Ritratto di donna. Il sogno di Ubaldo Oppi

Ritratto di Donna. Ubaldo Oppi. Le Amiche (dettaglio), 1929. Tecnica: Olio su tela. Collezione privata
Le Amiche (dettaglio), 1929. Tecnica: Olio su tela. Collezione privata

Vicenza, Basilica Palladiana

Fino al 13 aprile 2020

Basta inoltrarsi nella visione di serie tv o film come Downton Abbey per capire come il ruolo della donna si sia radicalmente evoluto negli anni Venti. La Prima guerra mondiale ha rappresentato un imprescindibile spartiacque che ha portato sensibili cambiamenti a livello sociale e culturale.

Molte barriere sono state abbattute e molte convenzioni si sono sgonfiate. Se prima della guerra la donna dell’alta società o della borghesia era un grazioso soprammobile incapace di alcuna scelta morale o semplicemente organizzativa, ancora peggio si presentava la situazione per le donne del popolo, obbligatoriamente ed esclusivamente dedite al focolare.

Il 1919 è un anno di cambiamenti, in tutti i campi, dalla comunicazione, alla moda, al costume, alla medicina, al ruolo della donna, appunto. Brillante e forte dei progressi fatti durante la guerra, quando gli uomini erano al fronte e solo sulla donna e sulle sue qualità si poteva contare, dopo il conflitto è protagonista di successive conquiste.

E sì, anche in Italia, anche se con minore euforia, si sente questa ventata di cambiamento. Ne abbiamo un folgorante esempio nella personalità di Margherita Sarfatti, pioniera di una corrente artistica che richiama i valori del classicismo e della tradizione italiana antica, uniti alle istanze moderne.

Si tratta del ritorno all’ordine di Novecento, che guiderà con fermezza e anche senza l’appoggio del suo amante, Mussolini. Il ruolo di Sarfatti sarà fondamentale per il folto gruppo di artisti di base a Milano come Mario Sironi (1885-1961), Achille Funi (1890-1972), Leonardo Dudreville (1885-1976), Emilio Malerba (1880-1926), Piero Marussig (1879-1937) ed Ubaldo Oppi (1889-1942).

Proprio a quest’ultimo artista è dedicata la mostra presso la Basilica Palladiana di Vicenza, città in cui è cresciuto dopo che la famiglia vi si era trasferita da Bologna per gestire un negozio di calzature.

Ritratto di donna. Il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi

Di formazione europea, Ubaldo Oppi, vive a Vienna per alcuni anni, proprio nel momento cruciale della diffusione della Secessione. Poi, viaggia in Europa orientale, sostando nei Balcani, in Boemia, in Romania ed infine in Russia.

Ricco di esperienze e di influenze ricevute da ogni parte del continente, l’artista rientra in Italia, precisamente a Venezia, dove espone alla Secessione di Ca’ Pesaro, invitato da Nino Barbantini. Poi segue un viaggio a Parigi del 1911 e l’incontro con l’Impressionismo.

Le prime opere dell’artista, dunque, presentano un dialogo incessante tra Secessione ed Impressionismo, in una serie di fitti rimandi che lo rendono uno degli artisti più interessanti del panorama italiano degli anni Dieci.

Dopo la Prima guerra mondiale e la durissima prigionia a Mauthausen, approda al ritorno all’ordine ed entra a far parte di Novecento. Le forme plastiche e statuarie dell’antichità si inseriscono nelle sue poetiche e solenni tele, spessissimo dedicate alle donne.

Ubaldo Oppi: il percorso artistico attraverso la rappresentazione della donna

Nella mostra vicentina, la curatrice Stefania Portinari ha voluto evidenziare il percorso artistico di Ubaldo Oppi attraverso la rappresentazione della donna, dalla fase secessionista prebellica a quella novecentista postbellica.

Si parte dunque dalle muse bidimensionali e decorative derivate dalla cultura della Secessione viennese, con echi klimtiani, alle donne solide e profondamente italiche, plasticamente presenti, degli anni Venti.

Ne sono esempio quelle ritratte ed esposte alla Biennale di Venezia del 1924, dove tiene una sala personale, Ritratto della moglie, Giovane sposa, Le amiche (nell’emblematica locandina della mostra), Femmina bionda, Risveglio di Diana.

Si tratta di donne caratterizzate da un’immobile staticità e fisicità, possente e inalterata, quasi sacra. Come a voler sottolineare il loro progresso nel mondo, ma anche l’inesauribile fissità all’interno di ruoli prestabiliti, come quello di moglie o di madre.

Nelle sette sezioni della mostra, si snocciolano diversi nuclei tematici che affrontano proprio il percorso artistico di Oppi e l’evoluzione sociale della donna: Una primavera dell’arte, Le muse straniere, Passaggi, Novecento, Immaginazione: la donna nuova negli anni Venti, Visione e Paradiso perduto.

Il tutto, all’interno dell’allestimento della Basilica Palladiana ad opera dell’architetto Antonio Ravalli, che accoglie il visitatore e lo accompagna in una selva di pannelli e teche inseriti all’interno di uno spazio ampio ed aperto.

ORARI:

Tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00

BIGLIETTI:

Intero: € 13,00

Ridotto: € 11,00

Ridotto minorenni: € 5,00 valido per ragazzi da 11 a 17 anni

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