Antonino Leto a Palermo

Antonino Leto. Case Bianche, Grande Marina di Capri, 1882. Tecnica: Olio su Tela
Case Bianche, Grande Marina di Capri, 1882. Tecnica: Olio su Tela

Galleria d’Arte Moderna, Palermo

13 ottobre 2018 – 10 febbraio 2019

Antonino Leto tra l’epopea dei Florio e la luce di Capri. Con questo titolo si presenta la mostra dedicata ad Antonino Leto (1844-1913). La città siciliana, capitale della cultura del 2018, è ormai da mesi al centro dell’arte contemporanea grazie alla Biennale Itinerante Manifesta.

Ma alla Galleria d’Arte Moderna, si è voluto porre attenzione su un’artista dell’Ottocento, nativo di Monreale. Importantissimo per la pittura siciliana e partenopea della seconda metà dell’Ottocento, nasce nel 1844, per morire poi a Capri nel 1913. La mostra, a cura di Luisa Martorella e Antonella Purpura, ricostruisce la vita e la carriera di Antonino Leto con una serie di cento opere.

Antonino Leto, tra Palermo e Napoli

L’artista si forma dal 1861 nello studio del conterraneo Francesco Lojacono (1838-1915), altro grande pittore della Sicilia ottocentesca. Sin dalla giovane età e dalle sue prime esperienze paesaggistiche, Antonino Leto si dimostra incline ad una pittura lontana dagli stilemi classici e aperta ad un realismo di carattere europeo. Ciò si acuisce ancor di più quando, approdato a Napoli nel 1864, frequenta lo studio di Filippo Palizzi (1818-1899).

Inizialmente attratto dal suo meticoloso descrittivismo, lo supera poi in favore dell’adesione alla Scuola di Resina, che intendeva da una parte andare oltre i Palizzi, dall’altra contrastare il morellismo. Il risultato, un realismo sincero e schietto che potesse in qualche modo corrispondere anche ad un verismo tematico.

Così, insieme ad Adriano Cecioni (1836-1886), Federico Rossano (1835-1912), Marco de Gregorio (1829-1876) e Giuseppe De Nittis (1846-1884) diventa protagonista della fiorente stagione della Repubblica di Portici.

Per motivi di salute Antonino Leto è costretto a tornare a Palermo per qualche tempo. È proprio in questa occasione che riceve per la prima volta una committenza dal conte Ignazio Florio, suo futuro mecenate. Le due piccole vedute dello stabilimento enologico di Marsala danno avvio alla sua carriera di paesaggista.

Parigi

Dopo il passaggio a Firenze (dove si lega al mercate Pisani) e a Roma grazie al pensionato, Antonino Leto si trasferisce a Parigi per un anno. Qui, grazie all’intercessione di De Nittis, viene presentato al mercate d’arte Adolphe Goupil. Suggestive scene di vita parigina risalgono a questo florido periodo francese, quando acquisisce, per così dire, i modi di De Nittis.

Tornato a Palermo, l’artista riceve altre committenze dai Florio, in particolare quella della decorazione della loro villa all’Olivuzza. Realizza poi la maestosa Pesca del tonno o Mattanza di Favignana, dipinto dinamico e perfetto, con tocchi di pura luce che emergono dalle onde mosse dai tonni.

Capri

Nel 1882, un’altra svolta, il trasferimento – o meglio, il ritiro – dell’artista a Capri, inizio di un meraviglioso epilogo di carriera. Si fa spazio l’influenza di Francesco Paolo Michetti (1851-1929), ma rimane sempre il sostrato del realismo resiniano. Di questo periodo sono i capolavori I funari di Torre del Greco, Nel bosco di Portici, Marina di Catello a Capri.

Dipinti luminosi, veristi e intimi allo stesso tempo, carichi di una freschezza e di una sensibilità raffinatissime, lontane da quel secco realismo dei primi anni. Addolcito e aggiornato da una maturità ormai giunta alla sua massima espressione, entra a far parte di quel linguaggio internazionale che lo ha reso un grande artista.

La mostra

Grazie alle opere esposte prevalentemente alle Biennali veneziane del 1910 e del 1924, si è costruita una mostra attorno a capolavori come Contadina nel bosco, Casa di Portici, Terrazza sul mare, Bougival. Dipinti che racchiudono l’essenza partenopea, quella siciliana, ma anche quella importante degli anni vissuti a Parigi in contatto con la pittura alla moda.

Per la prima volta, verrà anche esposta Dietro la piccola marina di Capri, opera appartenente alla sua ultima fase. Caratterizzati da una luce e da un realismo intensissimi, gli ultimi, poetici anni di Leto terminano a Capri nel 1913, lasciandoci una preziosa eredità.

Dopo la grande mostra organizzata per Francesco Lojacono più di dieci anni fa, oggi il Comune di Palermo, assieme a Civita, con catalogo di Silvana Editoriale, ha voluto porre l’attenzione su un altro grande siciliano, Antonino Leto. Una ben strutturata attività didattica è stata poi pensata per l’intero arco dell’esposizione. Uno dei percorsi dedicati alle scuole è, ad esempio, “Luce e colore”, punto focale dell’opera dell’artista.

Attraverso l’osservazione delle opere e la lettura di testi, gli studenti verranno messi di fronte all’importanza della luce per i pittori dell’Ottocento, soprattutto in area meridionale. Per le famiglie, invece, un coinvolgente gioco che spinge a far individuare e riconoscere, all’interno delle tele di Leto, piante ed animali, proprio in direzione del suo spiccato naturalismo.

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