Domenico Morelli

Morelli Domenico. Studio per Le tre parche e l’ammalata - disegno 26x44 cm
Studio per Le tre parche e l’ammalata. Tecnica: Disegno

Biografia

Domenico Morelli (Napoli, 1826 – 1901) si forma al Reale Istituto di Belle Arti di Napoli, dove si iscrive nel 1836 all’età di soli dieci anni. Nel 1842 concorre per il pensionato romano e l’anno successivo ottiene il primo premio nello studio del nudo. Il 1844 è l’anno del primo premio per la pittura.
Sin dagli anni Cinquanta si afferma come pittore di storia, affrontando nella sua carriera diverse fasi tematiche e stilistiche.

Nel 1855 l’artista intraprende un lungo viaggio a Parigi insieme a Filippo Palizzi (1818-1899), Saverio Altamura (1822-1897) e Giuseppe Tipaldi, un mercante di stampe. Il motivo del soggiorno è naturalmente la volontà di visitare l’Esposizione Internazionale d’Arte.
Qui con i suoi compagni Domenico Morelli entra in contatto con le evoluzioni e i cambiamenti delle tendenze artistiche europee, da riportare poi in Italia, per dare vita alla grande fase verista.

Pittura: tra incarichi ufficiali a Napoli

Le vicende artistiche di Domenico Morelli vanno di pari passo con i suoi riconoscimenti pubblici. Nel 1868 diventa professore del Reale Istituto di Belle Arti di Napoli in cui, nel 1876, diventa direttore delle scuole di figura.

Nel 1896 viene nominato ordinatore e direttore della Galleria dell’Accademia di Belle Arti e tre anni dopo ne diventa presidente. In questi anni condivide con Filippo Palizzi la posizione critica nei confronti del rigido accademismo dell’Istituto e se ne allontana.

Fonda insieme allo stesso Palizzi il Museo Artistico Industriale di Napoli. Fino agli anni Novanta contribuisce a far sviluppare la vita e le istituzioni artistiche napoletane. Rimane attivo e nel pieno delle ricerche pittoriche fino alla morte, sopraggiunta nel 1901.

La fase accademica

Nel 1848, ancora nella fase della formazione all’interno del Reale Istituto di Belle Arti, ottiene il prestigioso pensionato artistico presso Palazzo Farnese a Roma. Supera il concorso scolastico grazie al saggio giovanile Goffredo e l’Angelo oggi conservato a Napoli presso la Galleria dell’Accademia.
Il pensionato viene svolto dall’artista solo tra Firenze e Napoli per questioni politiche. Siamo nel 1848, anno di moti e fermenti rivoluzionari, che non permettono a Domenico Morelli di partire effettivamente per Roma.

Contenuti letterari e biblici

In questi anni Domenico Morelli realizza diverse opere di soggetto romantico-letterario o biblico. Ritroviamo in questi saggi soggetti tratti dal Corsaro di Byron (Corsari sulla spiaggia, Addio a Medora) e temi agiografici cristiani risalenti ai primi secoli del culto (I martiri cristiani portati dagli angeli, Un neofita cristiano sulla tomba di un martire nelle catacombe).
Sono tutte opere eseguite nel 1848 e conservate nel Museo di Capodimonte.

I Martiri cristiani è un dipinto forte e coinvolgente che narra l’ascensione al cielo dei martiri Giustina e Cipriano. Il tema biblico è accompagnato già da una notevole propensione dell’artista verso una scelta cromatica moderna e meno accademica di quanto si possa pensare.

I toni scelti per i martiri e gli angeli si stagliano nell’azzurro limpido del cielo giocando su un contrasto veramente naturale e delicato, quasi veneto. Inoltre non si può non far caso all’uso del rosso, verde e bianco, chiaro riferimento alla nascente bandiera italiana.

Ma il riferimento è anche un altro. I martiri cristiani possono essere in qualche modo accostati, per il sacrificio e l’impegno, ai caduti dei moti rivoluzionari durante primi focolai dei Risorgimento.

I temi storici di matrice hayeziana

All’inizio degli anni Cinquanta risale il primo cambiamento nella produzione di Domenico Morelli . Comincia a dipingere quadri di soggetto romantico e storico ispirati alla scuola di Francesco Hayez (1791-1882), sia dal punto di vista stilistico che narrativo.

Ne sono esempi: Il Tasso che visita la sorella a Sorrento, Pia de’ Tolomei, Savonarola predica contro la Bentivoglio. A partire dal 1854 Morelli si concentra invece su eventi biografici degli artisti del Rinascimento italiano ed europeo: Tiziano che dipinge la Danae, Antonio Solario che spia dietro la porta, Van Dyck e la Brignole, La conversazione di Vittoria Colonna con Michelangelo.

Il verismo storico

Gli iconoclasti

Il 1855 segna un momento di svolta per Domenico Morelli: è l’anno in cui dipinge Gli iconoclasti, opera che rappresenta la persecuzione di San Lazzaro nella Bisanzio dell’VIII secolo, quando l’imperatore vieta il culto dell’immagine con l’iconoclastia.

