Pelagio Palagi

Pelagio Palagi. Madonna in Preghiera (dettaglio). Tecnica: Olio su tavola, 27,5 x 21 cm
Madonna in Preghiera (dettaglio). Tecnica: Olio su tavola

Quotazioni Pelagio Palagi 

Le opere su carta hanno quotazioni tra i 2.000 e i 15.000 euro, a seconda della qualità e misura. I dipinti ad olio su tela sono quotati tra i 10.000 e i 40.000 euro circa. Il record di aggiudicazione è di 50.000 euro raggiunto nel 2010. I quadri di questo pittore sono assi rari e hanno un mercato principalmente lombardo. 
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Biografia

Pelagio Palagi (Bologna, 1775 – Torino, 1860) si forma presso l’Accademia Clementina di Bologna. Cresce nell’ambiente culturale che si riunisce attorno all’eclettico conte Aldrovandi Marescotti e inizia la sua carriera nel solco del Neoclassicismo bolognese, seguendo gli esempi della pittura bolognese antica e, soprattutto nella decorazione, una felice unione tra pittura e scenografia.

Non è da dimenticare la sua partecipazione alle riunioni dell’Accademia “della pace”, una sorta di cenacolo artistico creato da Felice Giani (1758-1823).

Il soggiorno romano

Grazie proprio al conte Aldrovandi, suo mecenate, riesce a compiere un viaggio di studio a Roma nel 1806. Qui, il suo classicismo si arricchisce della solidità e della fermezza compositiva di Vincenzo Camuccini (1771-1844), ma anche e soprattutto dell’attento studio dell’opera di Michelangelo.

Gli anni romani sono fondamentali per l’evoluzione stilistica di Pelagio Palagi, soprattutto perché lo tengono impegnato in diverse imprese decorative e pittoriche. Le committenze sono di prim’ordine: lavora agli appartamenti napoleonici del Quirinale, ma anche a Villa Torlonia.

Tutti gli elementi fino ad ora elencati si vanno a coniugare ad un classicismo puro ed elegante, che deriva sia dall’osservazione di Antonio Canova (1757-1822) che dalla conoscenza di Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867). Sullo sfondo delle scene mitologiche o dei ritratti, estremamente espressivi, si trova sempre un paesaggio classicista, memore delle esperienze seicentesche di Poussin o Lorrain.

Ormai Roma è la città che più gli regala soddisfazioni: Pelagio Palagi viene eletto accademico di San Luca e Ispettore dell’Accademia italiana di Palazzo Venezia nel 1813, ma ritorna a Bologna per un paio di anni, per dedicarsi ad alcuni incarichi.

Il trasferimento a Milano

Alla fine del suo breve soggiorno bolognese, nel 1815, il pittore non rientra a Roma, ma decide di spostarsi a Milano, dove diventa membro dell’Accademia di Brera. Qui, si impegna soprattutto nel campo della ritrattistica, richiesto da tutte le famiglie della nobiltà milanese.
Spesso si è parlato della rivalità con Francesco Hayez (1791-1882), non tanto nel campo del ritratto, quanto nella dimensione della pittura di storia.

In realtà, i due sono uniti da una bella amicizia, che li porterà anche a lavorare insieme in Palazzo Reale. Sicuramente Pelagio Palagi mantiene molto alta la visione morale della pittura di storia, scansando invece, al contrario di Hayez, qualsiasi coinvolgimento risorgimentale. L’artista rimane, infatti, sempre fuori dal riferimento alla politica e dall’uso di episodi medievali o antichi come attinenza alla situazione presente.

Predilige invece temi mitologici più tiepidi e meno impegnativi dal punto di vista dell’attualità. Si può concludere che Pelagio Pelagi rimanga in parte ancorato ad un accademismo d’insieme.

La fase torinese

Proprio per la fantasia d’esecuzione e la solidità dell’esperienza maturata tra Bologna, Roma e Milano, ormai pittore affermato, viene chiamato a Torino da Carlo Alberto nel 1832. Viene nominato “pittore preposto alla decorazione dei Reali Palazzi”, infatti, l’attività di Pelagio Palagi a Torino si svolge soprattutto nel campo della decorazione ufficiale.

Il suo prestigioso entourage nella progettazione e nella decorazione effettiva lo coadiuva assecondando i suoi progetti di revival gotico e troubadour, ma anche di rielaborazione dell’antichità classica.

Continua a dipingere su committenza reale fino al 1856, quando, molto anziano, viene mandato in pensione da Vittorio Emanuele II. Muore a Torino nel 1860, a ottantacinque anni.

Pelagio Palagi: la pittura e la decorazione nel solco del classicismo

Nonostante Pelagio Pelagi non rimanga arroccato esclusivamente alla tradizione classica, non si può certo inserire pienamente nella rivoluzione romantica. Già dai tempi della frequentazione del suo mecenate Aldrovandi, l’artista si interessa non solo di pittura, ma anche di architettura, letteratura ed erudizione in generale.

Inizia subito a collezionare le incisioni di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778), come si nota dalle sue prime prospettive e vedute realizzate a tempera. Al 1800 risalgono le prime prove ispirate ad episodi storici o mitologici, sia su cavalletto che ad affresco. Ne sono esempio le decorazioni di Palazzo Aldini, in cui, nella Sala dell’Archeologia realizza Aurora e i segni zodiacali a tempera su muro.

Ma è al trasferimento a Roma che risalgono le prime prove importanti di Pelagio Palagi: nel 1806, appena arrivato, realizza la tela classicista Virgilio, Ottavia ed Augusto. Sempre nello stesso anno dà vita al dipinto con Il matrimonio di Amore e Psiche commissionato dal conte Aldrovandi ed esposto a Bologna nel 1808.

A due anni dopo, invece, si data il particolarissimo dipinto Mario a Minturno, tela che lo avvicina tanto a Camuccini quanto al Romanticismo europeo, ma soprattutto lo fa conoscere al grande pubblico, dato che compare al Salon parigino del 1810. Dopo l’esecuzione di quest’opera viene selezionato per decorare, insieme ad altri artisti, gli appartamenti napoleonici al Quirinale.

Vi realizza la tela Cesare detta a quattro segretari, mentre poco dopo esegue gli affreschi di Palazzo Torlonia a Piazza Venezia con le Storie di Teseo.

Il grande successo

Dopo l’esperienza al Quirinale, per Pelagio Pelagi è impossibile non farsi attrare dal linguaggio purista di Ingres. La sua pittura, a questo punto, diventa levigata e elegante, classica e moderna allo stesso tempo, come dimostra anche dai ritratti realizzati dal 1815, nel suo periodo milanese. Importanti sono quelli eseguiti per la quadreria dei benefattori dell’Ospedale Maggiore, tra cui spicca il ritratto di Maria Cristina Archinto Trivulzio con il figlioletto.

Al 1822 risale il bellissimo ritratto di Newton che osserva la rifrazione della luce nei corpi sferici delle bolle di sapone, al 1826 Colombo che abbraccia i figli, il primo commissionato da Paolo Tosio, il secondo da Giorgio Pallavicino Trivulzio.

Alla fase torinese, invece, appartengono soprattutto incarichi ufficiali, come l’arredamento del Palazzo Reale, che rievoca il gothic style, come anche il complesso delle Margherie nel Castello di Racconigi. I progetti di decorazioni e di riallestimento di ambienti si susseguono numerosi in questi anni, tra cui il disegno per la volta della Sala da Ballo di Palazzo Reale con il Trionfo di Apollo.

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