Sommario
- Quotazioni e valutazioni Giovanni Boldini
- Biografia di Giovanni Boldini: vita e produzione artistica di uno dei pittori più iconici della Belle Époque
- La formazione
- Influenze artistiche
- Parigi e Londra: la pittura alla moda
- Il ritrattista della Belle Époque: da Giuseppe Verdi, a Cléo de Merode e la Marchesa Casati
- I capolavori di Giovanni Boldini
Quotazioni e valutazioni Giovanni Boldini
Tipologia opere | Periodo | Quotazioni |
Dipinti su tela o tavola | Prima fase macchiaiola | tra i 20.000 e i 50.000 euro |
Ritratti, scene di genere | Primo periodo Goupil a Parigi | tra i 50.000 euro e i 200.000 euro a seconda di dimensione e soggetto |
Famosi ritratti femminili | 1890-1920: periodo più ricercato | dai 150.000 a oltre il milione |
Pastelli e acquerelli | 1870 – anni Venti | tra i 10.000 euro e i 100.000 a seconda dell’importanza |
Disegni | 1870 – anni Venti | 2.000 – 4.500 euro ma anche fino ai 30.000 se di notevole qualità e buone dimensioni |
Maestro della pittura internazionale, Giovanni Boldini ha quotazioni che vanno dai 20.000 euro ai 50.000 euro e oltre per le opere della prima fase macchiaiola a Firenze. Le stime salgono per i soggetti del periodo Goupil che partono dai 50.000 euro e raggiungono anche i 200.000 euro a seconda del soggetto e della dimensione.
I famosi ritratti femminili partono dai 150.000 euro quelli più abbozzati e raggiungono e superano il milione quelli più dinamici, eleganti e travolgenti: il record d’asta del 2010 è per il grande ed eccezionale ritratto della Giovinetta Errazuriz del 1892. I pastelli e gli acquerelli, se importanti, oscillano tra i 10.000 euro e i 100.000 euro, mentre i disegni vanno dai 2.000 ai 4.500 euro se di piccole dimensioni e raggiungono anche i 30.000 euro se interessanti e di misure maggiori.
Particolarmente vasta e variegata è la produzione di Giovanni Boldini. Queste sono solo quotazioni indicative poiché dipendono da molti fattori, come il periodo, il supporto, la tecnica e le dimensioni. Inviateci la foto della vostra opera di Boldini per ottenere una stima accurata e gratuita.
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Biografia di Giovanni Boldini: vita e produzione artistica di uno dei pittori più iconici della Belle Époque
Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931) sin da bambino si dimostra incline allo studio della pittura. Nel 1856 realizza un Autoritratto che evidenzia la sua precoce abilità.
Si trasferisce ben presto a Firenze dove entra in contatto con i Macchiaioli. Si fa subito interprete di una pittura alla moda che rende personale, soprattutto con il genere del ritratto.
Tra gli anni Sessanta e Settanta viaggia tra Parigi, Londra e Venezia. Alla fine del 1871 si trasferisce definitivamente a Parigi, dove si fa rappresentante della pittura dal gusto mondano, sponsorizzata da Adolphe Goupil.
In Francia Giovanni Boldini si innamora della duchessa Gabrielle de Rasty e la ritrae più volte. Nella seconda metà degli anni Settanta compie un viaggio in Germania dove entra in contatto con Adolf Menzel (1815-1905). In seguito soggiorna di nuovo a Firenze ospite di Cristiano Banti (1824-1904).
Stringe un rapporto di profonda amicizia con la moglie di Banti, Alaide, della quale molto probabilmente si innamora e ritrae moltissime volte. Si avvicina a Genova a Giuseppe Verdi di cui esegue il famoso ritratto poi donato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Nel 1890 fa un viaggio in Marocco con Edgar Degas (1834-1917). Sette anni più tardi, ormai affermatosi pienamente con i suoi mondani ritratti leggeri e ariosi, Giovanni Boldini si reca a New York per esporre alla Galleria Wildestein.
Nel Novecento comincia ad avere problemi alla vista che piano piano lo costringono ad abbandonare la pittura. Nel 1926 sposa la giornalista Emilia Cardona e muore a Parigi nel 1931.
La formazione
Nel 1858 comincia a frequentare lo studio dei fratelli Domenico e Gerolamo Domenichini e si forma eseguendo copie di opere Rinascimentali di Palazzo dei Diamanti a Ferrara, sua città natale. Già dagli anni Sessanta comincia ad essere protagonista della scena artistica ferrarese, perché diventa uno stimato ritrattista delle famiglie borghesi.
Influenze artistiche
Firenze
Nel 1862 Giovanni Boldini si reca a Firenze e il pittore Michele Gordigiani (1835-1909) lo introduce al Caffè Michelangelo, dove Boldini diventa amico di Cristiano Banti e di Telemaco Signorini (1835-1901). Allo stesso tempo si avvicina molto a Marcellin Desboutin (1823-1902) che lo ospita sia nella Villa dell’Ombrellino a Bellosguardo dove soggiorna, sia nel suo studio al centro di Firenze.
In questi anni esegue diversi ritratti anche dei suoi amici pittori, come Giuseppe Abbati (1836-1868) o Luigi Bechi (1830-1919) e comincia ad esporre alle Promotrici fiorentine.
