Luigi Sabatelli (Firenze, 1772 – Milano, 1850) nasce in casa del marchese Pier Roberto Capponi, dove suo padre lavora come domestico. Il ragazzo cresce mostrando subito eccellenti doti disegnative, per questo il marchese, divenuto suo protettore, gli finanzia gli studi presso l’Accademia fiorentina.
Cesare Saccaggi (Tortona, 1868 – 1934), proveniente da un’umile famiglia della provincia di Alessandria, si trasferisce a Torino per frequentare l’Accademia Albertina. Si forma sotto la guida di Andrea Gastaldi e di Pier Celestino Gilardi, usufruendo della borsa di studio offertagli dal comune di Tortona.
Oscar Saccorotti (Roma, 1898 – Meglio, 1986), cresciuto tra Roma, Vicenza e Udine, in questa città inizia a lavorare, negli anni Dieci, come garzone nella bottega di un decoratore murale. Poco prima della guerra, si trasferisce con la famiglia a Genova.
Giuseppe Sacheri (Genova, 1863 – Pianfei, 1950) si trasferisce con la famiglia, all’età di quindici anni, dalla Liguria a Ravenna. Qui inizia a studiare pittura al seguito di Arturo Moradei presso l’Accademia di Belle Arti. Nel 1880 si sposta di nuovo con la famiglia a Torino, dove si iscrive all’Accademia Albertina per portare a termine gli studi.
Bruno Saetti (Bologna, 1902 – 1984) si forma presso l’Istituto d’arte, dove si specializza nella tecnica dell’affresco. Dopodiché, dal 1918, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove si diploma nel 1924 in disegno architettonico. Negli anni di studio, si appassiona al Seicento emiliano.
Eliseo Sala (Milano, 1813 – Rancate di Brianza, 1879) si forma presso l’Accademia di Brera, sotto la guida di Luigi Sabatelli, fino al 1837. In questo stesso anno, si trasferisce a Venezia per perfezionarsi, poi si sposta a Roma, dove stringe amicizia con Francesco Coghetti.
Paolo Sala (Milano, 1859 – 1924) si forma inizialmente nel campo dell’architettura, seguendo i corsi di Camillo Boito, presso l’Accademia di Brera a Milano. Dalla fine degli anni Settanta, però, decide di dedicarsi solo alla pittura.
Simone Salassa (Montanaro Canavese, 1863 – Ivrea, 1930) è un pittore piemontese specializzato nei paesaggi del Canavese e in soggetti di genere dal tono aneddotico. Non si sa molto della sua formazione artistica e della sua biografia.
Alberto Salietti (Ravenna, 1892 – Chiavari, 1961) nasce in una famiglia di decoratori musivi di Ravenna, per cui viene introdotto allo studio del disegno dal padre. Intenzionato a coltivare la sua attitudine verso l’arte, appena dodicenne, viene mandato a Milano per frequentare il ginnasio e per passare poco dopo all’Accademia di Brera.
Pablo Salinas y Teruel (Madrid, 1871 – Roma, 1946) studia pittura in Spagna, presso la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando. Sin da subito, si specializza nella realizzazione di vivaci scene di genere particolarmente gradite al mercato del tempo.
Antonio Salvetti (Colle Val D’Elsa, 1854 – 1931) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, seguendo i corsi di architettura e di disegno. Nel 1879 a Firenze vince il primo premio del Concorso nazionale di Architettura. Per un periodo collabora al periodico fiorentino “Ricordi di architettura”.
Giovanni Salviati (Venezia, 1881-1950) studia presso l’Accademia di Venezia, sotto la guida di Guglielmo Ciardi. È chiara dunque sin dall’inizio la sua propensione verso la pittura di paesaggio e la predilezione per soggetti lagunari. Esordisce a Venezia nel 1907, per poi dare vita ad una discreta attività espositiva.
Edgardo Sambo Cappelletti (Trieste, 1882 – 1966), cresciuto in un ambiente borghese della Trieste di fine secolo, è attratto dall’arte sin da bambino. Per volere paterno, però, compie gli studi tecnici con l’obiettivo di dirigere lo stabilimento tipografico di famiglia. Per questo motivo, il suo vero accesso al mondo della pittura avviene solo intorno ai vent’anni.
Alessandro Sani (attivo a Firenze tra il 1869 e il 1915) è un pittore fiorentino attivo nella seconda metà dell’Ottocento. Non sono molte le notizie relative alla sua biografia e alla sua espressione artistica. È certo però che dalla fine degli anni Sessanta, comincia a dedicarsi alla copia di dipinti antichi delle maggiori gallerie di Firenze.
