Enrico Coleman

Enrico Coleman. Cavalli con buttero - Tecnica: Acquarello su Carta
Cavalli con buttero. Tecnica: Acquarello su Carta

Biografia

Enrico Coleman (Roma, 1846 – 1911) nasce dal pittore inglese Charles Coleman (1808-1874) e da una modella di Subiaco, Fortunata Segatori. Non è certo se Coleman abbia frequentato come il fratello Francesco l’Accademia di San Luca, né se i quadri firmati Coleman e molto legati alla poetica di Mariano Fortuny (1838-1874) siano di Enrico o del padre Charles.

È molto più probabile quest’ultima ipotesi, perché non è facile trovare dipinti conosciuti di Coleman Enrico che rispecchino la tendenza coloristica e luministica fortuniana.

Abbiamo le prime notizie certe riguardanti la sua biografia dagli anni Settanta dell’Ottocento. In quel periodo risulta socio della Società degli Acquarellisti e vicesegretario dell’Associazione Artistica Internazionale. Nel 1877 svolge la sua attività pittorica nello studio di via Margutta 33 in Palazzo Dovizielli.

Entra nel fervore culturale che orbita attorno al Caffè Greco e stringe una forte amicizia con Onorato Carlandi (1848-1939). Lo aveva conosciuto durante l’arruolamento nella Guardia Nazionale della Repubblica Romana nel 1869.

Enrico Coleman dettoil Birmano

Lo scrittore Diego Angeli, frequentatore della cerchia dannunziana e fondatore della rivista “Il Marzocco”, nel 1930 dà alle stampe Cronache del Caffè Greco. Descrive anche Enrico Coleman, detto “il Birmano”, come un pittore tranquillo e solitario, grande amante della natura e dell’aria aperta e poco avvezzo agli spostamenti, tanto da non visitare mai l’Inghilterra, luogo di nascita del padre Charles.

La grande passione per la campagna viene testimoniata dalla sua iscrizione al Club Alpino italiano, dalle sue lunghe escursioni sull’Appennino e dal passatempo della caccia.

Negli anni Ottanta entra a far parte dell’associazione In Arte Libertas e rimarrà comunque sempre legato alla pittura di paesaggio, seppur delineata da un tono simbolico e sentimentale. Partecipa a tutte le Biennali di Venezia dal 1895 al 1910 ed è tra i fondatori del gruppo di paesaggisti I XXV della Campagna Romana. Muore di pleurite a Roma nel 1911 ed è seppellito al cimitero acattolico di Piramide.

Influenze artistiche

La pittura di paesaggio

Ciò che è certo della biografia di Enrico Coleman è che l’iniziale formazione è legata alle lezioni del padre Charles. Questo gli trasmette la passione per la pittura di paesaggio dal vero con studi e bozzetti realizzati nelle lunghe peregrinazioni nella campagna romana.

Il padre era infatti legato fin dagli anni Cinquanta a Nino Costa (1826-1903) con cui ritraeva all’aperto i territori di Ardea e Pratica di Mare. Con loro, altri inglesi come Frederic Leighton (1830-1896) e George Mason (1818-1872).

Enrico Coleman eredita dal padre le sue amate escursioni nel territorio romano e ne abbiamo conferma dalla prima opera conosciuta del 1872, Oxen drawing a block of marble to the studio of John Warrington Wood in Rome, conservata alla Walker Art Gallery di Liverpool.

Tra natura e simbolo

Nella metà degli anni Settanta Enrico Coleman realizza per il Caffè Greco una Veduta di Villa d’Este. Nel 1881 espone a Roma e a Milano l’acquarello Vole? Vole, Madame?. Il 1883 è un anno molto proficuo perché partecipa all’Esposizione di Belle Arti di Roma con ben cinque paesaggi.  Timor panico, Un ingombro, Seppellire i morti, A 2000 metri e Una via di Castel di Sangro.

Il primo è un dipinto estremamente dinamico che ritrae un buttero che cerca di domare nella polvere della strada di campagna un gruppo di cavalli imbizzarriti.
Ciò che più incuriosisce è la scelta del titolo che collega la paura del protagonista del dipinto ai misteriosi effetti di terrore e incomprensibile timore che, secondo la mitologia, generava il dio Pan nella natura.

Questo gruppo di dipinti viene però aspramente criticato da Nino Costa sulla “Gazzetta d’Italia”. Costa accusa Coleman di rifinire le opere in studio e di non fornirle della necessaria luce naturale. Gli consiglia infine di prendere esempio dal modello paterno.

In Arte Libertas

Nonostante le critiche di Nino Costa, Enrico Coleman entra a far parte dell’associazione In Arte Libertas. Partecipa alla sua prima esposizione del 1886 ed è tra i firmatari dello statuto nel 1890. Addirittura nel 1888 partecipa con ben sette opere alla terza mostra della società nell’ambito dell’Esposizione italiana a West Brompton, Londra.

Nello stesso periodo, alla mostra della Società degli Acquarellisti di cui fa parte dal 1876, partecipa con diverse opere. Ad esempio, Rive del Tevere, Sotto i pioppi, Nella Pineta di Maccarese, L’Aniene a Lunghezza, La macera e altri acquarelli pervasi da un’atmosfera leggera e poetica, in cui natura e uomo sembrano unirsi in un’armonia primordiale e in una luce calda e chiara.

Nel 1886, insieme a Giuseppe Cellini (1855-1940), Alfredo Ricci (1864-1889), Mario De Maria (1852-1902), Vincenzo Cabianca (1827-1902), Giulio Aristide Sartorio (1860-1932) e altri partecipa all’illustrazione dell’editio picta dell’Isaotta Guttadauro di D’Annunzio, lavorando al componimento Oriana, con un’immagine meno perturbante rispetto a quelle degli altri artisti e molto più aderente alla sua poetica naturalistica con un gruppo di cavalli al pascolo, seppur toccata leggermente dal mistero dell’antro scuro sullo sfondo.

Enrico Coleman. Le Opere

Nel 1891 partecipa con altri artisti alla decorazione del villino di Francesco Durante a Roma. Lavora alle numerose lunette dell’atrio del primo piano con paesaggi siciliani e romani.
Del 1895-96 è il suo dipinto più famoso, Centauri, esposto e premiato alla Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti.

La tela, commissionata dall’americano Robert Chandler e poi da lui donata a La Galleria Nazionale di Roma, viene acclamata per la sua perfetta resa del paesaggio tratto dal vero ma allo stesso tempo popolato da mitologici centauri che fanno il bagno nell’acqua del fiume.
I centauri sono immersi in una natura idilliaca e incontaminata, molto simile soprattutto nella trattazione degli alberi a quella di Arnold Böcklin (1827-1901).

Le orchidee

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento Enrico Coleman si dedica allo studio minuzioso delle orchidee. Lo testimoniano i suoi diari e l’album Orchideomania Birmana conservata al Gabinetto Nazionale delle Stampe a Roma.

In questo taccuino ha disegnato con tratto preciso e sorprendente le moltissime specie di orchidee che ha trovato durante le sue escursioni nella campagna laziale, dando sfogo alla sua innata passione per la natura, per la botanica e per l’arte.

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