Cesare Viazzi

Cesare Viazzi. Ninfee. Tecnica: Olio su Tela, 44 x 54,5 cm
Ninfee. Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Cesare Viazzi (Alessandria, 1857 – Predosa, 1943) si trasferisce presto a Novi Ligure con la famiglia. Qui comincia a dedicarsi alla pittura frequentando lo studio di un artista locale. Secondo le fonti, ancora giovane, vince il pensionato a Roma, dove si iscrive all’Accademia di San Luca.

La sua formazione continua poi presso l’Accademia di Genova e si completa all’Accademia Albertina di Torino. È proprio qui che riceve la spinta finale per i suoi studi: segue i corsi di Andrea Gastaldi (1826-1889) ed entra in contatto con Antonio Fontanesi (1818-1882).

Cesare Viazzi si avvicina dunque alla pittura di paesaggio ricevendo l’influsso della Scuola Grigia ligure, per poi addentrarsi anche nella pittura di genere di sfondo agreste. All’inizio degli anni Ottanta soggiorna nuovamente a Roma per un paio di anni, entrando in contatto con il verismo soprattutto legato alla scuola napoletana.

Rimane colpito dalle opere di Domenico Morelli (1826-1901), di Filippo (1818-1899) e Giuseppe Palizzi (1812-1888) e di Eduardo Dalbono (1841-1915). Trae spunto dal verismo preciso e calligrafico dei fratelli Palizzi, ma anche da quello più storio di Morelli e luminoso di Dalbono.

Gli anni genovesi

Dopo questa prima fase realista, quando Cesare Viazzi partecipa a diverse esposizioni torinesi e genovesi, negli anni Novanta si indirizza verso una produzione di matrice simbolista. Questo cambiamento corrisponde con il suo definitivo trasferimento a Genova, dove riceve anche diverse committenze pubbliche.

I soggetti allegorici e mitologici riempiono tutta questa fase pittorica che si prolunga fino al 1908, anno in cui smette di dipingere. Negli ultimi anni aveva anche lasciato spazio a paesaggi e ritratti.

Tutta l’attività successiva dell’artista è dedicata prevalentemente al collezionismo d’arte antica che espone regolarmente nel suo studio genovese. Allo scoppiare della II guerra mondiale, si trasferisce a Predosa, in provincia di Alessandria, e vi muore nel 1943.

Gli esordi: il paesaggio verista

Durante la formazione finale presso l’Accademia Albertina di Torino, Cesare Viazzi diviene fondamentale l’incontro con Antonio Fontanesi. Viene affascinato dalla sua poetica in cui il paesaggio risulta basato sul realismo, arricchito di suggestioni liriche ed emozionanti.

Non è un caso che in questa prima fase pittorica, Cesare Viazzi entri in contatto con le opere dei rappresentanti della Scuola Grigia in Liguria. Segue la loro consuetudine di recarsi nella campagna del savonese e del genovese per trarne impressioni dal vero.

Le loro modalità espressive degli anni Sessanta vengono accolte negli anni Ottanta da Viazzi, che le dota di una spiccata modernità. Risultano sapientemente veriste nel colore e nel disegno, ma allo stesso tempo non nascondono il lirismo ereditato da Fontanesi. Ne sono esempio Ore calde, La vanità nei campi, Fiori di biancospino, tutte opere presentate a Torino nel 1884.

Allo stesso filone appartengono Spiaggia a Pegli e Al mare-impressione esposte a Genova lo stesso anno. L’oggettività del paesaggismo di Cesare Viazzi caratterizza gran parte delle opere degli anni Ottanta.
Nel 1886 presenta Pescatori a Salò, Novembre, Idillio e nel 1887 La strada del convento, Pegli, Tramonto al mare, Autunno mesto, in cui il verismo si unisce alla tipica malinconia del paesaggio ligure e piemontese di Fontanesi o degli esponenti della Scuola Grigia.

Agresti scene di genere

Il biennio che Cesare Viazzi passa a Roma tra il 1881 e il 1883, gli permette di entrare in contatto con i rappresentanti del verismo napoletano. Dunque, in una felice commistione, l’artista unisce il realismo ligure a quello meridionale, dedicandosi anche ad una serie di scene di genere, sempre di ambientazione agreste.

Ne sono esempio Fiori di campo e Nerina, opere esposte insieme a Triclinium nel suo esordio genovese del 1881. La figlia del povero e Nell’ammazzatoio del 1883, Fanciulla con ciliegie del 1885, Amici intimi del 1886, Era lo sciallo della povera nonna! del 1889 testimoniano la vicinanza dell’autore al verismo luminoso della Scuola napoletana.

Ancor di più, Il canto del mattino del 1891 sfoggia l’uso di una tavolozza sgargiante e di un tema folklorico, sulla scia dell’abruzzese Francesco Paolo Michetti (1851-1929).

Cesare Viazzi. Tra allegoria e simbolismo Liberty

È proprio agli inizi del Novecento, quando Cesare Viazzi si avvicina alle opere di Michetti e Dalbono, che indirizza la sua pittura verso una svolta allegorica. Tutto inizia con La penna del pavone e Fiori del 1890, dipinti dalla chiara matrice simbolista di stampo Liberty.

La linea disegnativa diventa sinuosa e il verismo si tralascia pian piano in favore del decorativismo floreale e di scene mitologiche. Ne sono esempio La preghiera, Idillio marino, Ritratto della signora X, Fiori alla padrona e il bellissimo e affascinante Fanciulle nude in un parco.

Ma è soprattutto nelle decorazioni pubbliche che la linea Liberty di Cesare Viazzi si fa più accentuata. Nel 1893 a Genova si dedica alle tempere murali del Palazzo Raggio, realizzando L’indipendenza d’Italia.

Decora Villa Weil con una serie di soggetti mitologici di ascendenza böckliniana come La caccia di Diana che sembra guardare a modelli antichi, ma anche alla lezione del suo maestro Gastaldi. Si dedica poi alla Cavalcata delle Valchirie e alla Notte di Valpurga per il palazzo Raggio di Genova-Cornigliano, raggiungendo il culmine dell’adesione ai temi allegorico-mitologici.

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