Pio Sanquirico (Guido Visconti, 1847 – Milano, 1900) si forma a Milano, presso l’Accademia di Brera, sotto la guida di Giuseppe Bertini e di Raffaele Casnedi. La formazione accademica lo induce inizialmente a trattare soggetti storici, prendendo parte, da 1874, alle esposizioni braidensi.
Guglielmo Sansoni detto Tato (Bologna, 1896 – Roma, 1974), uomo dal multiforme ingegno, è stato pittore, scenografo, fotografo e regista. Si avvicina all’arte da autodidatta e aderisce al Futurismo nel 1918, contribuendo notevolmente alla diffusione di questo movimento in area bolognese.
Giuseppe Santomaso (Venezia, 1907 – 1990) dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia, si interessa ai maestri del Cinquecento veneto e li studia approfonditamente. Successivamente, entra in contatto con i pittori della Secessione di Ca’ Pesaro, che espongono alla Fondazione Bevilacqua La Masa, sotto il coordinamento di Nino Barbantini.
Francesco Raffaele Santoro (Mongrassano, 1844 – Roma, 1927), figlio di Giovanni Battista, si forma inizialmente in Calabria sotto l’ala del padre. In un secondo momento, si trasferisce a Napoli per studiare insieme al cugino Rubens Santoro. Nel 1863 si trasferisce prima in Scozia e poi in Inghilterra per portare a compimento la sua formazione.
Rubens Santoro (Mongrassano, 1859 – Napoli, 1942) ben presto si trasferisce con la famiglia dalla Calabria a Napoli e viene iscritto al Real Istituto di Belle Arti. Qui segue per un breve periodo le lezioni di Domenico Morelli. Ben presto la sua presenza in Accademia viene meno, preferisce recarsi nei dintorni di Napoli.
Egisto Sarri (Figline Valdarno, 1837 – Firenze, 1901) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze dal 1850 al 1861. È allievo di Ernico Pollastrini, Giuseppe Bezzuoli e infine di Antonio Ciseri, maestro per lui fondamentale. Si specializza sin da subito nel genere storico e nel ritratto, seguendo le orme dei suoi insegnanti.
Francesco Sartorelli (Cornuda, 1856 – Udine, 1939) intraprende prima gli studi di medicina all’Università di Padova, poi li abbandona per studiare al Conservatorio di Milano. Grazie a questo impegno lavorativo, per molti anni viaggia per l’Europa suonando in un’orchestra.
Enrico Sartori (Parma, 1831 – 1888) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Parma, che frequenta a partire dal 1844. Entrato nella Scuola di Paesaggio, è allievo di Giuseppe Boccaccio. Sin da subito ottiene grandi risultati, fino alla menzione onorevole tra i premiati di prima classe.
Giulio Aristide Sartorio (Roma, 1860 – 1932) nasce da una famiglia di artisti. Riceve le prime lezioni di disegno dal padre e solo in un secondo momento si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma. La sua prima attività pittorica nasce nel solco della tradizione del colore sgargiante e del tocco vibrante.
Pietro Sassi (Alessandria, 1834 – Roma, 1905), nato da una modesta famiglia piemontese, riesce a compiere gli studi artistici grazie ad una pensione fornitagli dal comune di Alessandria. La borsa di studio gli permette di viaggiare per l’Europa e visitare i principali centri frequentati dai maggiori paesaggisti piemontesi.
Aligi Sassu (Milano, 1902 – Pollença, 2000) nasce a Milano da una famiglia di Sassari. Nel 1921, quando Aligi ha diciannove anni, si trasferisce con la famiglia a Thiesi, in Sardegna, e vi rimane per tre anni. Si tratta di un periodo fondamentale per la sua crescita personale ed artistica, dato che è proprio in questi tre anni che si appassiona alla pittura e al paesaggio sardo.
Alberto Savinio (Atene, 1891 – Roma, 1952) pseudonimo di Andrea De Chirico, nasce in Grecia da genitori italiani. Non si interessa subito alla pittura, ma passa prima per la musica e per la letteratura, due discipline cui comunque rimarrà sempre legato. Dopo la morte del padre, nel 1905 si trasferisce con la madre e il fratello Giorgio De Chirico a Monaco di Baviera.
Carlo Sbisà (Trieste, 1899 – 1964), dopo aver frequentato l’istituto tecnico, inizia a lavorare come cesellatore ed orafo a Trieste. Ancora molto giovane, si trasferisce a Budapest per occupare un posto di disegnatore di macchinari in un cantiere. Il clima culturale della città ungherese lo coinvolge sin da subito e, soprattutto, viene attratto dai numerosi musei.
