Alimondo Ciampi

Alimondo Ciampi. Il Nido. Scultura in marmo
Il Nido. Scultura in marmo

Biografia

Alimondo Ciampi (San Mauro a Signa, 1876 – Firenze, 1939), nato vicino Firenze da una famiglia di contadini, inizialmente segue la strada dei genitori e si dedica, come loro, al lavoro nei campi. Sin da piccolo, però, dimostra una spiccata sensibilità verso il disegno e si interessa precocemente alle sculture conservate nella piccola parrocchia locale.

Nel 1892, il giovane Alimondo Ciampi lascia San Mauro a Signa e si trasferisce a Firenze, dove entra a lavorare come garzone nel laboratorio di marmi Fiaschi.

La sua indole di lavoratore instancabile si riversa subito nel nuovo mestiere di marmista, che lo conduce alle prime sperimentazioni scultoree, spinto soprattutto dallo studio delle opere che ha modo di osservare tanto nei musei, quanto nelle strade fiorentine, a partire dai capolavori visibili nelle nicchie esterne di Orsanmichele.

Il clima artistico fiorentino di inizio Novecento

Allo stesso tempo, il giovane artista è ispirato dalla natura nella sua purezza, come si nota sin dalle prime prove, fedeli al vero, soprattutto nella scelta delle pose e della predisposizione psicologica. Nel 1903, Alimondo Ciampi inizia la sua vera e propria formazione, quando decide di iscriversi alla Scuola Libera del Nudo.

Nello stesso anno esordisce all’Esposizione annuale fiorentina con una scultura in gesso, che già mostra la sua predilezione per un modellato delicato e sobrio, in cui i volumi risultano pieni ma allo stesso tempo armoniosi.

Alla Scuola Libera del Nudo, lo scultore si lega a diversi artisti fondamentali di questa stagione toscana post macchiaiola, tra cui Lorenzo Viani (1882-1936), Llewelyn Lloyd (1879-1949) e Giulio Cesare Vinzio (1881-1940).

Le sculture dei primi anni del Novecento sono indirizzate verso la pura e semplice attenzione al vero, non soltanto nella resa introspettiva dei personaggi rappresentanti, ma anche nella scelta di raffigurare, con fedeltà alla realtà, lo sforzo fisico, il movimento dei corpi e la naturalezza delle pose, che si riscontrano non solo nei soggetti tratti dalla quotidianità, ma anche in quelli mitologici.

Questo scrive di lui l’amico Lloyd, in occasione della personale alla Galleria Pesaro, che si terrà nel 1928: «Una maggior larghezza e insieme una sintesi più robusta sono nel suo plasmare, arricchite di sentimento e rese più evidenti da una semplicità sempre maggiore nell’armonia della composizione, con la guida del temperamento, dell’istinto senza contaminazioni di cerebrali ricerche».

L’attività espositiva

Nei primi anni del Novecento, Alimondo Ciampi partecipa prevalentemente alle annuali fiorentine, ma a partire dal 1909, espone alla Biennale di Venezia, dove ritorna in tutte le edizioni degli anni Venti. Nel 1911 è presente all’Internazionale di Roma, mentre nel 1913 e nel 1914 partecipa alla Secessione romana.

Ritratti di bambini, pure figure di adolescenti, teste muliebri aggraziate ed equilibrate, nudi dalle morbide carni e dalla materia sensibile alla luce sono gli elementi essenziali della produzione dello scultore toscano.

Attivo fino agli anni Trenta, è stato sempre accolto benevolmente dalla critica dalla giovinezza alla maturità, quando presenta alle ultime esposizioni fiorentine opere ancora contrassegnate da limpida freschezza e prontezza esecutiva. Muore a Firenze ne 1939, a sessantatré anni.

Alimondo Ciampi: la scultura verista, nel segno dell’armonia e della sobrietà compositiva

Come accennato, Alimondo Ciampi, esordisce ventisettenne all’Esposizione annuale di Firenze, dove presenta un Ritratto. L’anno successivo, sempre a Firenze, espone alcune opere in gesso di grande armonia e sensibilità compositiva: AutoritrattoDa mane a sera e Problema e soluzione.

È del 1905 l’opera Stanche membra!, in cui si nota il sapiente esercizio che Alimondo Ciampi compie sul vero, soprattutto nella resa dei dettagli fisici, attentissimo ad ogni particolare movimento, affinché tutti risulti armonioso e sincero, lontano da qualsiasi artificio.

Le figure mitologiche Sirena e Narciso, compaiono all’Esposizione di Firenze del 1907, insieme ad una delle opere più famose dello scultore toscano, Latte e sangue!, che mostra, con estrema fedeltà al vero, il dolore di una giovane madre che allatta il figlio.

In riva al mare viene esposto all’Annuale di Firenze del 1908 e Autoritratto alla sua prima Biennale di Venezia del 1909. All’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 invia la delicata e raffinata scultura Il piedino ferito.

Alla Secessione romana del 1913 e del 1914 presenta, in ordine, Frammento e Ritratto, mentre alla Biennale del 1914 espone Madre!. Dopo l’interruzione dovuta alla Prima guerra mondiale, Alimondo Ciampi ricomincia a lavorare intorno al 1919, quando si occupa di alcuni monumenti funerari.

In essi si nota un’istintiva capacità di rappresentare sentimenti come il dolore, così come naturale è la sua propensione a delineare la gioia e la tenerezza nelle piccole teste di bimbi o di adolescenti.

Nel 1920 riprende ad esporre alla Biennale con Giotto, mentre all’edizione del 1922 risalgono Primo peccato e La via perduta e a quella del 1924 Piccola bagnante e Famiglia di conigli. Allo stesso tempo, partecipa alle Biennali romane e alle Quadriennali di Torino e, nel 1923, all’Esposizione d’Arte Italiana a Buenos Ayres.

Tiene poi un’importante personale alla Galleria Pesaro di Milano nel 1928. Vi espone ventinove opere tra cui Chioccia e pulcini, Preghiera della seraL’elemosina, Primavera, GiovinettaAbbandonataRimembranzeUccellini affamatiLa buona novella, MelanconiaVerso la madre, Ofelia e Il nido.

Il giardiniere, La madre del pescatore e Autoritratto compaiono alla Mostra Interprovinciale d’Arte Toscana del 1934, mentre Testina di bimbo viene esposta alla sua ultima mostra, quella dei XXXV anni del 1938 a Milano.

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