Parigi e Londra: la pittura alla moda
Nel 1868 si reca a Parigi per l’Esposizione Universale e continua ad eseguire ritratti in ambiente borghese, tornando talvolta a Ferrara, dove si dedica anche alla realizzazione di scene idilliache in cui i soggetti ritratti vengono inseriti in un contesto campestre. Esegue poi il famoso Ritratto di Mary Donegani, in cui la donna avvolta in un pesante abito nero è raffigurata in un interno di una ricca casa, di fronte ad un pianoforte.
Adolphe Goupil
Nel 1870 Giovanni Boldini si reca a Londra, dove continua la sua attività di ritrattista della borghesia e dell’aristocrazia inglese e vi rimane per un anno, fino a quando non decide di trasferirsi definitivamente a Parigi.
Qui entra in contatto con il mercante d’arte Adolphe Goupil, con cui può mettere in atto ancor di più la sua pittura dal gusto leggero e mondano. Fa un breve soggiorno a Venezia, ma tornato a Parigi si ritira nella campagna francese lavorando a stretto contatto con Telemaco Signorini.
Nel soggiorno a Versailles del 1874, con Cristiano Banti, Giovanni Boldini esegue molti ritratti di sua moglie alla quale si lega sentimentalmente. Uno dei ritratti più famosi è In giardino (Alaide e Ottavio Banti) in cui la donna siede su una panchina immersa nella natura e gioca con i figlioletto.
Il “movimentismo” e cromatismo boldiniano
Dal trasferimento a Parigi la sua pittura si evolve e la pennellata risulta veloce e vorticosa, a tratti materica, riflesso del dinamismo della vita moderna. Al Salon del 1875 presenta Ritratto di Gabrielle Rasty in bianco, donna di cui si innamora e Il portalettere a cavallo.
A Parigi tra gli anni Settanta e Ottanta conosce prima Antonio Mancini (Roma, 1852-1930) e poi lo scultore Vincenzo Gemito (Napoli, 1852-1929) a cui commissiona un suo busto.
In questo periodo si evolve inoltre il suo gusto cromatico e scurisce poco a poco la sua tavolozza, scelta effettuata anche dopo il viaggio intrapreso in Germania e Olanda, dove consce Adolf Menzel, gli esponenti della Scuola dell’Aja e la pittura degli artisti olandesi del Seicento, in particolare quella di Frans Hals. Proprio da quest’ultimo deriva l’uso dei neri strapazzati sui fondi scuri e le forti spezzature bianche.
Alla fine degli anni Settanta esegue alcuni dei suoi ritratti femminili più famosi, come La contessa Rasty in giardino, Due figure in maschera o Giovane seduta sul divano, mentre all’inizio degli anni Ottanta realizza ripetutamente diversi ritratti di Alaide Banti, anche perché è ospite suo e del marito Cristiano a Firenze nel 1885.
Il ritrattista della Belle Époque: da Giuseppe Verdi, a Cléo de Merode e la Marchesa Casati
A cavallo dei due secoli, si afferma come uno dei ritrattisti più in voga, testimoniandoci il gusto mondano e raffinato della Belle Époque. Al 1889 risale il bellissimo e sfuggente Ritratto di Giuseppe Verdi che poi esporrà alla Biennale di Venezia del 1905 ed in seguito donerà alla Galleria Nazionale di Roma.
Nel 1901 immortala con il suo estro e i suoi pennelli la ballerina francese Cléo de Mérode, una ragazza che ha incantato con la sua grazia e bellezza diversi artisti al principio del Novecento.
Altro esempio dell’estetica boldiniana si trova nell’elegante e affascinante Ritratto di Mademoiselle Lanthelme del 1907, dipinto che rappresenta lo spirito decadente di inizio secolo.
I corpi delle modelle di Boldini si allungano, si torcono, fremono, ritrovando un nuovo manierismo, tramite una pennellata sempre più allungata che sdoppia il movimento e smaterializza le figure, suggerendo una persistenza dell’immagine.
Seguendo questo fremito dinamico, sul finire del primo decennio del Novecento esegue il primo dei due ritratti della Marchesa Casati, nota come la Divina. La femme fatale ammalia così tanto Giovanni Boldini che questo celebre dipinto non è frutto di una commissione, ma di una richiesta specifica del pittore al marito, quella di ritrarla con il suo levriero nero.
Tra il 1911 e il 1914 la immortala nuovamente con il suo rappresentativo e iconico vestito di penne di pavone. In questo lavoro il movimentismo di Boldini giunge all’apice: il volto e le parti del corpo sono infatti gli unici elementi ad essere parzialmente definiti; mentre l’abito e lo sfondo sono totalmente smaterializzati nel puro dinamismo.
I capolavori di Giovanni Boldini
Ritratto di Giovanni Abbati (1865-1867)
L’armatore delle Arti (1865-1866)
Uscita da un ballo mascherato a Montmartre (1874-1875)
Notturno a Montmartre (1883 circa)
Place de Clichy (1874)
Pastello bianco (Emiliana Concha de Ossa) 1888
Ritratto di Giuseppe Verdi (1889)
Ritratto di Cléo de Merode (1901)
Ritratto di Mademoiselle Lanthelme (1907)
Ritratto di Martha Bibescu (1911)
Ritratto della Marchesa Casati (1911-1913)
Ritratto di Donna Franca Florio (1901-1924)