Luigi Scaffai (Livorno, 1837 – dopo il 1897) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Si specializza sin da subito nella realizzazione di soggetti di genere. Gli umili interni, il racconto della vita quotidiana dei contadini, le scene domestiche e l’attento studio dei dettagli sono i principali elementi che caratterizzano le tele di Scaffai.
Vincenzo Scala (Napoli 1839 – dopo il 1893) si forma presso il Reale Istituto di Belle Arti di Napoli. Subito attento alle espressioni veriste che andavano sviluppandosi a Napoli negli anni Cinquanta e Sessanta, si perfeziona a Roma. Diviene un notevole interprete di paesaggi dal vero e di vivaci scene di genere.
Carlo Scarpa (Venezia, 1906 – Tokyo, 1978) sviluppa sin da bambino una speciale sensibilità verso il disegno e l’uso dei materiali, soprattutto incoraggiato dalla mamma sarta e dal papà insegnante. passa l’infanzia a Vicenza, tra i palazzi cinquecenteschi di Andrea Palladio, che ispirano la sua primordiale passione per l’architettura.
Ferruccio Scattola (Venezia, 1873 – Roma, 1950) inizia a dipingere a diciassette anni da autodidatta, studiando soprattutto dal vero. Abile in diversi generi, dal ritratto al paesaggio, esordisce alla Triennale di Milano, ottenendo il Premio Fumagalli.
Silvester Sçedrin (San Pietroburgo, 1791 – Sorrento, 1830) dal 1800 al 1812 si forma presso l’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, di cui il padre, lo scultore Fedosii era rettore. In seguito si perfeziona nello studio del paesaggista Fedor Alexeev, pittore accademico influenzato dal linguaggio classico francese.
Antonio Schiaffino (Camogli, 1879 – Genova, 1968) si forma all’Accademia di Belle Arti di Genova sotto la guida di Cesare Viazzi e Tullio Quinzio. In seguito si perfeziona presso lo studio di Giuseppe Pennasilico. Ottenuta le Pensione Durazzo si trasferisce a Roma per ampliare la sua formazione, dedicandosi soprattutto al genere del ritratto.
Natale Schiavoni (Chioggia, 1777 – Venezia, 1858) studia presso l’Accademia di Venezia per tre anni, formandosi sotto l’ala di Domenico Maggiotto. Viene poi inviato a Firenze fino al 1797 per studiare incisione con Raffaello Morghen. Alla fine di questo apprendistato, decide di trasferirsi a Trieste.
Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma, 1998) figlio di un archeologo, nasce in Libia, mentre il padre è impegnato negli scavi a Leptis Magna. Rientrato a Roma, data la sua personalità irrequieta ed estremamente contraria ad ogni costrizione, lascia la scuola. Per qualche tempo, vive di lavori saltuari, fino a quando non decide di compiere un apprendistato al Museo Etrusco di Villa Giulia.
Anatolio Scifoni (Firenze, 1842 – Roma, 1884) figlio di una pittrice e di un poeta, si forma presso l’Accademia Albertina di Torino. Per perfezionarsi, passa un periodo di studio a Roma e poi a Parigi. Prima di stabilirsi definitivamente a Roma, rientra per qualche tempo a Torino, dove si lega profondamente a Lorenzo Delleani.
Gregorio Sciltian (Nakicivan, 1900 – Roma, 1985) effettua gli studi classici tra l’Armenia e la Russia, ma dimostra sin da subito un forte interesse per l’arte. Si iscrive così all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, avvicinandosi soprattutto all’illustrazione Art Nouveau di Aubrey Beardsley (1872-1898).
Scipione (Macerata, 1904 – Arco, 1933) pseudonimo di Gino Bonichi, nasce nelle Marche, a Macerata, dove inizia con successo a praticare diversi sport come il nuoto e l’atletica. Purtroppo, dopo essersi ammalato di polmonite, viene ricoverato in sanatorio per un lungo periodo nel 1919, ma a causa di una successiva tubercolosi, rimarrà malato per tutta la vita.
Giuseppe Sciuti (Zafferana Etnea, 1834 – Roma, 1911), figlio di un farmacista e imparentato ad una famiglia nobile di Acireale, intraprende gli studi artistici contro la volontà paterna. Si reca a Catania per studiare sotto la guida dello scenografo Giuseppe De Stefani, poi nello studio del pittore Giuseppe Gandolfo (1792-1855).
