa città infatti si circonda di una cerchia di committenti appartenenti alla borghesia milanese, bergamasca e cremonese che spesso lo ospitano e gli commissionano ritratti, tra gli altri Il ragazzo col berretto rosso e Il pittore Giacomo Trecourt.

Giovanni Carnovali detto il Piccio: le Opere

Tra paesaggio romantico, mitologia e religione

Nel 1837 invia a Bergamo diversi paesaggi che coniugano una realizzazione introspettiva ed intima a storie della mitologia, della letteratura o della religione. Presenta Telemaco che narra le sue avventure a Calipso, mentre l’anno successivo San Francesco morente nell’isola di Sonciano.

Negli stessi anni, a Milano espone Madonna e una Scena tratta dall’Aminta che rivela la consistenza materica della sua pittura, che per la sua singolarità sicuramente influenzerà i pittori scapigliati.

Il viaggio a Parigi

Nel 1845 a Parigi conosce le opere di Eugène Delacroix (1798-1863) e di Antoine Watteau (1684-1721) ed entra in contatto con i pittori della Scuola di Barbizon, in particolare con Costant Troyon (1810-1865) e Camille Corot (1796-1875).

Queste conoscenze, insieme allo studio del Settecento rococò di Honoré Fragonard (1732-1806) naturalmente emergeranno nei paesaggi successivi che subiranno un’evoluzione nel segno dello sfaldamento del colore e della resa atmosferica intensa e vibrante.

Le opere della maturità

Le novità apprese nei suoi viaggi a Parigi, Roma e Napoli appaiono nei dipinti tormentati ed estremamente moderni dell’ultima fase. Tra questi, Agar nel deserto,tela dalla lunga elaborazione completata soltanto nel 1863, anno in cui viene aspramente criticata e rifiutata, nonostante la strenua difesa dell’amico Trecourt.

Negli ultimi anni Giovanni Carnovali realizza diversi dipinti a tema mitologico per la famiglia Spini che lo sostiene fino alla fine. Le tele sono: La musica, Apollo e Marsia, Le Quattro Stagioni, Il giudizio di Paride.
I ritratti e i paesaggi romantici di matrice letteraria e mitologica lo accompagnano fino agli anni Settanta, poco prima della sua morte.

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