Alfredo Müller

Alfredo Müller. L’Addormentata. Tecnica: Olio su tela
L’Addormentata. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Alfredo Müller (Livorno, 1869 – Parigi, 1939) nasce da una ricca famiglia di mercanti di cotone. Molto giovane, si sposta da Livorno a Firenze per studiare pittura negli studi di Giuseppe Ciaranfi (1838-1902) e di Michele Gordigiani (1853-1909).

Presso di loro apprende la pittura di storia e il ritratto e si inoltra ben presto in una pittura che unisce soggetti storici a paesaggi di matrice post macchiaiola. In effetti esordisce all’Esposizione di Livorno del 1886 con una serie di dipinti che lo affiancano a pittori come i fratelli Tommasi.

Il trasferimento in Francia

Dopo una grave crisi finanziaria che mette in ginocchio la sua famiglia, Alfredo Müller si trasferisce a Parigi, proprio insieme ai genitori. Nella città francese continua ad approfondire la sua formazione, negli atelier degli eleganti pittori François Flameng (1856-1923) e Carolus Duran (1837-1917).

Tra la fine degli anni Ottanta e il primo decennio del Novecento, il pittore vive tra Parigi e la campagna nei pressi di Barbizon. Continua comunque ad avere contatti con l’Italia, dove espone con regolarità, in particolare a Firenze.

Il suo trasferimento in Francia lo fa allontanare gradualmente dal verismo post macchiaiolo e lo fa avvicinare invece alla dominante moda del tardo Impressionismo. Si lega quindi ad una pittura veloce, dinamica ed elegante allo stesso tempo, spesso costituita dal tratto costruttivo che si può identificare con lo studio accurato di Cézanne, con cui stringe amicizia.

Alfredo Müller partecipa con assiduità ai Salons parigini ed entra a far parte della Società degli Artisti Indipendenti, prendendo piano piano le distanze dai riferimenti italiani come Giovanni Fattori (1825-1908), peraltro deluso dalla svolta post impressionista del giovane pittore.

Il rientro in Italia e la fase déco

Nel 1914, allo scoppio della guerra, il pittore è costretto a rientrare in Italia, sempre più intriso del tratto cézanniano. Si stabilisce prima a Taormina e poi a Settignano, facendo la spola con il suo studio di Firenze. Partecipa alle più importanti rassegne fiorentine e nel 1922 tiene una mostra personale presso la Galleria Pesaro di Milano, con più di cento opere.

Partecipa poi a diverse edizioni della Biennale di Venezia, fino al 1930, senza mai partecipare al clima di ritorno all’ordine imperante in tutti gli anni Venti. Anzi, se si deve cercare un cambiamento in Alfredo Müller, si trova sicuramente in una svolta déco, soprattutto per quanto riguarda la sua produzione di incisioni.

Nel 1930 si trasferisce di nuovo a Parigi, lavorando soprattutto per alcune riviste come “Le Courier Français”. Muore proprio a Parigi nel 1939, a settant’anni.

Alfredo Müller, dalla pittura di storia al post impressionismo

Allievo di Ciaranfi e Gordigiani, Alfredo Müller inizia a dipingere proprio nel solco della pittura di storia. Esordisce a Livorno nel 1886 con L’aspettativa, Moschettiere, Michelangelo bambino, e alcune vedute di impostazione macchiaiola, come Pressi di Pistoia.

Con il trasferimento a Parigi è inevitabile l’avvicinamento del pittore alle espressioni del tardo impressionismo, anche se frequenta l’atelier di due maestri dell’accademismo come Flameng e Duran. Continua ad esporre comunque in Italia, dimostrando a poco a poco l’evoluzione del suo linguaggio verso una linea e un colore post impressionista.

Nel 1890 presenta a Firenze Sole di mattina, Ritratto, Sole d’aprile, Chrysanthème, Marina (vibrazioni in bianco, giallo, azzurro) e Interno chiaro. All’esposizione dell’anno successivo invia invece Ritratto scuro, The giapponese, Estate e Ritratto. In questa fase, passa dall’osservazione degli Impressionisti come Monet allo studio del pointillisme, approdando poi ad un post impressionismo del tutto incentrato sullo studio di Cézanne.

Rientrato in Italia, nel 1914 tiene una sala personale alla Secessione romana, presentando undici opere tra cui il doppio ritratto Pissarro e Cézanne, Natura morta, sei vedute di Taormina, Girgenti – Tempio della Cancordia e La Senna a Villennes.

Gli anni Venti

Per niente attratto dal ritorno all’ordine, negli anni venti continua sulla strada del cromatismo sintetico e personale di matrice impressionista, come si nota dai dipinti esposti nel 1921 a Milano presso la Mostra Arte Italiana Contemporanea. Si tratta di Village de Triel, Moret sur Loing e Il risveglio.

Alla Fiorentina Primaverile del 1922 Alfredo Müller espone invece L’appuntamento, Donna nuda addormentata, La fuga, Il geloso, Le arlecchine e Il labirinto, dipinti che concedono già qualche passo alla poetica déco. La fuga in particolare, con il nucleo centrale scuro della carrozza con i cavalli, presenta il segno grafico e le tinte piatte tipici dell’Art déco.

Sempre nel 1922, tiene una personale alla Galleria Pesaro. Tra le cento opere esposte vi sono: Il molino, L’inondazione, I tetti rossi, Quiete, Vecchie case, Mare d’opale, Nebbia sul mare, I grandi occhi viola, L’addormentata, Il ritorno, Il complotto, L’appuntamento, Arabeschi, La vergogna e Scherzo.

Nel 1926 partecipa alla Biennale di Venezia con alcuni paesaggi, Via del pianerottolo a Settignano, Ulivi al mattino, Pagliaio e ulivi. Nudo nel bosco e La casa di Desiderio da Settignano compaiono invece alla Biennale del 1928. Partecipa all’ultima Biennale del 1930 con Viella della Capponcina a Settignano e Il grande mulino – Olanda, per poi partire di nuovo per la Francia.

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