Vilmos Aba-Novák (Budapest, 1897 – 1942), pittore ed incisore, è uno dei più importanti artisti ungheresi della prima metà del XX secolo. Dal 1912, inizia a frequentare la Regia Accademia di Belle Arti di Budapest, seguendo le lezioni di Karoly Ferenczy. Quest’ultimo, lo introduce ad un impressionismo ricco di emozionanti effetti di luce.
Giuseppe Abbati (Napoli, 1836 – Firenze, 1868) nasce da Vincenzo Abbati, artista specializzato nella pittura di interni. Si forma tra Firenze e Venezia, ma torna spesso anche a Napoli. Nel 1860 partecipa alle campagne risorgimentali e, durante una battaglia a Capua, perde la vista ad un occhio.
Vincenzo Abbati (Napoli, 1803-1866) è il padre del più famoso Giuseppe Abbati. Si forma al Regio Istituto di Belle Arti di Napoli, dove dal 1822 al 1826 frequenta la Scuola di Scenografia. I suoi maestri sono A. Niccolini e L.N. Lemasle, quest’ultimo scenografo del Teatro San Carlo.
Carla Accardi (Trapani, 1924 – Roma, 2014) è considerata una delle più importanti rappresentanti dell’Astrattismo italiano. Sin da bambina, negli anni Trenta, disegna e approfondisce da sola l’arte del Rinascimento. Dopo aver frequentato il liceo classico e l’Accademia di Belle Arti di Palermo, nell’immediato dopoguerra, compie un soggiorno a Firenze.
Ezechiele Acerbi (Pavia, 1850 – 1920) è originario di una famiglia molto umile e nipote del pittore pavese Pasquale Massacra. Dopo aver dimostrato l’attitudine per il disegno e la pittura, a sedici anni inizia a frequentare la Scuola Civica di Pittura di Pavia. Si forma sotto l’ala di Giacomo Trécourt.
Andreas Achenbach (Kassel, 1815 – Düsseldorf, 1916) pittore romantico tedesco, è uno dei maggiori rappresentanti della Scuola di Düsseldorf. Nel 1827, a soli dodici anni, viene ammesso nell’Accademia della città, dove studia sotto la guida di Heinrich Christoph Kolbe.
Oswald Achenbach (Düsseldorf, 1827 – 1905), fratello minore di Andreas), si forma presso di lui, accogliendone la visione romantica già precorritrice però di elementi veristi. Andreas, autore di paesaggi burrascosi, di marine in tempesta o di paesaggi montani intrisi di sublimi suggestioni, è però più anziano di lui di dodici anni.
Angiolo Achini (Milano, 1850 – 1930) si forma all’Accademia di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini. Inizialmente, durante gli anni di studio e quelli immediatamente successivi, si dedica al paesaggio e alla pittura di storia, riportando i primi risultati.
Carlo Ademollo (Firenze, 1824-1911) diventa ben presto un pittore affermato di scene di genere. Negli anni Cinquanta comincia a frequentare il Caffè Michelangelo e dal 1854 entra a far parte della Scuola di Staggia, ritraendo dal vero le campagne senesi.
Luigi Ademollo (Milano, 1764 – Firenze, 1849) si iscrive all’Accademia di Brera, che abbandona repentinamente. Intraprende la carriera di scenografo, che lo vede nel 1772 a Roma e nel 1788 a Firenze. Da questo momento in poi, rimane in Toscana dove costruisce la sua carriera di scenografo e pittore molto fecondo.
Franz Theodor Aerni (Aarburg, 1853 – 1918), pittore tedesco, si sposta nel 1870 a Losanna per frequentare lo studio del paesaggista svizzero Johann Joseph Gaisser. Arriva in Italia nel 1872: si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Modena, dove si forma al seguito di Adeodato Malatesta.
Ermenegildo Agazzi (Mapello, 1866 – Bergamo, 1945) è il fratello minore di Rinaldo, da cui viene introdotto allo studio della pittura e da cui riceve i primi insegnamenti. Lo introduce al verismo della scuola napoletana e al linguaggio di Antonio Mancini, molto presente nelle sue opere della prima fase.
Rinaldo Agazzi (Mapello, 1857 – Bergamo, 1939) è il fratello maggiore di Ermenegildo. Si forma presso l’Accademia Carrara di Bergamo sotto la guida di Enrico Scuri. All’inizio degli anni Ottanta, decide di trasferirsi a Roma per completare la sua formazione, frequentando l’Accademia Libera di Cesare Maccari.