Pietro Scoppetta (Amalfi, 1863 – Napoli, 1920) si forma ad Amalfi sotto la guida di Giacomo Di Chirico. All’inizio degli anni Ottanta, si trasferisce a Roma dove comincia a collaborare con la rivista “Cronaca Bizantina” come illustratore. Attività questa, che lo impegna per molti anni, a cominciare dal suo contributo disegnativo dato a “L’Illustrazione italiana”.
Eugenio Scorzelli (Buenos Aires, 1890 – Napoli, 1960) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha come insegnanti Michele Cammarano, Domenico Morelli e Filippo Palizzi, quindi rimarrà sempre impressa in lui l’impronta della scuola napoletana. Ben presto lascia la città partenopea per trasferirsi prima a Londra e poi a Parigi.
Alessandro Scorzoni (Crespellano, 1858 – Bologna, 1933), pur provenendo da una famiglia di umili condizioni, riesce a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Allievo di Antonio Puccinelli, ne eredita tutta la propensione verso una pittura di matrice verista, terminando brillantemente gli studi accademici nel 1879.
Luigi Scrosati (Milano, 1814 – 1869) viene avviato allo studio dell’arte dallo zio materno Ambrogio, pittore e decoratore attivo in area lombarda. Importante è anche l’apporto di Giovan Battista Bertini (1799-1849), socio dello zio nella realizzazione di smalti e vetrate colorate. Sotto la guida di questi due particolari precettori, Scrosati inizia a lavorare nel campo della decorazione a fresco.
Enrico Scuri (Bergamo, 1806 – 1884) entra all’Accademia Carrara di Bergamo a tredici anni. È tra gli allievi prediletti di Giuseppe Diotti (1779-1846), per la sua precoce capacità di rappresentare soggetti letterari, grazie alla sua passione per la recitazione.
Luigi Secchi (Cremona, 1853 – Miazzina, 1921) si forma presso l’Accademia di Brera a Milano, sotto la guida di Pietro Magni. Successivamente, è apprendista nello studio di Francesco Barzaghi. Entrambi lo introducono ad un delicato purismo che già si declina verso una temperata sensibilità verista.
Giovanni Segantini (Arco, 1858 – Schafberg, 1899) ben presto rimane orfano di madre e viene abbandonato dal padre. Nella totale povertà, gira da solo per il suo paese: viene accusato di vagabondaggio, arrestato e mandato nel riformatorio milanese Marchiondi dal 1870 al 1873.
Gottardo Segantini (Pulsano, 1882 – Maloja, 1974) figlio del pittore divisionista Giovanni Segantini (1858-1899) ne eredita l’attitudine per l’arte. Perde il padre a diciassette anni, ma a quest’età ha già potuto coglierne gran parte delle suggestioni pittoriche. Abilissimo nel disegno e nell’incisione, inizialmente si dedica alla riproduzione all’acquaforte delle opere del padre.
Attilio Selva (Treiste, 1888 – Roma, 1970), nato da una famiglia della piccola borghesia triestina, dopo la prima formazione, si trasferisce a Torino. Dopo aver ammirato alcune opere di Leonardo Bistolfi (1859-1933) alla Biennale di Venezia del 1905, decide di studiare nel suo atelier torinese.
Lino Selvatico (Padova, 1872 – Treviso, 1924) nasce in un ambiente molto fertile dal punto di vista culturale. Il padre Riccardo Selvatico è scrittore e commediografo, sindaco di Venezia e fondatore della Biennale. Il fratello minore Luigi diventerà anch’egli pittore.
Luigi Selvatico (Venezia, 1873 – Roncade, 1938), fratello del pittore Lino e figlio del commediografo e sindaco di Venezia Riccardo, viene introdotto proprio da lui al mondo dell’arte sin da bambino. La sua infanzia si può definire piuttosto difficile: per molti anni è costretto a rimanere in casa per una malattia.
Pio Semeghini (Quistello, 1878 – Verona, 1964) nato da un’umile famiglia della provincia mantovana, in giovinezza si mantiene con i lavori più umili, dal garzone di bottega all’attore ambulante. Sin da adolescente, si unisce agli ambienti anarchici, per cui, negli anni Novanta, è costretto a rifugiarsi in Svizzera.
Francesco Semino (Genova, 1832 – 1883), a dodici anni, nel 1844 viene ammesso all’Accademia Ligustica di Genova, dove è allievo di Giuseppe Isola (1808-1893). Esordisce alla Promotrice della città nel 1850, mostrando subito l’indirizzo di pittore di storia, sulla scia del suo maestro.
