Silvestro Lega

Silvestro Lega. Contadine del Gabbro - Olio su Tavola, 34,5 x 60,5 cm
Contadine del Gabbro. Tecnica: Olio su Tavola

Biografia

Silvestro Lega (Modigliana, 1826 – Firenze, 1895) nasce nella provincia emiliana. Si trasferisce a Firenze all’età di 17 anni ed inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti seguendo i corsi di Giuseppe Bezzuoli (1784-1855). A partire dal 1844 decide di dedicarsi allo studio del nudo e di frequentare lo studio del pittore purista Luigi Mussini (1813-1888).

La scuola di Luigi Mussini

Ben presto, partecipa alla nascita della scuola che quest’ultimo apre insieme Franz Adolf Sturler (1802-1881) a Sant’Apollonia. La scuola si concentra prevalentemente sullo studio e la diffusione del purismo ingresiano. È proprio in questa occasione che Silvestro Lega stringe amicizia con i compagni di corso Emilio Lapi (1822-1898) e Luigi Norfini (1825-1909).

Il Caffè Michelangelo

Silvestro Lega partecipa insieme ai suoi amici ai moti del ’48. L’anno successivo compone il suo primo quadro di storia. Tra a fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta comincia a frequentare il Caffè Michelangelo.

Affianca così i temi storici ad un utilizzo molto sapiente della luce e del suo effetto sulla composizione del dipinto. Da questo momento in poi avviene un cambiamento nella scelta tematica. Ora le protagoniste non sono più le storie del passato, ma scene di intimità domestica rese con grande creatività.

Il rapido successo e la malattia agli occhi

Nel corso degli anni Settanta avviene la sua definitiva consacrazione. Purtroppo nel 1870, proprio quando ottiene il maggior successo di critica e di pubblico, muore di tisi Virginia Batelli. Si tratta della figlia di Spirito Batelli, l’editore che ospitava Silvestro Lega nella sua casa di Piagentina.

Il pittore, profondamente innamorato della donna, cade in una piccola crisi che lo porta a tornare nella sua città natale in Emilia, Modigliana.
Quando nell’intimità del piccolo paese comincia a dedicarsi di nuovo alla pittura, avverte i primi disturbi agli occhi, che lo porteranno piano piano negli anni a perdere la vista.

Queste difficili condizioni di salute rendono ancora più profonda la crisi depressiva nata a causa della morte di Virginia. Nonostante ciò riesce a riprendersi in breve tempo, tanto che nel 1875 è di nuovo a Firenze per aprire una galleria con Odoardo Borrani (1833-1905).

I soggiorni a Gabbro e gli ultimi anni

Negli anni Ottanta, grazie ad un suo allievo conosce la famiglia Bandini, proprietaria di un terreno con villa a Gabbro, nelle colline livornesi. Qui Silvestro Lega passa molti giorni in compagnia dei suoi amici. Dipinge molto e impartisce lezioni di pittura alla figlia dei Bandini.

In questi anni la sua pittura raggiunge una maturità e un’intensità veramente profonde che lo differenziano dalle fasi precedenti. Nel 1894 muore di cancro allo stomaco nell’ospedale San Giovanni di Dio a Firenze.

Silvestro Lega. Gli esordi 

La pittura di storia

Alla fine del 1849, dopo aver partecipato l’anno prima, ai moti rivoluzionari, conosce Antonio Ciseri (1821-1891) che lo sprona a dipingere il suo primo quadro, L’incredulità di San Tommaso. Nel 1851 espone all’Accademia Velleda, un soggetto tratto da I martiri cristiani di Chateaubriand, poi esposto alla Promotrice del 1852.

In questo stesso anno Silvestro Lega vince il concorso triennale organizzato dall’Accademia con il quadro David che placa Saul al suono della cetra.

Il breve rientro a Modigliana

Dopo aver vanamente tentato di realizzare un’opera tratta dal sonetto dantesco Tanto gentile e tanto onesta pare, lascia il capoluogo toscano per tornare a Modigliana. Qui gli viene affidata la decorazione di quattro lunette dell’oratorio della Madonna del Cantone: nel 1858 dipinge la Peste e la Carestia, termina invece molto più tardi il Terremoto e la Guerra (1863).

Nel paese natale Silvestro Lega si dedica all’arte del ritratto rappresentando anche il fratello Ettore in una delle sue prove più riuscite, in cui si sentono ancora gli echi degli insegnamenti puristi di Luigi Mussini ma in cui si fa preminente la ricerca della resa psicologica del soggetto, ne è un esempio il Ritratto di giovane del 1859, dedicato a don Giovanni Verità.

A partire dal 1859 si fa più assidua la sua presenza nelle esposizioni nazionali. Presenta la Battaglia di Varese al concorso di Ricasoli, Garibaldi a Varese alla Promotrice del 1860, Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia all’Esposizione Nazionale di Firenze dell’anno successivo.

La pittura di macchia

Già nel dipinto sopra nominato comincia a delinearsi l’interesse nei confronti della resa luministica e coloristica della scena. Non a caso è proprio dall’inizio degli anni Sessanta che Silvestro Lega frequenta assiduamente il Caffè Michelangelo.
Questi sono gli anni della fervente realizzazione di molte opere dal sapore unico e assolutamente personale.

Ottiene  un discreto successo cominciando a dedicarsi ad opere ispirate all’ambiente domestico e borghese della famiglia della fidanzata Virginia Batelli.
Tra il 1866 e il 1868 dipinge alcuni capolavori caratterizzati da una grande intensità emotiva e dalla resa della luce che filtra attraverso pertugi e foglie con una realtà impressionate, come ne Il pergolato.

Dello stesso periodo sono La curiosità, Il canto dello stornello, La lettrice e La visita. Dipinto meraviglioso in cui i toni spenti e chiari di una grigia giornata invernale pervadono di una leggera malinconia l’intera composizione.
È dominata al centro da un gruppo di donne, delicate macchie scure intente a salutarsi all’inizio di una visita di cortesia.

La ritualità dell’intimità domestica

Bisogna datare al 1870 la sua completa affermazione come pittore, quando vince la medaglia d’argento a Parma grazie al quadro Bambine che giocano alle signore (1865).

Dopo aver aperto la Galleria e Firenze insieme a Borrani, nel 1875, Silvestro Lega conosce il pittore Adolfo Tommasi (1851-1933) che lo incita costantemente a inviare le sue opere alle mostre nazionali e internazionali.

Nel 1878 partecipa all’Esposizione Universale di Parigi con Il cuoco e due anni dopo prende parte alla I Mostra Internazionale della Società Donatello, presentando Una scena di famiglia.

I dipinti di questi anni sono pervasi da una malinconia che proviene molto probabilmente dal peggioramento della malattia agli occhi e dal fallimento della galleria aperta con Borrani.
Le caratteristiche della borghesia che ritrae sono quelle ispirate alla famiglia Bandini che lo ospita a Gabbro: semplicità, delicatezza e intimità domestica.

Negli ultimi dipinti la nitidezza di matrice purista che aveva caratterizzato la sua particolare interpretazione della macchia, lascia il passo ad una pennellata veloce e più consistente, ricca di materia pittorica sui toni caldi del giallo o forti del rosso.

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