Filippo Agricola (Roma, 1795-1857) è figlio del pittore Luigi Agricola, del quale segue subito gli insegnamenti. Si forma all’Accademia di San Luca di cui diventa accademico nel 1821. Riceve ben presto molte committenze ufficiali. Dal 1830 al 1836 l’Accademia di San Luca lo nomina censore per la classe di pittura e nel 1839 diventa titolare della cattedra della stessa disciplina.
Lidio Ajmone (Coggiola, 1884 – Andezeno, 1945), figlio di un notaio della provincia di Vercelli, a nove anni si trasferisce con la famiglia a Torino. Compiuti gli studi classici, vista la sua propensione verso la pittura, nel 1902 si iscrive all’Accademia Albertina di Torino. Successivamente frequenta lo studio di Vittorio Cavalleri, ereditandone la passione per le vedute piemontesi.
Francesco Albani (Bologna, 1578 – 1660) è allievo a Bologna nella scuola del pittore Denijs Calvaert detto Dionisio Fiammingo, insieme a Guido Reni e a Domenichino. Negli anni Novanta del Cinquecento già è attestato nella scuola dei Carracci.
Clemente Alberi (Bologna, 1803-1864) è figlio di Francesco, uno dei più affermati pittori accademici bolognesi. Francesco ha una grande ascendenza sul figlio che esordisce come pittore a soli vent’anni, con la copia di un San Girolamo di Agostino Carracci. Insegna fino al 1839 nelle Scuole Comunali di Pesaro per poi ottenere la cattedra di pittura all’Accademia di Bologna, fino al 1860.
Achille Alberti (Milano, 1860 – 1943), scultore milanese, si forma all’Accademia di Brera, dove è allievo di Pietro Magni e di Riccardo Ripamonti, con cui instaura una fraterna amicizia. In seguito, infatti, i due condivideranno lo studio milanese, in via Stella 39.
Oreste Albertini (Torre del Mangano, 1887 – Besano Brianza, 1953) si forma presso la Scuola Civica Pavese con Pietro Michis. Successivamente si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia di Brera, acquisendo tutte le qualità del paesaggismo lombardo ottocentesco.
Paolo Albertis (Napoli 1770 ca. – 1844) è documentato all’Accademia di Napoli sin dai tempi in cui è direttore Jean Baptiste Wica. Si forma seguendo le novità didattiche introdotte dal maestro francese, che incoraggia la copia dall’antico, fornendo l’accademia di gessi e riproduzioni di opere del Cinquecento.
Luca Albino (Maiori, 1884 – 1952) è un pittore che appartiene alla scuola di Amalfi. Insieme agli altri pittori costaioli come Antonio Ferrigno e Luigi Paolillo, inizia la sua formazione a Maiori. Studia inizialmente con il pittore costaiolo più anziano di lui Angelo Della Mura, poi anche al seguito di Raffaele D’Amato.
Francesco Albotto (Venezia, 1721 – 1757), pittore veneziano, nasce molto probabilmente all’inizio degli anni Venti del Settecento. Si hanno pochissime notizie certe riguardo la sua biografia. Le prime ci sono pervenute grazie al connoisseur francese Mariette, che ci trasmette che Francesco Albotto è un vedutista. I suoi soggetti prediletti sono Venezia, le sue architetture e i suoi interni.
Enrico Albricci (Vilminore di Scalve, 1714 – Bergamo, 1775) si forma a Brescia presso la bottega di Francesco del Cairo. Durante questi primi anni di studio conosce Pietro Scalvini, anche lui apprendista presso la bottega di Del Cairo. Proprio insieme al suo amico pittore, Enrico Albricci esordisce nel 1744, con la decorazione della Parrocchiale di Berzo Inferiore.
Giuseppe Alby (Torino, 1853 – 1890), formatosi da autodidatta, sin da giovane pratica una pittura di paesaggio ispirata a scene di vita agreste. Cacciatore, conosce perfettamente la campagna e la montagna piemontese, più e più volte ritratta con scioltezza cromatica.
Antonio Ambrogio Alciati (Vercelli, 1878 – Milano, 1929), orfano di padre, viene cresciuto dalla madre, pittrice di insegne ed ex voto, tra difficoltà e stenti. Vive nell’ospizio dei poveri di Vercelli, dove sin da bambino inizia a dimostrare doti artistiche. Terminate infatti le scuole elementari, di mattina lavora come decoratore e la sera frequenta i corsi dell’Istituto di Belle Arti di Vercelli.