Pietro Senno (Portoferraio, 1831 – Pisa, 1904) si avvia alla carriera militare sotto la spinta del padre, ufficiale napoleonico. Partecipa alla battaglia di Curtatone del 1849, come tenente dell’esercito del Granduca Leopoldo II, ma si dimette nel 1852 per dedicarsi alla pittura.
Serafino De Avendaño (Vigo, 1838 – Valladolid, 1916) studia a Madrid all’Accademia di San Ferdinando. La sua formazione si svolge al seguito del pittore di storia Antonio Maria Esquival e del paesaggista Bernardo Villamil Marrachi. Nel 1860 si trasferisce in Svizzera, precisamente a Ginevra. Qui frequenta lo studio di Alexandre Calame, dove affina ulteriormente le sue doti di pittore di paesaggio.
Serafino Macchiati (Camerino, 1861 – Parigi, 1916) nato nelle Marche, si trasferisce con la famiglia a Roma all’inizio degli anni Ottanta dell’Ottocento. Molto versato nel disegno, esordisce giovanissimo, a soli ventidue anni, all’Esposizione Internazionale di Roma del 1883.
Luigi Serena (Montebelluna, 1855 – Treviso, 1911) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, frequentandola dal 1870 al 1877. Vi segue i corsi di Pompeo Marino Molmenti ed ha come compagni di studio Giacomo Favretto, Luigi Nono, Alessandro Milesi ed Ettore Tito.
Raffaello Sernesi (Firenze, 1838 – Bolzano, 1886) per un periodo, ancora molto giovane, lavora come incisore. Nel 1856 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove segue i corsi di Antonio Ciseri. A causa della morte del padre è costretto a rinunciare alla formazione accademica nel 1859.
Luigi Serra (Bologna, 1846 – 1888) frequenta dal 1858 il Collegio Artistico Venturoli di Bologna ed è allievo di Luigi Busi (1837-1884). Dal 1863 segue i corsi di Giulio Cesare Ferrari (1818-1899) presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Luigi Serralunga (Torino, 1880 – 1940) si forma presso l’Accademia Albertina di Torino, seguendo i corsi di Giacomo Grosso. Dal maestro eredita eleganti doti coloristiche e il raffinato trattamento della figura e della natura morta. In effetti, Serralunga si specializza nel ritratto, nei dipinti di figura e nella natura morta.
Giovanni Serritelli (Napoli, 1810 – dopo il 1860), allievo di Antoon Sminck van Pitloo (1790-1837), può essere considerato uno dei rappresentati minori della Scuola di Posillipo. Esordisce alla Biennale Borbonica del 1841, presentandosi subito come un abile vedutista erede delle istanze pitlooiane.
Gino Severini (Cortona, 1883 – Parigi, 1966) nel 1899 da Cortona si trasferisce a Roma, dove si interessa alle teorie socialiste, pratica la pittura e affronta diverse letture filosofiche. Frequenta un ambiente artistico molto fertile: conosce Umberto Boccioni, insieme a cui frequenta lo studio di Giacomo Balla.
Augusto Sezanne (Firenze, 1856 – Venezia, 1935) si trasferisce da Firenze a Bologna ancora molto giovane, per studiare presso l’Accademia di Belle Arti. Proprio a Bologna inizia la sua attività artistica come pittore di paesaggio, ma compie anche diverse incursioni nella pittura di genere e di storia.
Augusto Valli (Modena, 1867 – 1945) di forma presso l’Accademia di Belle Arti di Modena a partide dal 1879, seguendo i corsi di Giovanni Muzzioli e di Antonio Simonazzi. Nel 1880, vinto il Premio Poletti in Accademia, riesce a compiere un soggiorno a Roma, dove espone presso la Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti.
Pacifico Sidoli (Rossoreggio, 1868 – Piacenza, 1963), nato in una famiglia di artisti, studia presso l’istituto Gazzola di Piacenza, sotto la guida di Bernardino Pollinari. Raggiunti i primi risultati in Italia, decide comunque di completare la sua formazione a Parigi. Vi si reca ancora ventenne, ma viene ammesso subito al Salon dove espone accanto a Giovanni Segantini e a Gaetano Previati.
Giovanni Signorini (Firenze, 1808 – 1862) frequenta saltuariamente l’Accademia di Firenze, prediligendo soprattutto la copia dall’antico. I suoi modelli principali sono Claude Lorrain e Salvator Rosa e più in generale il paesaggio del Seicento. Esordisce in Accademia nel 1839, esponendo copie di questi autori eseguite in lunghe sessioni di pittura all’interno della Galleria.
