Giovanni Renica

Giovanni Renica. Scorcio del Bosforo. Tecnica: Olio su tela, 42,5 x 58 cm
Scorcio del Bosforo. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Giovanni Renica (Montirone, 1808 – Brescia 1884) dopo aver compiuto la primissima formazione a Brescia, viene introdotto dall’architetto Rodolfo Vanzini nello studio di Giovanni Migliara (1785-1837) a Milano. Ben presto, grazie all’influenza del maestro, si specializza nella veduta prospettica e nel paesaggio di tradizione lombarda.

Da Brescia a Milano

Decide di stabilirsi a Milano, dove rimane per gran parte della sua vita. Espone prevalentemente a Brescia a partire dal 1827 e fino agli anni Sessanta. Non mancano, però, sue partecipazioni alle mostre braidensi e alle Promotrici torinesi, genovesi e fiorentine.

Il vedutismo di Giovanni Renica si presenta come una sorta di continuazione di quello di Giovanni Migliara. Precisissimo nei dettagli, quasi a livello miniaturistico, realizza paesaggi di ampio respiro che però presentano un’attenzione scrupolosa alla descrizione del vero.

Altro modello fondamentale per il pittore nella decodificazione della veduta è sicuramente Giuseppe Canella (1788-1847) di cui presenta una serie di copie a diverse esposizioni dell’Ateneo bresciano. Mentre da Migliara sembra riprendere il solido impianto prospettico, da Canella acquisisce una maggiore sensibilità atmosferica e cromatica.

Nel 1835, compie un viaggio di studio, insieme al maestro Migliara, tra Roma e Napoli, evento testimoniato da dodici paesaggi tratti durante il soggiorno e poi esposti a Brescia.

Il viaggio in Oriente

Sul finire degli anni Trenta dell’Ottocento, Giovanni Renica si reca in Medio Oriente, per restarvi per circa sei mesi. Accompagna il conte Federico Borromeo e nel frattempo ha modo di elaborare schizzi, studi e vedute denotati da libertà compositiva e freschezza luministica.

Inizia da Atene per poi proseguire in Egitto, dove visita Alessandria, poi entra in Palestina, in seguito a Beirut, Istanbul e Malta. Sono di grande impatto le numerose vedute che il pittore bresciano espone poi al suo rientro in Italia. Descrittive in modo lenticolare, ma allo stesso tempo denotate di unità tematica e capacità evocativa, queste vedute sembrano accompagnare Giovanni Migliara verso sviluppi di matrice romantica.

In effetti, a cominciare dagli anni Cinquanta, dopo un suo viaggio in svizzera del 1848, si avvicina ai modi del pittore svizzero Alexandre Calame (1810-1864), di cui osserva il potere naturalistico ed emozionante allo stesso tempo. Le vedute di Giovanni Renica degli ultimi anni sono pervase da una sorprendente sintesi e da una sensibilità cromatica e disegnativa che risentono del crescente verismo.

Nel 1879, viene colpito da una forma aggressiva di cecità che lo costringe a rientrare a Brescia e ad abbandonare progressivamente la pittura. Tutte le vedute, gli studi e i disegni rimasti nello studio, sono stati donati dall’autore stesso all’Ateneo bresciano prima della sua morte sopraggiunta nel 1884.

Giovanni Renica: la veduta prospettica di tradizione lombarda

L’esordio di Giovanni Renica avviene a Brescia nel 1827, con una veduta ad acquarello. Continua ad esporre anno dopo anno, sempre presso l’Ateneo bresciano, non solo vedute originali ma anche copie da Migliara e Canella.

Il primo successo giunge nel 1834 quando espone per la prima volta a Brera diverse vedute di grande respiro, dalla chiara e solida impostazione prospettica e dal cromatismo vivace ed energico. Si tratta di dipinti di piccole dimensioni, ma di grande immediatezza espressiva, soprattutto per quanto riguarda l’attenzione ai dettagli naturalistici e atmosferici.

Dopo il soggiorno compiuto tra Roma e Napoli, espone a Brescia alcune vedute, tra cui quella dedicata al Foro romano. Sempre alla metà degli anni Trenta appartengono dipinti quali Desenzano del Garda, Piazza della Loggia a Brescia, Abbazia di Chiaravalle.

Le vedute orientaliste

All’inizio degli anni Quaranta, Giovanni Renica torna in Italia ricco di un’esperienza nuova, vissuta durante il viaggio in Medio Oriente. Le vedute lì realizzate risultano variegate, immediate e sciolte, ma sempre attente alla resa luministica e ai particolari ambientali. Si tratta di una sorta di reportage che unisce vedute reali a rielaborazioni pittoresche.

Nel 1850, molte di queste vedute vengono esposte da Giovanni Renica alla Promotrice di Torino: Veduta della città di Pera a Costantinopoli, Le piramidi presso il Cairo, Veduta di Costantinopoli, accompagnate dalle classiche opere dedicate al paesaggio lombardo, Lago di Varese, Il fiume Clivio presso Viggiù e Veduta della Valle Sasina al di sopra di Lecco.

È attorno agli anni Cinquanta che risalgono i primi sviluppi in seno alla corrente paesaggistica romantica, sull’esempio del pittore svizzero Calame. Queste novità, afferenti soprattutto alla componente evocativa ed emozionale, si ritrovano nei dipinti presentati a Genova nel 1850. Tra di essi vi sono Veduta in Svizzera con torrente, Veduta del lago di Como e Veduta del lago di Varese.

Alla Promotrice di Torino del 1855 compaiono Il Monte Rosa nelle vicinanze di Varese, Origine del torrente Mella nella provincia bresciana, Nevicata, Il paese di Cuasso presso Varese e Valle di Toscolano presso il lago di Garda.

L’ultima su apparizione nazionale risale all’Esposizione di Firenze del 1861, dove presenta Veduta dal vero della Brianza presso Beldoso, Veduta dal vero del lago di Varese, Grosgay sul lago di Como e Cuasso sopra Varese.

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