Evangelina Emma Alciati (Torino, 1883 – 1959), nata da una agiata famiglia di Torino, manifesta sin da giovane una spiccata propensione per l’arte. Abbandonate infatti le scuole magistrali, è la prima donna ad iscriversi all’Accademia Albertina, dove diviene allieva di Giacomo Grosso.
Pietro Aldi (Manciano, 1852-1888) è allievo di Luigi Mussini. Viene influenzato dalla poetica Purista che pervade sia le opere di matrice storica che i quadri di genere. Negli anni della formazione si sposta tra Venezia, Roma e Siena, ma ritornerà spesso nel suo paese natale della Maremma grossetana.
Alessandro Bruschetti (Perugia 1910 – Brugherio 1980) si forma artisticamente a Perugia, frequentando l’Istituto d’arte e poi l’Accademia di Belle Arti. A Roma incontra Gerardo Dottori (1884-1977), suo concittadino e con lui stringerà un lungo e duraturo legame.
Il primo dipinto che testimonia la chiara influenza futurista è Dinamismo di Cavalli del 1932, nato dalle suggestioni ed emozioni provate all’Ippodromo delle Capannelle di Roma.
Ernesto Allason (Torino, 1822-1863) si laurea in giurisprudenza nel 1843, ma non praticherà mai la sua professione, dato che dopo il conseguimento della laurea decide di dedicarsi esclusivamente alla carriera artistica. Dopo la formazione accademica sceglie di indirizzare la sua attività pittorica prevalentemente sul genere paesaggio, partecipando alle Promotrici di Torino dal 1848 fino alla morte.
Silvio Allason (Torino, 1843-1912) è impiegato al Ministero della Guerra, ma poco dopo intraprenderà la carriera artistica. Si forma all’Accademia Albertina, ma in seguito prediligerà una concezione di arte più legata alla resa intima e realistica del paesaggio.
Saverio Altamura (Foggia, 1826 – Napoli, 1897) inizia la sua carriera artistica a Napoli. Nel 1848 prende parte ai moti rivoluzionari, ma dopo i fatti seguiti al colpo di stato a Napoli del 15 maggio, è costretto a fuggire e a rifugiarsi in Toscana. Qui Saverio Altamura è uno dei primi artisti a farsi promotore delle istanze veriste napoletane.
Edina Altara (Sassari, 1898 – Lanusei, 1983) figlia di un oculista, cresce a Sassari, città che piano piano, grazie alla figura del pittore Giuseppe Biasi, sta facendo conoscere la propria identità etnografica al mondo. Ed è proprio seguendo l’esempio di questo artista sassarese come lei che, appena quindicenne, comincia ad avvicinarsi all’arte.
Alfredo Gauro Ambrosi (Roma, 1901 – Verona, 1945) si trasferisce da Roma a Verona molto giovane. Portato per il disegno e per la pittura sin da piccolo, inizia a frequentare, da uditore, i corsi dell’Accademia di Belle Arti Cignaroli. Nel 1923 emigra in Brasile per cercare fortuna come artista.
Giovanni Battista Amendola (Episcopio di Sarno, 1848 – Napoli, 1887), nato da una modesta famiglia della provincia salernitana, compie i primi studi presso lo scultore Antonio Busciolano. A partire dagli anni Sessanta, inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Jacopo Amigoni (Venezia, 1682 – Madrid, 1752) dichiara nel suo testamento di essere nativo di Venezia. Ma in Spagna, ricevendo l’ordine di Calatrava, afferma di essere originario di Napoli, forse per problemi di natura diplomatica. Non è certa la fonte che riporta quest’ultima notizia, quindi gli storici danno per certa la sua nascita a Venezia.
Giuseppe Amisani (Mede Lomellina, 1881 – Portofino, 1941), quattordicenne, inizia a frequentare l’Accademia di Brera sotto la guida di Vespasiano Bignami e di Cesare Tallone. Si specializza dunque nel genere del ritratto, seguendo la strada dei maestri e ponendosi come diretto erede della Scapigliatura milanese.
Domenico Ammirato (Napoli, 1833 – dopo il 1891) si forma presso il Real Istituto di Belle Arti di Napoli, sotto la guida di Gabriele Smargiassi. Ben presto dunque, si avvia alla pittura di paesaggio, seguendo per lungo tempo i precetti del maestro.
Antonio Mercurio Amorosi (Comunanza, 1660 – 1738), pittore marchigiano, spesso confuso con Monsù Bernardo si forma a Roma presso il pittore Giuseppe Ghezzi. Nato a Comunanza, vicino Ascoli Piceno, proprio come Antonio Mercurio Amorosi, Ghezzi lo avvia alla pittura accademica tradizionale.