Giuseppe Signorini (Roma, 1857 – 1932) studia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e successivamente si perfeziona nello studio di Aurelio Tiratelli. Si avvicina subito alla tecnica dell’acquarello, della quale diviene un notevole interprete. Si specializza soprattutto nella realizzazione di soggetti di genere in costume settecentesco.
Telemaco Signorini (Firenze, 1835 – 1901) è figlio del pittore vedutista Giovanni Signorini, infatti sin dall’infanzia è indirizzato allo studio dell’arte e della letteratura. Si forma sotto l’ala del padre, mentre all’Accademia di Belle Arti di Firenze segue i corsi di nudo. Ben presto inaugura la consuetudine di copiare i paesaggi dei pittori olandesi del Seicento.
Giovanni Silvagni (Roma, 1790 – 1853), formatosi all’Accademia di San Luca a Roma, dove è allievo di Gaspare Landi, è uno dei maggiori rappresentati della pittura neoclassica, che lo contraddistingue per tutto l’arco della sua carriera. Figlio di un venditore di pasta, si distacca subito dall’ambiente familiare perché molto portato per il disegno.
Turi Simeti (Alcamo, 1929 – Milano, 2021), dopo aver passato l’infanzia ad Alcamo, in Sicilia, si trasferisce a Roma nel 1958. Si ambienta subito nella cultura artistica dell’Informale, avvicinandosi in particolare ad Alberto Burri. All’inizio degli anni Sessanta, compie diversi viaggi tra Londra e Parigi, arricchendosi del linguaggio internazionale.
Filadelfo Simi (Levignani, 1849 – Firenze, 1923) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Il suo esordio avviene alla Promotrice fiorentina nel 1873. Solamente l’anno successivo, si stabilisce a Parigi per cinque anni, con l’intenzione di studiare presso Jean-Leon Gérôme.
Alfonso Simonetti (Napoli, 1840 – Castrocielo, 1892) viene introdotto alla pittura dal padre Giuseppe Simonetta. Si iscrive poi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove si forma sotto la guida di Giuseppe Mancinelli, Gabriele Smargiassi e Filippo Palizzi. In questo primo periodo formativo, precisamente nel 1864, ottiene il pensionato artistico.
Attilio Simonetti (Roma, 1843 – 1925), unico vero allievo di Mariano Fortuny (1838-1874), studia alla Scuola di Giggi in via Margutta, dove lo conosce nel 1858. Ben presto, il loro rapporto didattico si trasforma in una profonda amicizia, che conduce Simonetti ad acquisire i modi pittorici di Fortuny.
Ettore Simonetti (Roma, 1857-1909) frequenta l’Accademia di San Luca dal 1869. Abilissimo nella tecnica dell’acquarello, si fa interprete di una lunga serie di scene esotiche, molto gradite al mercato. Memore della lezione di Mariano Fortuny, utilizza una tavolozza variegata e luminosa per dare vita a scene seducenti e accattivanti.
Gustavo Simoni (Roma, 1845 – Palestrina, 1918) si forma a Roma, presso l’Accademia di San Luca. Inizia la sua attività espositiva nel 1870, con la Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti. È tra i fondatori della Società degli Acquarellisti nel 1876, comparendo tra gli interpreti della pittura orientalista ad acquarello.
Scipione Simoni (Roma, 1853-1918) entra a diciassette anni all’Accademia di San Luca, forse spinto dall’esperienza artistica del fratello Gustavo Simoni. Si specializza quasi subito nella tecnica dell’acquarello, sempre sulla scia di Gustavo, che nel 1876 era stato tra i fondatori della Società degli Acquarellisti.
Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961) nasce in Sardegna, ma la sua famiglia si trasferisce a quando ha solo un anno, dato che il padre ingegnere viene spostato a Roma. Compie tutti gli studi in città, fino ad iscriversi alla facoltà di ingegneria per seguire le orme paterne. Ben presto, però, sente la necessità di abbandonare gli studi.
Gabriele Smargiassi (Vasto, 1798 – Napoli, 1882) nel 1817 si trasferisce a Napoli. Qui si iscrive al Real Istituto di Belle Arti dove diviene allievo di Giuseppe Cammarano. Può essere considerato tra gli “anziani della Scuola di Posillipo”, poiché frequenta lo studio di Antoon Sminck Van Pitloo dal 1820.
