Angelo Landi

Angelo Landi. La Grande Guerra. Tecnica: Olio su cartone, 40 x 50 cm
La Grande Guerra. Tecnica: Olio su cartone, 40 x 50 cm

Biografia

Angelo Landi (Salò, 1879 – 1944) dimostra sin da piccolo spiccate doti artistiche, ma il padre lo contrasta, facendogli poi frequentare l’Università Ca’ Foscari di Venezia, per avviarlo alla carriera diplomatica. Il ragazzo, intenzionato ad assecondare la sua passione per l’arte, fugge a Milano per iscriversi all’Accademia di Brera.

Qui è allievo di Filippo Carcano (1840-1914) e di Cesare Tallone (1853-1919). Soprattutto grazie a Tallone, Angelo Landi, negli anni milanesi si fa conoscere come valente ritrattista, anche se contemporaneamente inizia a lavorare come decoratore di ambienti.

In questi primi anni, nel tratto del pittore si possono ritrovare sicuramente reminiscenze scapigliate, alla maniera di Tranquillo Cremona (1837-1878), artista morto un anno prima della nascita di Angelo Landi.

La prima guerra mondiale

Ben presto, prima della guerra, il pittore rientra a Venezia dove stringe amicizia con Augusto Sezanne (1856-1935). Con lui condivide la passione per la decorazione di interni, orientata verso gli stilemi Liberty di fine Ottocento.

Durante la I guerra mondiale, Angelo Landi è caporale di artiglieria, addetto all’Ufficio Stampa per la Propaganda. Durante tutto il periodo del conflitto, il pittore, incaricato dal Comando Supremo, realizza una lunghissima serie di studi e dipinti dedicati alle fasi della guerra, come in una sorta di reportage. Per circa due anni, Landi viene inviato in America Latina per volere del Governo italiano, sempre nel contesto degli organi di propaganda.

Un artista eclettico

Terminata l’esperienza all’estero, l’artista rientra in Italia, dove può finalmente dare sfogo al suo forte eclettismo. Lavora come ritrattista e paesaggista, ma soprattutto come decoratore.

Affronta tanto le tematiche sacre, lavorando all’interno di cattedrali, quanto quelle simboliste, afferenti, come si accennava, al Liberty. Decora ad affresco la Cattedrale di Pompei, il Vittoriale di D’Annunzio su commissione dello stesso poeta nel 1923, alcuni hotel sul Lago di Garda e il Palazzo Comunale di Salò.

Dal punto di vista pittorico, col tempo, Angelo Landi abbandona il tratto scapigliato per farsi interprete di una pennellata sintetica e sicura. Dopo un soggiorno a Parigi, in cui si avvicina alla pittura impressionista e post impressionista, continua a dipingere fino agli anni Quaranta e muore all’improvviso a Salò nel 1944.

Angelo Landi: tra ritratti scapigliati e decorazione Liberty

Angelo Landi inizia la sua carriera pittorica nel campo della ritrattistica. Questa attività lo porta ai massimi livelli, tanto da entrare in competizione con autori come Lino Selvatico (1872-1924) e Giuseppe Amisani (1881-1941). I primi ritratti risalgono all’inizio del Novecento, quando realizza Il violinista, La giovinezza e Il ritratto dell’anatomico Rini.

I suoi ritratti cominciano a fare il giro del mondo. Il successo è immediato. All’Esposizione di Milano per il Traforo del Sempione del 1906 presenta I peccati. Nello stesso anno a Genova espone Affanni, dipinto di figura che lo spinge fino alla narrazione di genere. Così come avviene nell’opera presentata alla Biennale di Venezia del 1912, Il corredo.

Dopo la guerra, parteciperà a poche altre esposizioni, come la Biennale del 1924, in cui espone Difficile approdo. I primi ritratti e i dipinti come Le prime armi rappresentano sicuramente la fase più scapigliata di Angelo Landi, in cui il tratto pittorico risulta veloce ed evanescente.

Ma con il tempo, soprattutto con la serie dedicata ai drammi della guerra che comprende tra le altre opere Soldato morto, Marcia in montagna e Vita in trincea – la caccia ai pidocchi, Angelo Landi acquisisce un segno più verista e sincero. La pennellata è carica e presente, al contrario del momento scapigliato, in cui risultava acquosa e lirica.

Con la decorazione Liberty il suo tratto si fa grafico, ancora più duro: decora diversi edifici nella zona dal Lago di Garda e di Salò. Realizza poi le due lunette per il Vittoriale con Santa Chiara e San Francesco, mentre nell’Hotel Savoy di Gardone Riviera affresca il salone delle feste. L’ultima sua impresa decorativa risale al 1940, quando affresca con una moltitudine di figure la cupola del Santuario di Pompei.

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