Roberto Venturi

Roberto Venturi. L'Innominato (dettaglio). Tecnica: Olio su tela, 44 x 32 cm cm
L'Innominato (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Roberto Venturi (Milano, 1846 – Brescia, 1883), proveniente da una famiglia facoltosa, si avvia agli studi letterari. In un secondo momento, dopo aver dimostrato doti disegnative, si iscrive all’Accademia di Brera nel 1860 e la termina nel 1870. È allievo di Giuseppe Bertini (1825-1898) che lo introduce alla pittura di storia, genere che praticherà per tutta la sua, seppur breve, vita.

Bertini, subentrato ad Hayez nella cattedra di pittura di storia, è stato l’insegnante di molti artisti iscritti dopo l’Unità, tra cui Tranquillo Cremona (1837-1878), Angelo Morbelli (1853-1919), Giuseppe Pellizza (1868-1907) e molti altri.

Rispetto ad essi, Venturi rimarrà molto fedele all’impronta iniziale bertiniana, proprio perché sarà sempre legato alla pittura di storia. L’apertura al verismo già evidente in Bertini, viene accolta da Venturi che accompagna ai suoi soggetti storici e letterari una notevole attenzione al dettaglio reale.
Fa uso addirittura della fotografia come modello ed elabora una lunga serie di meticolosi bozzetti, prima della stesura finale.

Gli anni bresciani

Nella metà degli anni Settanta Roberto Venturi si trasferisce a Brescia e continua la sua attività pittorica dedicandosi anche a numerosi quadretti di genere graditi al mercato e a una lunga serie di ritratti. Partecipa con passione alla vita artistica bresciana.

È tra i fondatori dell’Associazione Arte in Famiglia nel 1876 e svolge un’importante attività critica. In un discorso tenuto nel 1883 presso l’Ateneo bresciano, loda l’operato di Francesco Paolo Michetti (1851-1929) di cui aveva ammirato La processione del Corpus Domini a Napoli nel 1877.

Inoltre, come pittore di storia, non manca di apprezzare le innovazioni realiste apportate in questo genere da Domenico Morelli (1826-1901) e Bernardo Celentano (1835-1863). Nel pieno del suo impegno critico e pittorico, l’artista muore precocemente di tisi, a soli 37 anni, nel 1883.

Pittura di storia

Ancora studente, Roberto Venturi si avvia molto presto alla pittura di storia, diventandone un eccellente interprete. Partecipa sin da subito ai concorsi dell’Accademia di Brera: ottiene la medaglia di rame nel 1863 per Il portico che cinge il Lazzaretto. Mentre nel 1870 vince il primo premio del concorso di pittura con il quadro che dà avvio alla sua carriera.

Si tratta di Giovanni Bellini, fingendosi un nobile veneto, si fa ritrarre dal pittore Antonello da Messina onde potere così scoprire la nuova maniera di dipingere ad olio, che quell’artista aveva appreso da Giovanni da Bruges. Alla stessa esposizione presenta Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze, altro dipinto di invenzione storica.

Allo stesso filone appartengono Gabinetto della Pinacoteca Tosio a Brescia esposto a Milano nel 1871 e il dipinto di argomento manzoniano L’Innominato del 1872. Molto importanti in quest’opera sono le attenzioni che Roberto Venturi dedica al colore e agli effetti di luce sulle stoffe e sui mobili della stanza.

La pennellata sciolta e libera sicuramente lo differenzia dai pittori di storia della prima metà dell’Ottocento. Si sente l’influsso della pittura di macchia e dello studio della luce.

Diverse volte Roberto Venturi porta in scena Bartolomeo da Lodi, detto Fanfulla, cavaliere coraggioso ma burlone, protagonista di un romanzo di Massimo D’Azeglio (1798-1866).
Lo troviamo nella Partenza di Fanfulla dal convento di San Marco, presentato nel 1877 all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Napoli e in Fanfulla al sacco di Roma, alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino del 1880.

L’argomento patriottico viene narrato ormai con una certa scioltezza, dato che sono passati quasi vent’anni dall’Unità d’Italia. Non vi è più quella drammaticità sentita, ma più che altro una narrazione piacevole e a tratti simpatica, come in una scena teatrale.

Roberto Venturi. La pittura di genere

Accanto alla pittura di storia, Roberto Venturi si inoltra in una pittura di genere tutta legata al gusto biedermeier. Realizza piccoli quadri che piacciono al pubblico borghese, ricchi di scenette piacevoli, che hanno come protagonisti bambini, frati, suore, suonatrici e uomini in osteria.

Rispetto ai dipinti di storia, questi quadretti leggeri presentano anche l’uso di colori meno cupi, in un sentimento di generale disimpegno che garantisce all’artista un notevole successo di mercato.

Sono esempi di questo filone Monaca al pozzo, Violoncellista, Cimarosa, Mandolinata, La pittrice, Ritratto in costume del Settecento, Una buona notizia.
Tutti dipinti di piccole dimensioni e risalenti agli anni Ottanta, quando Roberto Venturi sviluppa un gusto che richiama alla memoria i quadri da cavalletto di Jean-Louis-Ernest Meissonier.

Non sono da meno Confidenza del 1874 e Si aspetta udienza del 1882, due scene di fantasia inserite in ambienti reali e pubblici, Palazzo Tosio e Palazzo Avogadro a Brescia.

Ritratti

Tagli arditi e particolari, attenzione al valore psicologico dei personaggi, resa meticolosa della luce sono gli elementi principali della ritrattistica di Roberto Venturi. La pennellata diventa spesso confusa e abbandona quella precisione tipica del ritratto tradizionale, per avvicinarsi alla modalità vaporosa ed indefinita della Scapigliatura.

Il carattere così moderno di questo genere emerge da alcuni ritratti ufficiali, come quello del Dottor Felice Benedini o il Ritratto della contessa Paolina Calegari Torri. Ma dai ritratti, per così dire, più affettuosi e di personaggi legati personalmente a Venturi, questa scioltezza traspare ancor di più.

N e abbiamo dimostrazione in Ritratto di Carlo Manziana da giovane, in quello Della moglie e nella vasta serie di ritratti di bambine colte in svariati atteggiamenti. Questi dipinti appartengono all’ultima fase dell’artista, insieme ad un gruppo di paesaggi chiarissimi e calmi della campagna bresciana.

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