Umberto Veruda

Umberto Veruda. Ritratto di Svevo con la Sorella Ortensia (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela
Ritratto di Svevo con la Sorella Ortensia (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Umberto Veruda (Trieste, 1868 – 1904), nato in una agiata famiglia borghese, manifesta precocemente l’attitudine alla pittura. Prima studia a Trieste, ma ben presto i genitori lo iscrivono all’Accademia di Monaco di Baviera, dove rimane dal 1884 al 1886.

Molto importante per Veruda, più che l’ambiente accademico, è la conoscenza del pittore impressionista Max Liebermann. Inoltre il giovane, curioso e desideroso di imparare, frequenta assiduamente i musei di Monaco, dove studia Tiziano, Velásquez, Rembrandt.

I viaggi di studio: Parigi, Roma, Venezia

Nel 1887 si trasferisce a Parigi e vi rimane per sei anni. A questo periodo risalgono le prime opere, molto attente al tonalismo, proprio sulla scia del Cinquecento veneziano. Il contatto con i pittori parigini Fleury e Bourgereau non influisce particolarmente sul suo linguaggio.

Almeno non tanto quanto sarà importante invece l’influenza della pittura di Mariano Fortuny (1838-1874). Ne viene a conoscenza quando, grazie al premio Rettmeyer, nel 1889 riesce a compiere un viaggio di studio a Roma della durata di tre anni.
Nella Capitale sicuramente riceve anche l’influsso di Antonio Mancini (1852-1930), passato naturalmente dalla lezione fortuniana.

Dopo un soggiorno di due anni a Venezia, Umberto Veruda ritorna a Trieste. In questi ultimi anni dell’Ottocento stringe un importante rapporto di amicizia con Italo Svevo. Si fa interprete di una pittura che risente degli influssi della scuola napoletana, ma sempre permeata dal colorismo veneziano.
Ne risultano così ritratti, scene di genere e paesaggi dal cromatismo vibratile e acceso, che non perdono mai di vista la base realista.

Gli anni viennesi

Non sentendosi pienamente apprezzato dalla critica e dai collezionisti triestini, nel 1897 si trasferisce a Vienna, dove finalmente ottiene il successo sperato. Da Vienna si sposta frequentemente a Parigi, Monaco, Budapest e Londra, approfondendo soprattutto il disegno da affiancare alla sua già matura espressione cromatica.

Gli ultimi anni segnano il completo sviluppo del linguaggio di Umberto Veruda, che è ormai contrassegnato da una pittura sincera nel disegno, ma vivida e movimentata nel colore. Purtroppo, nel 1904, mentre è ospite di Svevo a Burano, viene colpito da un attacco di appendicite che lo porterà alla morte nei giorni seguenti a Trieste, a soli 36 anni.

Umberto Veruda. Ritratti e scene di genere

Al 1887, mentre Umberto Veruda è a Parigi, si datano le prime opere Ritratto di Garzolini, Ritratto di Ludovico Diem. In queste prime prove si ritrovano sia la lezione di Liebermann ricevuta a Monaco, sia quella di Fleury ricevuta a Parigi.
Già si nota però un’attenta ricerca cromatica che proviene sicuramente dall’osservazione della tradizione pittorica veneta.

Il soggiorno a Roma: l’influenza di Mancini e Fortuny

Nel 1889, Umberto Veruda si reca a Roma, dove viene fortemente influenzato sia dalle tracce lasciate da Mariano Fortuny, sia dalla presenza di Antonio Mancini.
Le opere di questo periodo risultano infatti permeate da un evidente realismo e vengono per questo ampiamente apprezzate da Domanico Morelli (1826-1901).
Si tratta di una serie di ritratti, Miserere e soprattutto di Sii onesta!, dipinto oggi conservato presso la Galleria Nazionale di Roma.

Viene premiato all’esposizione annuale del 1889 per l’intenso realismo e la vibrante sensazione che trasmette la pennellata che unisce toni luminosi a toni scuri. L’influenza di Mancini è evidente, anche nel dipinto del 1891 Sansone alla macina che reca in sé sia il realismo napoletano che il cromatismo veneto, tipico del pittore.

Salda volumetria e una vibrante pennellata

Rientrato a Trieste, rafforza ancora di più il tonalismo di cui ormai fa una cifra caratteristica. Umberto Veruda si fa interprete di leggeri soggetti di genere, la tavolozza assume toni più chiari e variegati, le tele risultano molto luminose. Di questo periodo sono Italo Svevo con la sorella Ortensia del 1893, Terzetto e Fè d’altra vita.

Ma Trieste non lo soddisfa, quindi si trasferisce a Vienna, ottenendo un immediato successo. Realizza qui il Ritratto dell’attore Sonnenthal. A Londra quello della Duchessa Marlborough, a Parigi, vivendo nel Quartiere Latino entra in contatto con Paul Verlaine e si dedica intensamente allo studio del disegno.

Ne risulterà una felicissima congiunzione tra salda e sincera volumetria della figura, unita ad un colorismo vibrante e movimentato, quello ereditato da Fortuny. Ultimi esempi di questa produzione giunta a completa maturità e purtroppo interrotta dalla precoce morte sono: Ritratto della scultore Mayer, Scene di vita buranese, Commenti, Fondamenta a Burano.
Nel 1924 a Venezia gli è stata dedicata una retrospettiva comprendente un vasto numero di ritratti e alcune scene tratte negli ultimi mesi di vita a Burano.

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