Stefano Farneti

Stefano Farneti. Preparativi per il Nuovo Nato. Tecnica: Carboncino su Carta , 32 x 41 cm. Firmato in basso a destra “S. Farneti”
Preparativi per il Nuovo Nato. Tecnica: Carboncino su Carta , 32 x 41 cm. Firmato in basso a destra “S. Farneti”

Biografia

Stefano Farneti (Pisa, 1855 – Napoli, 1926) nasce a Pisa, ma, adolescente, si trasferisce a Napoli per studiare presso l’Accademia di Belle Arti. Qui, ha come insegnante Francesco Netti (1832-1894), con cui stringe subito un rapporto non solo di discepolato, ma anche di amicizia. Influenzato anche dalla pittura di Domenico Morelli (1823-1901), si trasferisce ben presto a Parigi, per completare la sua formazione.

Tra Parigi e Napoli

Stefano Farneti si rivela subito come un pittore versatile: abile nel paesaggio tanto quanto nella figura e poi soprattutto nei soggetti orientalisti. Il suo esordio avviene all’Esposizione Internazionale di Nizza del 1883, poi, dal 1885 al 1890, risulta presente ai Salon parigini. Ottiene un notevole successo soprattutto con i suoi soggetti orientalisti, graditi al mercato internazionale.

Rientrato a Napoli all’inizio degli anni Novanta, Stefano Farneti inizia a partecipare alle Promotrici con paesaggi, ritratti, scene di genere, aderenti ad un realismo di stampo nettamente partenopeo. L’ottima tecnica coloristica gli permette di avere successo a Napoli con una serie di marine, ma continua comunque ad esporre ai Salon paesaggi e scene di genere.

La sensibilità cromatica e luministica accompagna Stefano Farneti per tutta la sua carriera, diventando proprio la sua cifra caratteristica. Morto Morelli nel 1902, diventa direttore del Museo Artistico Industriale di Napoli.

Nel Novecento, si specializza soprattutto nell’acquaforte, tanto che diverse incisioni figurano nelle mostre degli ultimi anni. Espone a Napoli fino all’inizio degli anni Venti e muore in questa città nel 1926, all’età di settantuno anni.

Stefano Farneti: tra paesaggi partenopei, scene di genere e dipinti orientalisti

Pittore concentrato subito sul linguaggio realista, grazie alla formazione accanto a Francesco Netti, Stefano Farneti si specializza in diversi generi. Spazia dal paesaggio, alla figura, alle scene di genere, ai soggetti orientalisti. Il suo verismo, legato anche alla sensibilità morelliana, si nota sin dalla sua prima esposizione a Nizza del 1883, dove presenta un Paesaggio.

Negli anni francesi, quando Stefano Farneti decide di completare la formazione a Parigi, partecipa con regolarità ai Salon, esponendo opere come Sala di riposo di un bagno turco, Turco che prega, soggetti orientalisti degli anni Ottanta, ma anche la veduta verista Una strada di Napoli.

Rientrato a Napoli all’inizio degli anni Novanta, Stefano Farneti comincia ad esporre alla Promotrice. L’esordio italiano risale infatti al 1894, quando espone La romanza e Ritratto, mentre due anni dopo presenta Studi di tigre e Suora di carità, dipinto tratto da Soeur Philomène dei Goncourt.

Alla Promotrice del 1897 risalgono invece Paranze di pesca e il Trittico: alba, mezzogiorno, crepuscolo, dipinto di reminiscenza simbolista, seppur basato sempre un sostrato naturalista, tipico di Stefano Farneti.

Un delicato cromatismo verista, ma allo stesso tempo personalissimo, dotato di accenti divisionisti, caratterizza i dipinti della fine dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento. In questa fase predilige in particolar modo le marine, come emerge dal dipinto esposto nel 1898 a Torino, La fuga, una delle sue opere più famose.

Nel 1904 a Napoli compare Piovasco e nel 1906 a Milano In caccia e Piovaschi. Negli anni Venti, partecipa alle ultime mostre napoletane con i ritratti La madre e la sorella dell’artista e con Tramonto, dipinti accompagnati da una serie di acqueforti cui si dedica negli ultimi anni della sua vita. Non è da dimenticare la decorazione della sede del Circolo Artistico napoletano con La danza greca.

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