Emilio Sobrero (Torino, 1890 – Roma, 1964) inizia a dipingere durante gli anni del liceo classico frequentato a Torino. Terminati gli studi, si iscrive infatti all’Accademia Albertina che lascia dopo appena tre anni, insofferente alle regole accademiche e soprattutto alla pittura tradizionale che è costretto a praticare.
Giuseppe Sobrile (Torino, 1879 – Forno Alpi Graie, 1956) si forma presso l’Accademia Albertina di Torino, sotto la guida di Pier Celestino Gilardi e Giacomo Grosso. Si dedica allo studio della figura, avvicinandosi allo stile di Felice Carena e Cesare Ferro entrambi allievi, come Sobrile, di Giacomo Grosso.
Carlo Socrate (Mezzana Bigli, 1889 – Roma, 1967) è figlio di due attori che lo portano in giro per il mondo, sin dalla tenera età. Quando ancora non ha compiuto dieci anni, si trasferisce con la famiglia in Argentina, rimanendovi fino al 1908.
Ardengo Soffici (Rignano sull’Arno, 1879 – Poggio a Caiano, 1964) nasce da una modesta famiglia della campagna fiorentina. Sin da bambino, i luoghi idilliaci e tranquilli in cui vive gli forniscono l’ispirazione per piccoli disegni e componimenti poetici. Nel 1893, segue la famiglia a Firenze, dove frequenta il collegio degli Scolopi.
Cesare Sofianopulo (Trieste, 1889 – 1968), nato da una benestante famiglia di origini greche, compie gli studi classici a Trieste, ma li abbandona al secondo anno volendo assecondare la sua vocazione artistica. Inizia a dipingere da autodidatta, per poi compiere un apprendistato nello studio del pittore Argio Orell.
Achille Solari (Napoli, 1835 – 1884) studia presso il Regio Istituto di Belle Arti di Napoli e ottiene sin da subito diversi successi e premi. Vince ben presto la pensione della Provincia di Terra di Lavoro, grazie alla quale può dedicarsi a pieno alla pratica artistica
Atanasio Soldati (Parma, 1896 – Roma, 1953) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Parma, dove si diploma in disegno architettonico all’inizio degli anni Venti. Inizialmente, si dedica soprattutto alla realizzazione di progetti architettonici.
Arnaldo Soldini (Brescia, 1862 – Val Trompia, 1936) si forma presso lo studio di Luigi Campini (1816-1883) a Brescia. Contemporaneamente si reca nella Val Trompia e nella Val Camonica, nei pressi del lago d’Iseo, per studiare il paesaggio dal vero.
Giuseppe Solenghi (Milano, 1879 – Cernobbio, 1944) si forma presso l’Accademia di Brera a Milano, studiando al seguito di Cesare Tallone, Leonardo Bazzaro e Giuseppe Mentessi. L’artista è conosciuto soprattutto per i suoi vivaci e brulicanti scorci delle vie di Milano.
Pio Solero (Sappada, 1881 – 1975) si forma presso l’Accademia di Venezia, che frequenta in giovane età, dal 1898. Nel 1902, invece, studia per un anno all’Accademia di Belle Arti di Roma, per poi perfezionarsi in quella di Monaco di Baviera nel biennio successivo.
Francesco Solimena (Canale di Serino, 1657 – Barra, 1747), nato in un piccolo paese vicino ad Avellino, manifesta un’immediata inclinazione per il disegno. Inizialmente, viene ostacolato dai genitori, ma notato dal cardinale Vincenzo Maria Orsini, è subito incoraggiato a coltivare la sua attitudine artistica.
Orlando Sora (Fano, 1903 – Lecco – 1981) si forma presso l’Istituto d’Arte di Fano, dimostrandosi subito molto versato nel disegno. Contemporaneamente, pratica la boxe per alcuni anni, ma poi deciderà di abbandonarla in favore della pittura. Nel 1919, soltanto sedicenne, viene catturato dal fervore di D’Annunzio e decide di seguirlo nell’impresa di Fiume.
Raffaello Sorbi (Firenze, 1844 – 1931) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studia sotto la guida di Antonio Ciseri (1821-1891). L’influenza del maestro è evidentissima nelle prime opere di Sorbi, tutte naturalmente legate alla pittura di storia.
Enrico Sorio (Verona, 1862 – Milano, dopo il 1907) figlio del pittore Luigi Sorio, viene introdotto dal padre alla pittura. Si forma poi presso l’Accademia Cignaroli di Verona dove è allievo di Napoleone Nani. Esordisce nel 1884 a Verona con un dipinto di genere.
