Luigi Sabatelli

Luigi Sabatelli. La Peste a Firenze, 1801. Tecnica: Incisione
La Peste a Firenze, 1801. Tecnica: Incisione

Biografia

Luigi Sabatelli (Firenze, 1772 – Milano, 1850) nasce in casa del marchese Pier Roberto Capponi, dove suo padre lavora come domestico. Il ragazzo cresce mostrando subito eccellenti doti disegnative, per questo il marchese, divenuto suo protettore, gli finanzia gli studi presso l’Accademia fiorentina.

In seguito si sposta a Roma, tra il 1788 e il 1794, anni di grande fermento culturale in cui il giovane Luigi Sabatelli stringe amicizia con Vincenzo Camuccini (1771-1844) e con Pietro Benvenuti (1769-1844), con cui condivide lo studio per diversi anni.

Nel periodo romano, si dedica soprattutto al disegno, in particolare a composizioni a penna di grande valore classicista, in cui le figure richiamano quelle michelangiolesche. Gran parte dei disegni e le incisioni tratte da questi sono oggi conservati presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi.

Tra il 1795 e il 1796, compie un soggiorno a Venezia, in cui conosce diversi committenti. Purtroppo, solo dopo un anno, è costretto a rientrare a Firenze a causa dell’entrata dell’esercito napoleonico, rischiando di perdere tutti gli incarichi ottenuti a Venezia.

Fortunatamente, a Firenze, lo aspetta il protettore Pier Roberto Capponi che gli procura una serie di commissioni importanti. Nel frattempo, continua a lavorare a disegni ed incisioni, guadagnandosi gradualmente la stima del più anziano Benvenuti, con cui inizia a lavorare a diversi cicli di affreschi.

Tra insegnamento e attività artistica

Nel 1808, Luigi Sabatelli ottiene la cattedra di pittura all’Accademia di Brera, grazie all’intervento di Leopoldo Cicognara. Da questo momento in poi, il pittore si dedica con passione all’attività di insegnante, per circa quarantanni, coniugandola sempre a quella di pittore.

Lavora a numerosi ritratti a penna, e soprattutto ottiene diversi incarichi per la decorazione di chiese e palazzi in area lombarda, ma soprattutto nella sua Firenze, dove il Granduca, nel 1820, gli commissiona la decorazione di una sala di Palazzo Pitti, seguita da altri importanti incarichi in città.

Intorno agli anni Venti e Trenta, Luigi Sabatelli inizia la sua cospicua collaborazione con i figli Francesco e Giuseppe, soprattutto nella realizzazione di cicli decorativi.

Nel frattempo, espone con successo diversi dipinti di storia a Brera, continuando a ricevere incarichi dalla nobiltà milanese per la decorazione ad affresco di numerosi palazzi privati e ville, fino agli anni Quaranta dell’Ottocento. Attivo fino alla fine, in compagnia dei figli, Luigi Sabatelli muore a Milano, sua città d’adozione, nel 1850.

Luigi Sabatelli: il classicismo tra pittura ed incisione

Le prime opere di Luigi Sabatelli sono disegni ed incisioni realizzati nel periodo romano, quando, ancora giovane, si fa interprete di un classicismo raffinato e pieno. Realizza incisioni dedicate a diversi canti della Commedia dantesca, ma anche episodi di storia romana, come Scevola dinanzi a Porsenna.

Quando soggiorna a Venezia, invece, lavora al ciclo di disegni sulla Via Crucis e nel frattempo si dedica al suo primo dipinto noto, Radamisto in atto di uccidere Zenobia, in cui unisce il consueto classicismo ad un soggetto di storia, molto vicino alla poetica di Camuccini.

Rientrato a Firenze, lavora a due cicli di disegni, il primo dedicato alla Peste a Firenze, il secondo all’Apocalisse, contraddistinti da un approccio compositivo ricco di soluzioni spaziali e chiaroscurali sorprendenti, in cui le figure compaiono in tutto il loro vigore fisico e morale.

Nel 1806, l’artista si occupa della realizzazione dell’Abigail ai piedi del re David, pendant della Giuditta dipinta da Pietro Benvenuti nel Duomo di Arezzo. Successivamente, lavora sempre con Benvenuti nella Parrocchiale di Montale, dove si occupa degli affreschi della cupola con la Visione di San Giovanni.

Mentre inizia a lavorare come insegnante, si dedica ai primi ritratti, come quello di Luigi Lanzi e il suo Autoritratto, realizzati entrambi a penna.

Le grandi decorazioni ad affresco e i dipinti di storia

In area lombarda, Luigi Sabatelli, a partire dagli anni Dieci dell’Ottocento, riceve numerose commissioni, in cui mantiene inalterata l’eleganza classica della tavolozza chiara e del disegno impeccabile.

Ne sono esempio le decorazioni della volta del salone di Palazzo Annoni a Milano, dove esegue Giove con Giunone e Ganimede, ma anche i Quattro profeti per la chiesa di San Gaudenzio a Novara.

Nel 1820 giunge la grande commissione da parte del Granduca di Toscana per la decorazione della Sala dell’Iliade in palazzo Pitti. Vi realizza l’Olimpo in collaborazione con il figlio Francesco. Mentre in Santa Croce a Firenze, nella cappella Ricasoli dipinge ad affresco il Sant’Antonio che risana la moglie di un soldato da questi quasi uccisa per gelosia.

Nel frattempo, negli anni Trenta, Luigi Sabatelli continua ad esporre a Brera soprattutto dipinti di storia come Pier Capponi che straccia i capitoli di Carlo VIII o Lo scontro di Bruto con Arunte. Per la contessa Papini Contarini esegue invece Buondelmonte cui viene presentata la Donati.

Le decorazioni a fresco continuano fino agli anni Quaranta, ad esempio, in villa Scornio realizza Bradamante da Urbino quando presenta al sommo pontefice Giulio II il giovane Raffaello, mentre nella Tribuna di Galileo a Firenze esegue La vecchiaia di Galileo e Galileo che mostra il cannocchiale al Doge di Venezia.

Tra le ultime decorazioni, vie è quella in San Filippo Neri a Firenze, in cui, con l’aiuto dei figli, tra il 1842 e il 1846 realizza Il Trionfo degli Ordini religiosi e Le Virtù.

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