I Ciardi. Paesaggi e giardini

Beppe Ciardi.Il bagno o ragazzi sul fiume, 1899. Tecnica: Olio su tavola, 36 x 56 cm. Collezione privata, Voghera
Il bagno o Ragazzi sul fiume, 1899. Tecnica: Olio su tavola. Collezione privata, Voghera

Palazzo Sarcinelli, Conegliano

Dal 16 febbraio al 23 giugno 2019

Il comune di Conegliano e l’Associazione Civita Tre Venezie hanno promosso la prestigiosa mostra “I Cardi. Paesaggi e giardini”. Dedicata ai tre pittori, padre e i due figli, che hanno descritto il Veneto, la sua campagna e la sua laguna nelle loro più variegate sfaccettature, è a cura di Giandomenico Romanelli, coadiuvato da Franca Lugato e Stefano Zampieri.

La famiglia Ciardi, nelle persone di Guglielmo (1842- 1917), del figlio Beppe (1875-1932) e della figlia Emma (1879-1933), ha rappresentato una fase importantissima della pittura veneziana. In questa mostra si vuole porre un focus sulla loro interpretazione del paesaggio veneto.

In modo completamente diverso l’uno dall’altro, i Ciardi hanno saputo rendere protagonista assoluta delle loro vedute la luce, come si può ben notare dalle sessanta opere in mostra. Nel percorso espositivo, infatti, più volte verranno messi a confronto dipinti del padre e dei figli, per evidenziare tanto le eredità condivise quanto gli elementi discordanti.

L’opera di Guglielmo, di Beppe e di Emma provengono dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, da Casa Cavazzini  ̶  Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine e dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, ma anche da diverse collezioni private.

Guglielmo Ciardi

La mostra ha inizio, come sembra naturale, dal padre Guglielmo, capostipite di questa generazione di artisti. La sua formazione avviene presso l’Accademia di Venezia, dove segue l’insegnamento di Domenico Bresolin (1813-1899) che lo introduce alla pittura dal vero en plein air.

Da questa esperienza derivano poi tutti gli sviluppi principali della pittura di Guglielmo Ciardi, una pittura viva, emozionante, lirica. Grazie ai suoi soggiorni prima a Firenze, poi a Roma, il pennello del pittore si arricchisce di suggestioni macchiaiole al Caffè Michelangelo e di accenti poetici a contatto con Nino Costa (1826-1903) nella campagna romana.

La luce e la sintesi cromatica diventano la cifra caratteristica di Guglielmo Ciardi, che ama ritrarre i paesaggi dell’entroterra Veneto. Rende infatti protagoniste le campagne trevigiane attraversate dal Sile, ma anche le Dolomiti e i piccoli centri che animano il Veneto rurale.

L’evoluzione stilistica dell’autore si può notare da alcuni dipinti in mostra come Il Grappa d’inverno del 1866, Mattino di maggio del 1869 e Novembre del 1870. Fino a giungere ai paesaggi in cui la sintesi cromatica rende giustizia alla luce, con una pennellata abbondante ed espressiva, che descrive vedute limpide e vere, palpitanti.

Emma Ciardi

Il percorso continua con la figlia minore Emma Ciardi, forse la più internazionale dei tre, anche se il fratello ottenne un notevole successo anche all’estero.
Sin da subito, al seguito del padre, si avvia allo studio del paesaggio veneto e della laguna veneziana. Concentrata inizialmente sul naturalismo che le è familiare, in seguito si adegua al gusto del tempo, utilizzando una pennellata rapida, tutta incentrata a cogliere l’impressione subitanea.

I paesaggi veneziani, poi, fanno compagnia ad una vasta produzione legata a scene di vita quotidiana ambientate nella Venezia del Settecento. Esse fanno gola al mercato internazionale: espone a Londra negli anni Dieci e a New York negli anni Venti, dove firma, presso la Howard Gallery, un contratto di vendita.

La sua pittura accattivante e moderna, dalla pennellata vibrante e luminosa, conquista il gusto internazionale e la porta al successo. Non abbandonerà mai, però, le vedute della campagna trevigiana, protagoniste della mostra di Conegliano, insieme a movimentate scene urbane londinesi o a sontuosi interni settecenteschi. Sono esposte in mostra opere come Oxford Street del 1908 o Interno studio rosso del 1922.

Beppe Ciardi

Il figlio maggiore Beppe Ciardi continua sulla strada del padre, avviato proprio da lui allo studio della pittura. All’Accademia di Venezia, però, studia anche figura con Ettore Tito (1859-1941).
Inevitabilmente, la pittura di paesaggio di Beppe subisce una maturazione stilistica rispetto a quella paterna, dovuta anche al cambiamento dei tempi e alla ricezione, da parte dell’artista, di echi del linguaggio internazionale.

Pur non abbandonando mai la concezione paesaggistica che deriva dal naturalismo, Beppe Ciardi si abbandona ad elaborazioni simboliste, dovute soprattutto allo studio delle atmosfere dei dipinti di Arnold Böcklin (1827-1901). Con alcuni notturni misteriosi, comincia ad ottenere successo anche fuori Venezia, partecipando all’Esposizione di Monaco del 1901.

Ma è anche un assiduo frequentatore delle Biennali veneziane, in cui espone per moltissimi anni. attraverso una pennellata ricca e un colore sintetico e sciolto, anche Beppe, come suo padre, interpreta il paesaggio veneto, in dipinti come Plenilunio o Il ritorno delle barche da pesca, esposti in mostra.
La figura, poi, grazie alla lezione di Tito, acquista sempre più importanza, rispetto all’esperienza paterna, in modo tale da emergere con forza dal paesaggio.

Ecco che, nella preziosa cornice di Palazzo Sarcinelli di Conegliano, circondati dalle colline che producono il Prosecco di Valdobbiadene, si offre ai nostri occhi l’epopea artistica dei tre Ciardi, rari interpreti del paesaggio veneto.

© Copyright Berardi Galleria d'Arte S.r.l.