Luigi Sorio (Cerea, 1835 – Milano, 1909) si forma a Verona presso l’Accademia di Belle Arti. Inizia ad esporre dagli anni Cinquanta dell’Ottocento, presentandosi come interprete di scene letterarie o storiche di chiara matrice romantica, velate da un certo sentimentalismo.
Joaquin Sorolla (Valencia, 1863 – Cercedilla, 1923), nato in un villaggio di pescatori di Valencia, perde molto presto i genitori a causa di un’epidemia di colera, quindi va a vivere insieme alla sorella in casa della zia. Sin dall’infanzia presenta una notevole attitudine verso il disegno.
Giovanni Sottocornola (Milano, 1855 – 1917) nasce da una umile famiglia di operai. Il padre muore prematuramente e Sottocornola è costretto fin da giovane a lavorare come garzone per sostenere economicamente la famiglia. Dimostra ben presto una notevole attitudine verso il disegno.
Armando Spadini (Poggio a Caiano, 1883 – Roma, 1925) dopo aver frequentato a Firenze la Scuola di Decorazione Santa Croce, si iscrive alla Scuola Libera del Nudo dell’Accademia. Attento studioso dei pittori del Cinquecento e del Seicento, nella sua prima fase pittorica, copia soprattutto dall’antico.
Luigi Spazzapan (Gradisca d’Isonzo, 1889 – Torino, 1958) a tredici anni, si trasferisce con la famiglia a Gorizia, dove frequenta la Scuola Reale Austriaca. Portato per il disegno e la pittura, tenta per due volte di entrare all’Accademia di Vienna senza riuscirci, per cui inizia a studiare da autodidatta.
Eugenio Spreafico (Monza, 1856 – Magreglio, 1919) si forma presso l’Accademia di Brera, dove studia sotto la guida di Francesco Hayez (1791-1882) e di Giuseppe Bertini (1825-1898). Si indirizza verso un realismo sereno, di generale intento aneddotico e sentimentale, proprio in linea con la pittura monzese del tempo.
Stanislao Dessy (Arzana, 1900 – Sassari, 1986) nato da un’agiata famiglia di Arzana, studia a Cagliari fino ai diciassette anni. Ottenuta una borsa di studio del Comune per trasferirsi a Roma, decide di frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove rimane fino al 1921. Rientrato in Sardegna dopo la formazione romana, si inserisce nel gruppo degli artisti sardi.
Stanislao Lista (Salerno, 1824 – Napoli, 1908), disabile fin da bambino per un problema alle gambe, viene avviato dalla famiglia verso gli studi letterari e classici. Ma, dimostrata una straordinaria propensione verso il disegno, viene mandato nello studio di un pittore, che lo incoraggia a trasferirsi a Napoli per frequentare l’Accademia di Belle Arti.
Luigi Steffani (San Giovanni Bianco, 1828 – Milano, 1898) si dedica inizialmente agli studi commerciali. Quando nel 1844 si trasferisce a Milano, comincia a studiare pittura da autodidatta. Dopo soltanto sette anni, esordisce alle mostre di Genova, Milano e Firenze del 1851 con una serie di paesaggi dal vero della campagna lombarda.
Guglielmo Stella (Milano, 1828 – Venezia, 1894), figlio dell’editore Luigi Stella, si forma da autodidatta tra Milano e Vienna. Studioso sin dalla giovane età, si specializza nel disegno di figura, addentrandosi in una pittura di genere dai dettagli minuziosi. La forte sensibilità nel rendere le espressioni umane, viene sottolineata anche da Camillo Boito.
Felice Ferdinando Storelli (Torino, 1778 – Parigi, 1854), figlio di uno scultore, si forma presso lo studio di Pietro Giacomo Palmieri a Torino. Nel 1800 lascia la sua città per Parigi, esponendo ai Salon dal 1806 al 1850. È proprio in questi anni che si fa conoscere come apprezzato autore di paesaggi e marine realizzati prevalentemente ad acquarello.
Carlo Stratta (Torino, 1852 – 1936) dopo essersi laureato in ingegneria presso il Politecnico di Torino, si iscrive all’Accademia Albertina per seguire il corso di paesaggio di Antonio Fontanesi. Dopo aver esordito alla Promotrice torinese nel 1871, dietro suggerimento del maestro, si trasferisce a Parigi nel 1875.
Giovanni Strazza (Milano, 1818 – 1875), nato da una famiglia milanese di umili condizioni, sin da giovane mostra una evidente propensione verso il disegno e il modellato. Studia quindi all’Accademia di Brera sotto la guida dello scultore Pompeo Marchesi.