Cesare Tallone

Cesare Tallone. Lucy (Studio). Tecnica: Tempera su Carta
Lucy (Studio). Tecnica: Tempera su Carta

Biografia

Cesare Tallone (Savona, 1853 – Milano, 1919), nato da una modesta famiglia piemontese, si avvicina al mondo dell’arte studiando presso la bottega di un decoratore di Alessandria. Contemporaneamente, si cimenta nei primi ritratti su commissione: è proprio così che viene notato e spinto a frequentare l’Accademia.

Nel 1873, finalmente riesce a trasferirsi a Milano e ad iscriversi all’Accademia di Brera. Studia sotto la guida di Giuseppe Bertini (1825-1898). Dopo l’esordio braidense del 1877, si trasferisce a Roma all’inizio degli anni Ottanta, lavorando insieme ad Antonio Mancini (1852-1930).

Studia approfonditamente il Seicento romano, incarnandone lo studio della luce, dei volumi e del chiaroscuro. Diviene un ritrattista sempre più raffinato e apprezzato dalla critica, anche di livello internazionale.

Dal 1885 al 1898 Cesare Tallone insegna pittura presso l’Accademia Carrara di Bergamo, poi diventandone direttore.  Dal 1898 prende il posto del suo maestro Bertini come professore di pittura dell’Accademia di Brera. Conserva questo incarico per vent’anni, abbandonando la cattedra solo pochi mesi prima di morire.

Abilissimo pittore, apprezzato dalla borghesia soprattutto per i suoi ritratti, è stato anche un buon paesaggista, attentissimo al vero. Dedica comunque gran parte delle sue energie all’insegnamento, avendo come allievi una grande generazione di artisti lombardi. Ancora nel pieno delle attività, muore a Milano nel 1919.

Cesare Tallone, raffinato ritrattista

Anche se Cesare Tallone esordisce a Brera nel 1877 con una serie di studi prospettici e continua per alcuni anni con soggetti di storia, è conosciuto soprattutto per la sua attività di ritrattista. Più precisamente, si fa conoscere a Roma all’Esposizione del 1883 grazie a Una vittoria del cristianesimo ai tempi di Alarico.

Allo stessa mostra presenta però anche un notevole ritratto, quello del Signor Luigi Bernasconi. Dell’anno successivo sono La derelitta o Ritratto di giovane signora seduta, Ritratto di vecchio, e il bel Ritratto del capitano Fondacaro, esposti a Torino.

Già si nota in queste prove degli anni Ottanta una essenziale eleganza delle pose dei personaggi, accompagnati dalla presenza di sfondi neutri, spesso simili ad una sorta di fondo oro.

Nella Derelitta si può trovare un’intensa indagine introspettiva: la donna ritratta non è povera, ma è derelitta perché malinconica. Il suo sguardo è perso, pensoso, afflitto. Il nero del suo vestito contrasta con lo sfondo astratto, mettendo in evidenza il suo viso.

Nei ritratti di questa fase si nota la malinconica influenza dell’amico Mancini, ma anche lo studio di Franesco Paolo Michetti (1851-1929) e di Domenico Morelli (1826-1901). La raffinatezza delle pose e dell’indagine psicologica ha qualcosa di estremamente moderno e internazionale.

Così, anche per il ritratto del Colonnello Tasca del 1887 e per quello della Bambina Irene Tallone. Altri famosi ritratti di questo periodo, presentati all’Esposizione di Milano del 1906 sono Ritratto del signor Castagna, Ritratto della signora Gritti, Ritratto della signora De Amorin. Nel 1908 riceve l’ambito Premio Principe Umberto grazie al Ritratto della signora Castelli.

Il successo tra i collezionisti borghesi

La sensibile presenza della pennellata, a tratti vaporosa ma allo stesso tempo sincera e poco frivola ha permesso a Cesare Tallone di essere apprezzato in particolare da committenti borghesi.

Molti ritratti richiesti da privati vengono esposti a Venezia nel 1909, insieme ad una serie di raffigurazioni di gente comune, anche in costume popolare. Ne sono esempio Pastorello, Massaia, ma anche I due cugini, uno dei dipinti più famosi di Tallone.

Due bambini, tra cui suo figlio Guido (1894-1967), futuro pittore, si tengono a braccetto in un delicato ritratto a figura intera, conservato alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza.  

Questi ultimi dipinti, insieme a Pagliaccetto e Ciociara, appartengono alla prima fase di lavoro di Cesare Tallone, quando è ancora molto vicino ad Antonio Mancini. Soggetti del popolo nelle loro pose semplici e schiette, in una forma molto simile a quella degli “scugnizzi” manciniani.

I paesaggi dal vero

Cesare Tallone, riconosciuto soprattutto come ritrattista, non viene molto apprezzato dai collezionisti per i suoi delicati paesaggi dal vero. Si dedica a questo genere soprattutto quando insegna a Brera e si reca con alcuni allievi, tra cui Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) a dipingere en plein air.

Fanno parte di questa produzione una serie di paesaggi riscoperti dopo la sua morte e poi esposti nel corso degli anni Venti e Trenta. Ne sono esempio Cime nevose, Campi arati, Ponte di Nossa, Vallata bergamasca, Tramonto, Lago di Lovere.
Graduali passaggi tonali, studi atmosferici, attenzione alle variazioni luminose e cromatiche della natura sono al centro di questi paesaggi legati soprattutto alla Lombardia.

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