Vincenzo Volpe

Vincenzo Volpe. Ritratto di Ragazza (dettaglio). Tecnica. Olio su Tela
Ritratto di Ragazza (dettaglio). Tecnica. Olio su Tela

Biografia

Vincenzo Volpe (Grottaminarda, 1855 – Napoli, 1929) ha come primo maestro di disegno il fratello ritrattista Angelo. Nel 1871 riesce ad iscriversi all’Accademia di Napoli, frequentando prima la classe di scultura poi quella di pittura. Ha come insegnante Domenico Morelli (1826-1901), figura cruciale per la sua formazione.

Ciononostante, non si specializza nel verismo storico auspicato dal maestro, ma si avvicina alla pittura di genere, denotata da un interesse verso i temi della quotidianità dallo spunto aneddotico.

La sua è una pittura di interni che ha come protagonisti chierichetti, scugnizzi, soggetti del popolo che si ripetono costantemente in tutta la sua produzione, per avallare le richieste di mercato. Di Morelli rimane comunque il colorire disinvolto e la brillantezza della tavolozza.
Con il tempo, Vincenzo Volpe affianca le scene della quotidianità popolare a quelle in costume, eredità lasciata da Mariano Fortuny (1838-1874).

Gli impegni istituzionali

Nel 1888 è tra i fondatori della Società napoletana degli Artisti. Il presidente è il Principe di Sirignano, mentre tra i membri vi sono, tra gli altri,  Eduardo Dalbono (1841-1915), Francesco Netti (1832-1894), Vincenzo Montefusco (1852-1912) e Tommaso Solari (1820-1889).

Nel 1900 il re Umberto I gli fa avere uno studio all’interno del Palazzo Reale e due anni dopo ottiene la cattedra di pittura al Real Istituto di Belle Arti. Dal 1918 al 1926 ricopre il ruolo di presidente dell’Accademia, nell’approvazione generale. È poi presidente della Commissione per la conservazione dei monumenti nella provincia di Avellino e socio onorario dell’Accademia di Belle Arti di Brera.

Vincenzo Volpe ha esposto la sua vastissima produzione artistica in mostre nazionali ed internazionali: Venezia, Milano, Torino, Berlino, Vienna, San Pietroburgo, Santiago, Madrid. Muore a Napoli nel 1929.

La pittura di genere: l’aneddoto quotidiano

 Vincenzo Volpe, dopo la fondamentale esperienza accademica al seguito di Morelli e intessuto del realismo palizziano, esordisce alla Promotrice napoletana del 1875. Vi espone Come nasconderlo alla mamma, L’eredità paterna, Primi palpiti, Tra un salmo e l’altro.

Si tratta già di piccoli dipinti di genere che hanno come soggetti scene piacevoli in cui il classico naturalismo partenopeo viene utilizzato per tematiche gradite al mercato. Il primo vero successo arriva all’Esposizione Nazionale del 1877, quando presenta Interruzione piacevole, acquistato al re Vittorio Emanuele II e oggi conservato a Capodimonte.

Nel 1878 Vincenzo Volpe partecipa all’Esposizione Universale di Parigi con Un sacerdote e due anni dopo invia a Melbourne Il chilo. Risale invece al 1883 Canzone allegra!, presentato all’Esposizione di Belle Arti di Roma e poi acquisito dal Comune per poi entrare a far parte della collezione capitolina.

Denotato da toni perlacei e da un descrittivismo che riconduce alle bambocciate del Seicento, Volpe si fa interprete di quadri quali Ora di colazione (Napoli, 1883), Ruta! (Napoli, 1888), Confidenze (Genova, 1895),  La figlia del colono (Venezia, 1910), Arabo (Napoli, 1911) che hanno riscosso un notevole successo di pubblico.
Anche quando partecipa alla decorazione della Birreria (poi Caffè) Gambrinus nel 1890, propone il dipinto di genere Venditore di cocomeri.

Le “monacelle”                                                                                                                  

Particolarmente gradite a Vincenzo Volpe sono le scenette che hanno come protagoniste suore, sacerdoti, chierici e in generale l’allegra e tranquilla vita conventuale. Questa produzione caratterizza gli anni Ottanta e Novanta e accompagna anche i diversi impegni dell’artista nelle committenze ecclesiastiche dello stesso periodo.

Ne sono esempi Tu es refugium meum a trubulatione quae circumdedit me, presentato a Napoli nel 1881, Il giardiniere del convento del 1882, Il Natale in convento, i doni per il padre spirituale, dipinto apprezzatissimo già al tempo. In questo contesto vanno dunque inseriti tutti quei dipinti che ritraggono fraticelli nelle loro attività quotidiane, come Fra’ Giuseppe o Frate Zefirino del 1882 e del 1884.

 Vincenzo Volpe. Opere sacre e ritratti a pastello

Insieme al fratello Angelo, nel 1889, si occupa degli affreschi della cappella della Madonna nell’abbazia di Montevergine. Esegue i Putti, i Santi dottori, l’Angelo orante e l’Angelo implorante. Mentre la volta viene decorata individualmente da Volpe, dopo la morte del fratello, con la tecnica dell’encausto.

Accanto alla produzione sacra, dagli anni Ottanta Vincenzo Volpe si dedica anche all’attività di ritrattista, esprimendosi al meglio con il pastello. I ritratti più incisivi, in cui soprattutto figure muliebri sono protagoniste, sono resi con delicati passaggi tonali e con una lucentezza ereditata da Morelli.

Ne sono esempi Ritratto della Padrona presentato nel 1880 a Napoli, Rosella a Torino nel 1885, Mezza figura sempre a Torino nel 1893. Ma anche i più famosi Testa di Ragazza, Nannina, Popolana, La pescatrice, Donna con il ventaglio ed infine Olimpia, conservata a Capodimonte.

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