Anche qui vi è un chiaro richiamo alle censure antirivoluzionarie e contemporanee dei Borbone a Napoli. L’opera gli porta un enorme successo e chiude la fase giovanile della sua carriera e ne inaugura un’altra. Questa  viene aperta dal viaggio a Parigi dove presenzia all’Esposizione Internazionale.

La conseguenza delle novità apprese a Parigi è naturalmente la produzione di un gran numero di dipinti storici. In queste opere inserisce dettagli e visioni dal vero che gli permettono di renderli contemporanei e al passo con le più moderne espressioni veriste.

Queste nuove concezioni erano già state concepite a Napoli attraverso il contatto con i Palizzi e con Altamura. Frutto di questo periodo sono: Mattinata fiorentina (1856), I Freschi a Venezia (1859), Un episodio dei Vespri siciliani (1860), Il conte di Lara (1861), Il menestrello al torneo (1869).

«Cose, non viste, ma immaginate e vere all’un tempo»

Sono questi gli anni in cui più si rivela su tela il grande principio morelliano di «rappresentar figure e cose, non viste, ma immaginate e vere all’un tempo». Quindi, l’unione di immagini frutto della realtà per la loro resa pienamente aderente al vero, ad avvenimenti della letteratura, dell’immaginazione, della storia.

Le due versioni di Tasso che legge la Gerusalemme Liberta ad Eleonora d’Este (1862 e 1865) rispondono proprio a questa concezione.
Torquato Tasso ed Eleonora D’Este sono realmente esistiti e veramente si frequentavano, ma Domenico Morelli ha immaginato un momento non documentato storicamente, che li immortala in un istante di quotidianità, unendo il vero della reale ambientazione domestica, all’immaginario dell’evento e della resa psicologica dei personaggi.

L’orientalismo

Con l’opera Le Marie al Calvario si apre l’ultima fase della produzione di Morelli, caratterizzata da attenti studi sulla Bibbia, sul Corano e sui Vangeli.
Questo spiccato interesse per il mondo arabo e mediorientale era profondamente condiviso con l’amico Mariano Fortuny (1838-1874) che aveva intrapreso il primo viaggio a Napoli nel 1863 proprio per conoscere Morelli, già ammirato all’Esposizione di Firenze del 1861.

Fortuny prende da Morelli soprattutto il cromatismo e il tonalismo così delicati e poi trasformati nel suo specifico tratto movimentato e impalpabile. Mentre Morelli, seppure legatissimo all’amico, non ne condivide il successo di mercato nell’ottica Goupil, ma rimane affascinato dalle narrazioni esotiche e uniche nel loro genere.

I dipinti dal sapore simbolista

Morelli non compirà mai un viaggio in oriente, ma la sua consueta ricerca di verità lo spinge a realizzare dipinti dal sapore simbolista e onirico, sempre però saldamente ancorati alla ricerca filologica, per questo legge Lives of Mohamet and his successors di Jonathan Irving (1850) e Vita di Gesù di Renan, oltre che la Bibbia e il Corano.

Uno studio perfettamente eseguito, tanto da rendere simili spesso figure del primo cristianesimo e figure islamiche, perché nate effettivamente in parti non troppo distanti del mondo.
In questa lettura sta l’elemento veramente moderno e rivoluzionario della poetica di Morelli, l’annullamento delle distanze religiose e la loro unione in senso mistico.

I dipinti di questa fase sono Gli ossessi (1873-1876), Thalita cumi (1874), Cristo deriso e La figlia di Jario (1875), oltre che La Madonna della Scala d’oro.

Le tentazioni di Sant’Antonio

Al 1878 risale Le tentazioni di Sant’Antonio, conservato alla Galleria Nazionale di Roma, un episodio situato nel lontano oriente tanto amato da Morelli, come emerge da un’intervista della fine dell’Ottocento: «Se chiudo gli occhi, io penso, sento, vivo in Oriente».

Sant’Antonio è sì immerso in un’atmosfera trasognata, ma assolutamente vera è la tentazione della donna che emerge quasi realmente da sotto la stuoia o dalla parete di roccia dietro di lui.

Al 1882 bisogna datare la serie coranica: La preghiera prima della battaglia, Le donne cadute risorgono purificate dalle acque del Bosforo, La preghiera nel deserto.

A partire dal 1885 riprende a studiare l’arte antica poiché gli viene commissionata la nuova facciata del Duomo bizantino di Amalfi, studio che lo porta anche a realizzare gli affreschi bizantineggianti di Palazzo Nunziante.

Gli ultimi anni di attività di Morelli sono caratterizzati da un ritorno a temi mistici, come testimoniano le illustrazioni della Bibbia di Amsterdam, Gli amori degli angeli (1886), Gesù nel deserto (1893-1895), oltre che le varie versioni del Cantico dei Cantici.

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