Eugenio Amus (Brescia, 1834 – Bordeaux, 1899) viene introdotto allo studio della pittura da Faustino Joli e da Gabriele Rottini a Brescia. Successivamente si sposta a Milano per frequentare l’Accademia di Brera e studiare al seguito di Francesco Hayez.
Federico Andreotti (Firenze, 1847 – 1930) si forma inizialmente nello studio fiorentino di Angiolo Tricca. Nel 1861 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze e studia sotto la guida di Enrico Pollastrini e di Stefano Ussi. Proprio guardando ai modelli di questi due grandi maestri, inizia a dipingere nel solco della pittura di storia.
Libero Andreotti (Pescia, 1875 – Firenze, 1933), nato da una povera famiglia di Pescia, dimostra in tenera età una forte inclinazione all’arte. Ma proprio a causa delle condizioni economiche non più dedicarcisi liberamente sin da subito. Prima lavora come fabbro, poi come tornitore, poi cerca fortuna a Palermo.
Annibale Angelini (Perugia, 1812 – 1884) compie la prima formazione presso l’Accademia locale, dove è allievo del pittore purista Tommaso Minardi. In seguito, si trasferisce a Roma per studiare all’Accademia di San Luca e poi a Firenze e a Milano, dove ha come maestro lo scenografo, architetto e pittore Alessandro Sanquirico.
Tito Angelini (Napoli, 1806 – 1878), figlio del pittore neoclassico e borbonico Costanzo Angelini, si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove studia scultura. Dopodiché, nel 1823, si trasferisce a Roma, dove si avvicina con maggiore consapevolezza alla scultura accademica e al linguaggio classico.
Filippo Anivitti (Roma, 1876 – 1955) si forma all’Accademia di Belle Arti di Roma, seguendo le lezioni di Filippo Prosperi, tra il 1893 e il 1899. Segue poi il corso di decorazione di Alessandro Morani presso l’Istituto Artistico Industriale. I suoi esordi sono legati a dipinti di figura e ritratti eseguiti con la tecnica divisionista.
Pietro Annigoni (Milano, 1910 – Firenze, 1988) compie una formazione classica a Milano, dove già molto giovane si interessa al disegno. Nel 1925 si trasferisce con la famiglia a Firenze, dove frequenta il Collegio dei Padri Scolopi.
Adolfo Apolloni (Roma, 1855 – 1923) non si dedica subito alla scultura. Prima si laurea in ingegneria, seguendo un percorso di studi canonico. In seguito, però, per assecondare la sua passione verso l’arte, si iscrive all’Accademia di San Luca, divenendo subito uno dei protagonisti fondamentali della cultura romana di fine Ottocento.
Andrea Appiani (Milano, 1754-1817) figlio di un medico, viene indirizzato ben presto alla formazione artistica presso diversi studi di pittori e scultori. Grazie alla lunga formazione e a causa dei problemi economici del padre accetta ogni tipo di commissione, dalle decorazioni di scenografie teatrali, ai ritratti, agli ornamenti delle carrozze.
Andrea Appiani junior (Milano, 1817 – 1865) è il nipote del celebre omonimo pittore neoclassico. Si forma a Roma, all’Accademia di San Luca dal 1833 al 1837. Qui segue i corsi del pittore purista Tommaso Minardi e vince la medaglia della seconda classe. Quando torna a Milano viene influenzato soprattutto dal Romanticismo di Francesco Hayez.
Giuseppe Aprea (Napoli, 1876 – 1946) studia presso l’Istituto di Belle Arti di Napoli, sotto la guida di Filippo Palizzi e Domenico. Si specializza sin da subito nella pittura di paesaggio e di figura, caratterizzate da un ottimo impianto disegnativo. Non a caso, tra il 1908 e il 1927 occuperà la cattedra di disegno all’Accademia napoletana.
Giuseppe Ar (Lucera, 1898 – Napoli, 1956) nasce da una famiglia di umili condizioni della remota provincia pugliese, a Lucera. Sin da piccolo si dimostra propenso allo studio del disegno che riesce a coltivare quando non deve lavorare insieme ai genitori.
Luigi Arbarello (Borgaro Torinese, 1860 – Torino, 1923) laureato in legge, per un breve periodo decide di coniugare gli impegni lavorativi con l’attività pittorica. Alla fine degli anni Ottanta, abbandona definitivamente la professione legale in favore dello studio dell’arte. Prima frequenta l’Accademia Albertina di Torino, seguendo il corso del coetaneo Giacomo Grosso.
