Pompeo Mariani

Pompeo Mariani. Porto di Genova di Notte. Tecnica: Olio su tela
Porto di Genova di Notte. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Pompeo Mariani (Monza, 1857 – Bordighera, 1927) è nipote di Mosè Bianchi (1840-1904) grazie a cui inizia a dipingere.
Gli anni sono quelli molto stimolanti della Scapigliatura milanese, quando il giovane Pompeo inizia a prende lezioni da Eleuterio Pagliano (1826-1903) e si lega sempre di più alla figura dello zio, che sarà una persona importantissima per gran parte della sua carriera.

Non è un caso che nella pittura di Mariani vi sia molto dei modi di Mosè Bianchi, uniti a quelli di Sebastiano De Albertis (1828-1897) e di Giuseppe De Nittis (1846-1884).

Mariani, infatti, si fa interprete di una pittura dai toni incredibilmente freschi e frizzanti, caratterizzata da una pennellata veloce e dinamica, che si esprime sia nei paesaggi che nei dipinti di figura e di vita contemporanea.

Il viaggio in Egitto

I luoghi prediletti della sua pittura sono quelli attorno Milano: Monza, il Lago Maggiore, la Liguria. Ma nel 1881, compie un viaggio in Egitto insieme a Sallustio Fornara (1852-1922) e ad Umberto Dell’Orto (1848-1895). Ne trae una serie di impressioni e vedute e soprattutto ne riporta una certa sensazione di esotismo che più volte riaffiorerà nelle sue opere.

Questo viaggio spinge Mariani ad esporne i risultati presso le mostre di Torino, Milano e Genova, in cui si può contare la sua partecipazione per molti altri anni. Sarà, infatti, regolarmente presente alle principali rassegne italiane, fino agli anni Venti del Novecento, raggiungendo sempre un notevole riscontro di critica e di pubblico.

Il successo e i riconoscimenti

I suoi paesaggi, le caratteristiche marine, i ritratti e le scene sono sempre caratterizzati da quella pennellata guizzante e rapida che però non manca mai di tenere conto attentamente del dato reale. Nel 1900, proprio per i suoi meriti artistici, Pompeo Mariani viene nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione Consigliere dell’Accademia di Brera.

Nei primi anni del Novecento si dedica con passione all’acquaforte e al monotipo e dopo alcuni anni tra Milano e Monza, decide di stabilirsi definitivamente in Liguria, a Bordighera. Sono gli anni della maturità, in cui decide di dedicarsi molto di più ad una pittura mondana che racconti la vita della costa e dei casinò e dei caffè di Montecarlo.

A questo punto, Pompeo Mariani si fa narratore di una belle époque i cui protagonisti mostrano eleganza e benessere. Il primo decennio del Novecento porta al pittore una serie di importanti personali presso la Biennale di Venezia del 1905 e alla Mostra Nazionale di Milano per il Traforo del Sempione del 1906.

Importantissima, poi, sarà la sua personale del 1923, con più di trecento opere, presso la Galleria Pesaro di Milano. Generoso verso gli artisti delle nuove generazioni, muore a Bordighera nel 1927, a settantanni.

Pompeo Mariani: una pittura briosa e spedita, tra paesaggi, marine e scene

L’esordio di Pompeo Mariani risale all’Esposizione di Torino del 1881, al ritorno dal suo viaggio in Egitto. Vi presenta infatti sia paesaggi che provengono dalle sue peregrinazioni dei dintorni di Milano, sia impressioni esotiche: Dalla mia finestra, Impressione del Monte Rosa, La bottega del sarto (bazar del Cairo, 1881), Nella segale.

Si nota già da questi dipinti come spesso Pompeo Mariani si serva della fotografia per osservare al meglio il ruolo della luce e tradurlo nelle sue composizioni. Ne risultano lavori estremamente veloci e dinamici, sempre fedeli comunque al mimetismo della realtà.

Nel 1883 partecipa prima all’Esposizione di Firenze con Tramonto in giardino, Vecchio lupo di mare, Vento in poppa o alba nel porto di Genova e Arrivo in porto di un vapore, poi a quella Nazionale di Roma con Bosco nel parco di Monza, 27 studi di rimembranze d’Oriente, 16 ricordi del mio viaggio in Egitto e Sul Nilo.

Questa lunga serie di studi e impressioni garantisce al pittore monzese un grandissimo successo e gli assicura la partecipazione, da questo momento in poi, alle più importanti e prestigiose rassegne italiane ed europee. Il 1884 è l’anno in cui riceve il Premio Principe Umberto per Il saluto del sole morente.

Nel 1887 prende parte alla Nazionale di Venezia con L’onda, Ritratto, Notte chiara, Il guado e D’autunno cadon foglie. I suoi variegati dipinti che spaziano dalle marine, alle scene di interno, ai ritratti piacciono alla critica e al pubblico, attratto da queste pennellate ricche e vivaci, energiche e veloci.

Narratore della contemporaneità, non solo mondana, ma anche lavorativa, Pompeo Mariani presenta alla Mostra Nazionale di Roma del 1893 Lancia italiana – Feste colombiane, L’innamorata del mare e Umberto I re d’Italia entra in Genova l’8 settembre 1892. Alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze del 1896 invia invece Nei boschi del Ticino, In risaia, Tranquillità profonda – il pescatore e Le mondine in riposo.

Il narratore della belle époque: una dinamica scioltezza creativa

Nel 1900 Pompeo Mariani inizia a praticare l’acquaforte ed il monotipo, infatti partecipa alla Biennale dei Venezia del 1905, con trentanove opere tra dipinti e stampe in bianco e nero. Tra di esse vi sono L’uscita dal teatro, Cena allegra, Tramonto nel porto, Silenzio notturno, Pensiero angoscioso, brume vespertine, L’arrivo dei pescatori, Bufera nel porto e Ritiro delle reti.

Nel 1906, all’Esposizione di Milano, oltre ad organizzare un’antologica per suo zio Mosè Bianchi, morto solo due anni prima, tiene anche una sua personale con ventitré opere. Ne sono esempio Vita milanese, Ortensie (monotipi), In costume (monotipi), Impressione ed altri monotipi.

Dopo il trasferimento a Bordighera diventano molto più presenti, nella produzione dell’artista lombardo opere dal gusto contemporaneo. Si tratta di impressioni fresche e movimentate della vita mondana della riviera Ligure, con i suoi caffè e i giocatori, ripresi in vari atteggiamenti a Montecarlo. Alla Biennale del 1914 presenta infatti Nelle sale di Montecarlo, Teste ombrate e Impressione.

Nel 1923 Pompeo Mariani tiene la sua ultima, grandiosa personale alla Galleria Pesaro di Milano. Espone più di trecento opere riassuntive della sua carriera, tra cui Dopo la pioggia, Sulla spiaggia, La raccolta delle olive, Lusso, Ritorno dalla pesca, Garden party.

E ancora, Lavandaie – Lago Maggiore, Ricordo di Bordighera, Effetto di sole al tramonto, Hotel de France a Ventimiglia, Gli emigranti nel porto, Al casinò, Ballo mascherato e Nel foyer.

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