Giorgio Kienerk

Giorgio Kienerk. Dolore, 1898. Tecnica: Olio su tela
Dolore, 1898. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Giorgio Kienerk (Firenze, 1869 – Fauglia, 1948) si forma nell’ambiente macchiaiolo e in particolare frequenta lo studio di Adriano Cecioni (1836-1886). Inizia, infatti, la sua carriera proprio come scultore, presentando alla Promotrice fiorentina del 1886 due busti. Nello stesso anno, Kienerk affronta la morte di Adriano Cecioni.

Il legame con i macchiaioli

La scomparsa del maestro, conduce Giorgio Kienerk ad affiancarsi a Telemaco Signorini (1835-1901) e dunque alla pittura di macchia. Kienerk, però, appartiene alla generazione successiva a quella dei pittori macchiaioli, per cui è fortemente attratto anche dal Divisionismo di Plinio Nomellini (1866-1943). Unendo dunque lo studio del colore macchiaiolo con la pennellata e la luce divisioniste, Giorgio Kienerk dà vita a soluzioni pittoriche personalissime.

Uno dei suoi modelli di riferimento rimarrà comunque per molto tempo Silvestro Lega (1826-1895), soprattutto per la scelta di tematiche ed ambientazioni intime e silenziose, quelle del raccoglimento domestico tanto narrato da Lega nel periodo profondamente lirico della Scuola di Piagentina.

La svolta di Giorgio Kienerk avviene soprattutto dopo la sua partecipazione alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze del 1896. Il clima artistico è estremamente stimolante per lui: si confronta con la pittura internazionale, ed in particolare con il simbolismo europeo. A questo punto, il linguaggio divisionista del pittore fiorentino si arricchisce di suggestioni poetiche e simboliche.

Kienerk illustratore

Contemporaneamente, Giorgio Kienerk si dedica all’attività di illustratore, assecondando il tratto secco e spezzato delle Secessioni nordiche. Influenzato anche dalla linea disegnativa delle stampe giapponesi, l’artista collabora con alcune riviste come “Fiammetta”.

Lo sviluppo del suo segno in senso europeo si nota però particolarmente nelle tavole realizzate per la rivista “La Riviera Ligure”, dove sembra ispirarsi al simbolismo conturbante di Fernand Khnopff (1858-1921). Ora popola le sue illustrazioni e i suoi dipinti di femme fatales dal significato enigmatico, ambiguo, oscuro.

Il soggiorno a Parigi e il trasferimento a Pavia

Nel 1903, Giorgio Kienerk, desideroso di confrontarsi con il clima pittorico europeo e con le sue ricerche nell’ambito dell’incisione e della pittura simbolista, soggiorna a Parigi. Sono gli anni in cui il pittore aderisce pienamente ai modi della Secessione e poi del Liberty italiano, ottenendo un grandissimo successo alle esposizioni.

Partecipa alle Biennali di Venezia e alle mostre internazionali senza sosta. Rientrato in Italia nel 1905, diventa direttore della Civica Scuola di Pittura a Pavia, dove rimane fino al 1936. A questo punto, Kienerk comincia a lavorare in maniera più appartata, lontano dai riflettori delle esposizioni.

Questo cambiamento lo porta a studiare più approfonditamente l’incisione e soprattutto a tornare ad espressioni legate alla pittura en plein air. Torna alle origini, alla campagna toscana, alla narrazione dell’intimità domestica, sempre assecondando il tratto divisionista.

Negli ultimi anni, ciò che emerge di più dalle tele di Giorgio Kienerk è lo studio della luce e delle sue trasformazioni, e soprattutto un ritorno alla solennità della macchia. Terminato l’incarico di direttore a Pavia, si ritira a Fauglia, vicino Pisa, dove muore nel 1948, a settantanove anni.

Giorgio Kienerk, dalla pittura di macchia al simbolismo divisionista

Giorgio Kienerk esordisce alla promotrice di Firenze del 1886 come scultore, con un Ritratto e Ragazzo. La traccia lasciata in lui dal maestro Cecioni è ben visibile. Ma quest’ultimo muore proprio nel 1886, momento in cui il giovane pittore comincia ad avvicinarsi alla pittura di macchia, accanto a Signorini e Lega.

Nel 1888 espone a Firenze alcune Pagine di album, disegni tratti dal vero, insieme ad alcuni Studi dal vero e al dipinto Colli fiesolani. Il tratto macchiaiolo con lo studio della luce e degli effetti cromatici caratterizza questa prima fase di Giorgio Kienerk, legatissimo alle tele intimiste di Silvestro Lega.

Alla Promotrice fiorentina del 1889 presenta Via Frusa, L’addipanatrice, Fra gli sparagi, Al sole e Ricamando, dipinti che ricalcano temi tipicamente macchiaioli. Ma siamo alle soglie degli anni Novanta dell’Ottocento e Giorgio Kienerk comincia a sperimentare la tecnica divisionista, influenzato da Nomellini e da Ferruccio Pagni (1866-1935).

La luce viene analizzata in tutte le sue sfaccettature, come si nota dai dipinti esposti nel 1891 a Firenze, Pioggia e nebbia, Mattina e Arno (mattino d’estate). Alla Festa dell’Arte e dei Fiori del 1896 presenta tre Ritratti e soprattutto sei disegni elaborati sul tema dei Satiri e Fauni della vasca del Nettuno in Piazza della Signoria a Firenze.

Le tematiche simboliste e conturbanti

Nel contesto dell’esposizione, Giorgio Kienerk si avvicina inevitabilmente al simbolismo internazionale, e già alla fine degli anni Novanta questo passaggio è ormai netto. L’inquietante dipinto Dolore che ricalca certamente temi e stilemi della Secessione tedesca compare alla Promotrice di Torino del 1898, insieme a Luna e Ritratto.

Alla Biennale del 1899 compare La vergognosa, mentre a quella del 1901 l’enigmatico Silenzio, dipinto che dimostra la piena adesione di Giorgio Kienerk al simbolismo. Così come avviene nel Ritratto di Irma Gramatica esposto alla Biennale del 1903, in cui unisce tecnica divisionista a umori preraffaelliti.

Il soggiorno parigino dello stesso anno conduce il pittore ad approfondire ancora di più questi elementi, tanto da presentare alla Biennale del 1907 una sorta di polittico dal titolo Sconforto – Ritratto – Bigliardo – Ritratto.

Dopo il trasferimento a Pavia, Giorgio Kienerk sembra ritornare allo studio del paesaggio e ad una ricerca condotta in modo personale e appartato. Partecipa alla Biennale ancora per due edizioni soltanto, con Mattino del 1912 e con La nonna del 1914.

L’ultima esposizioni importante cui prende parte è la Fiorentina Primaverile del 1922, in cui presenta Intorno a casa e Lavorando al fresco. Dipinti questi che mostrano come il suo interesse sia ritornato sugli esempi macchiaioli, sullo studio della luce e del colore.

Agli anni Venti appartengono dipinti come Tramonto toscano, Pagliai al tramonto e La pergola, intimi, silenziosi, quasi appartenenti ad una fase segreta della sua pittura.

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