Enrico Arcioni (Spoleto, 1875 – Roma, 1954) si trasferisce molto giovane a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Ben presto, decide di trasferirsi a Parigi, dove, negli ultimi anni dell’Ottocento, si inserisce alla perfezione nel clima artistico e culturale della città.
Bartolomeo Ardy (Saluzzo, 1821 – Torino, 1887) formatosi prima come architetto, successivamente decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Partecipa alla campagna del 1848, ottenendo anche una medaglia al valore. Dopo questa esperienza militare, si reca a Ginevra per studiare paesaggio nell’atelier di Alexandre Calame.
Carlo Arienti (Arcore Brianza, 1801 – Bologna, 1873) è figlio del botanico Bernardo Arienti, direttore dei giardini di Mantova. Rimane orfano e si trasferisce a Milano dove frequenta l’Accademia di Brera.
Dal 1824 al 1829 si sposta a Roma per studiare all’Accademia di San Luca e all’Accademia di Francia.
Raffale Armenise (Bari, 1852 – Milano, 1925) si avvicina alla pittura nello studio del pittore Nicola Zito (Bari, 1829-1902). Ancora giovane, vince un concorso per l’approfondimento della tecnica disegnativa e si trasferisce a Napoli. Dà vita ad uno studio che ha molto successo a Capodimonte.
Carlo Arpini (Ancona, 1866 – Monza, 1922) inizia prima gli studi commerciali, per poi dedicarsi alla pittura frequentando l’Accademia di Brera a Milano. Instancabile viaggiatore, si sposta frequentemente sia in Italia che all’estero, stabilendosi poi definitivamente a Monza.
Franco Asco (Trieste, 1899 – Milano, 1970) nasce a Trieste da madre polacca: il suo vero cognome è infatti Atschko, trasformato nell’italiano Asco solamente nel 1929, in età fascista. La sua prima formazione avviene a Trieste, ospitato nella Pia Casa dei Poveri, data l’impossibilità economica della madre di dare un’istruzione adeguata al figlio.
Federico Ashton (Milano, 1840 – Valico del Sempione, 1904), di padre inglese e di madre fiorentina, si forma a Milano presso l’Accademia di Brera. Qui studia al seguito di Gaetano Fasanotti (1831-1882) e di Luigi Riccardi (1808-1877), specializzandosi nel paesaggio dal vero.
Luigi Ashton (Firenze, 1824 – Milano, 1884), molto giovane, si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia di Brera. Qui studia con Giuseppe Bisi, pittore di paesaggio “votato” al vero che aveva ottenuto la prima cattedra di paesaggio in Accademia, nel 1838.
Natale Attanasio (Catania, 1845 – Roma, 1923) in giovane età si trasferisce a Napoli per studiare pittura. Si forma nel solco del realismo napoletano unito al Verismo letterario di origine siciliana. Nel 1882 si trasferisce a Roma e nel corso degli anni partecipa a diverse esposizioni nazionali ed europee.
Giuseppe Aureli (Roma, 1858 – Anzio, 1929) studia a Roma sotto la guida di Pietro Gabrini e Cesare Maccari . L’attenzione al dettaglio e la resa filologica nelle ricostruzioni storiche diventano ben presto due delle sue cifre caratteristiche. Si specializza infatti nella pittura di genere e di ricostruzione in costume
Vittorio Avanzi (Verona, 1850 – Campofontana, 1913) si forma presso l’Accademia Cignaroli di Verona. Esordisce nel 1868 alla Promotrice di Torino, per poi completare la sua formazione all’Accademia di Monaco di Baviera. Rimane in Germania tra il 1872 e il 1875.
Vittorio Avondo (Torino, 1836-1910) è originario di una famiglia molto agiata. Dovrà scontrarsi con il volere paterno per dedicarsi all’arte e alla sua passione per l’antiquariato. Diventa pittore di paesaggio visitando gran parte dell’Italia e del Nord Europa. Viaggiando entra in contatto con le più innovative ricerche realistiche della Scuola di Barbizon, dopo aver visitato l’Esposizione Universale di Parigi nel 1855.
Pietro Ayres (Savigliano, 1794 – Torino, 1878) ancora molto giovane comincia il suo percorso da ritrattista. Le sue opere sono molto richiese a Savigliano e Fossano, come leggiamo dallo storico piemontese Casimiro Turletti.
Quest’ultimo ci informa inoltre del viaggio in Russia insieme all’Armata napoleonica nel 1812.